Nelle ultime settimane sicuramente la domanda che ci tormenta di più è: 

QUANDO USCIRA’ IL VACCINO?

Molti non sanno che per creare un vaccino bisogna seguire un iter preciso e che nonostante l’emergenza, e dunque si cerca in tutti i modi di accorciare quanto più possibile i tempi, alcune fasi sono fondamentali. 

In primis bisogna conoscere a fondo il microrganismo che vogliamo combattere e bisogna sapere come questo interagisce con l’organismo umano. 

Una volta definito questo aspetto, il potenziale vaccino viene sottoposto alla sperimentazione pre-clinica che include studi in vitro e su modelli animali attraverso i quali si definiscono: 

il meccanismo d’azione (cioè la capacità di indurre la risposta immunitaria),  

il profilo tossicologico  

-le prime evidenze di efficacia e sicurezza su un organismo vivente complesso. 

Dopo questa prima faseil vaccino entra nel percorso di sperimentazione clinica che può realizzarsi in quattro fasi: le prime tre precedono l’autorizzazione all’immissione in commercio e la quarta viene condotta quando il vaccino è già disponibile sul mercato. 

Le due fasi si susseguono e affinché il vaccino possa essere messo a disposizione della popolazione bisogna attendere un lasso di tempo che va da uno a dieci anni.  

COME AGISCE UN VACCINO? 

I vaccini agiscono andando a indurre la risposta immunitaria del paziente senza innescare i meccanismi che sono alla base dei segni e dei sintomi della malattia naturaleDunque, l’organismo sarà preparato e saprà rispondere alla presenza dei microrganismi in maniera efficacie evitando la comparsa degli effetti nocivi. 

Le cellule coinvolte nell’immunità acquisita sono quelle ad azione fagocitaria (macrofagi, cellule dendritiche) e dai linfociti che si distinguono in: 

-Linfociti di tipo B che sono in grado di produrre gli anticorpi (immunità umorale)  

-Linfociti T che sono in grado di intervenire direttamente o indirettamente sulle cellule infettate (immunità cellulo-mediata). 

L’Agenzia Italiana del Farmaco è in contatto con gli sviluppatori di circa dodici potenziali vaccini contro COVID-19. 

Per due di questi sono già stati avviati gli studi clinici di fase I, che rappresentano i primi studi necessari e sono condotti su volontari sani. L’EMA stima che potrebbe essere necessario almeno un anno prima che un vaccino contro il COVID-19 sia pronto per essere approvato e sia disponibile in quantità sufficienti per consentirne un utilizzo diffuso. 

Vista la tempistica sorge spontanea la domanda: 

DOBBIAMO IMPARARE A CONVIVERE CON IL VIRUS? 

La risposta è SI. 

Abituarci all’uso delle mascherine?  

È uno scenario possibile. Sicuramente le mascherine servono, ma servono soprattutto i comportamenti responsabili. 

“Non solo non scomparirà– afferma la virologa Ilaria Capua- ma continuerà a circolare sotto traccia, senza dare grandi sintomi. Con l’arrivo dei nuovi freddi potrebbero crearsi quelle condizioni che danno il via alla ‘malattia condizionata’ ma speriamo che le persone che torneranno a lavorare siano già positive. Le persone che invece sono più fragili dovranno fare i conti con una vita molto diversa da quella precedente. Perché il ritorno alla normalità non escluderà altri casi gravi o altri episodi di circolazione del virus nelle comunità, per esempio come le case di riposo. È possibile, perché i virus sono organismi che continuano a evolversi e ad adattarsi alla situazione”. 

Detto ciò si può ben capire come soprattutto per le persone più deboli sarà più dura convivere con il virus, sarà molto importante l’utilizzo di dispositivi di protezione individuale, mantenere il distanziamento sociale, lavare spesso le mani con le dovute precauzioni, evitare di toccare bocca/naso ed occhi e mantenere alte le proprie difese immunitarie. 

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