Cos’è il diabete?

 

Il diabete è una malattia cronica caratterizzata dalla presenza di elevati livelli di glucosio nel sangue (iperglicemia) e dovuta a un’alterata quantità o funzione dell’insulina. L’insulina è l’ormone, prodotto dal pancreas, che consente al glucosio l’ingresso nelle cellule e il suo conseguente utilizzo come fonte energetica. Quando questo meccanismo è alterato, il glucosio si accumula nel circolo sanguigno.

 

Diabete tipo 1

Riguarda circa il 10% delle persone con diabete e in genere insorge nell’infanzia o nell’adolescenza. Nel diabete tipo 1, il pancreas non produce insulina a causa della distruzione delle cellule ß che producono questo ormone: è quindi necessario che essa venga iniettata ogni giorno e per tutta la vita.

La causa del diabete tipo 1 è sconosciuta, ma caratteristica è la presenza nel sangue di anticorpi diretti contro antigeni presenti a livello delle cellule che producono insulina. ll diabete di tipo 1 viene classificato tra le malattie cosiddette “autoimmuni”, cioè dovute a una reazione immunitaria diretta contro l’organismo stesso. Tra i possibili agenti scatenanti la risposta immunitaria, sono stati proposti i virus della parotite (i cosiddetti “orecchioni”), il citomegalovirus, i virus Coxackie B, i virus dell’encefalomiocardite.

Diabete tipo 2

È la forma più comune di diabete e rappresenta circa il 90% dei casi di questa malattia. La causa è ancora ignota, anche se è certo che il pancreas è in grado di produrre insulina, ma le cellule dell’organismo non riescono poi a utilizzarla. In genere, la malattia si manifesta dopo i 30-40 anni e numerosi fattori di rischio sono stati riconosciuti associarsi alla sua insorgenza. Tra questi: la familiarità per diabete, lo scarso esercizio fisico, il sovrappeso e l’appartenenza ad alcune etnie. Riguardo la familiarità, circa il 40% dei diabetici di tipo 2 ha parenti di primo grado (genitori, fratelli) affetti dalla stessa malattia, mentre nei gemelli monozigoti la concordanza della malattia si avvicina al 100%, suggerendo una forte componente ereditaria per questo tipo di diabete.

l diabete tipo 2 è capace di vivere accanto a noi per anni restando in silenzio, senza che ce ne accorgiamo. E quando decide di farsi sentire, è già parte di noi, ben radicato. Si calcola che in Italia ci sia oltre un milione di persone con diabete che non sa di averlo: un semplice controllo della glicemia, che può cambiare una vita.

 

Quali sono i Sintomi?

La sintomatologia di insorgenza della malattia dipende dal tipo di diabete. Nel caso del diabete tipo 1 di solito si assiste a un esordio acuto, spesso in relazione a un episodio febbrile, con sete , aumentata quantità di urine , sensazione si stanchezza, perdita di peso, stanchezza, affaticamento, fame intensa, sonnolenza.

Nel diabete tipo 2, invece, la sintomatologia è più sfumata e solitamente non consente una diagnosi rapida, per cui spesso la glicemia è elevata ma senza i segni clinici del diabete tipo 1.

 

Perché nel paziente diabetico  spesso si osserva un aumento del rischio di infezioni?

Le urine di una persona che soffre di diabete, sono più ricche di zuccheri (glucosio) e, quindi, rappresentano un ottimo terreno di crescita per batteri, funghi e microrganismi con un conseguente aumento del rischio di infezioni delle vie urinarie (cistite).

La cute nel soggetto con diabete è sempre più disidratata e secca (xerosi) rispetto alla persona senza diabete, per questo è più frequente che si verifichino infezioni cutanee in caso di piccole abrasioni o ferite che tendono a cicatrizzare più lentamente.

 

Glucosio nel sangue: quali parametri quando non si ha il diabete

Nei soggetti non affetti da diabete  la glicemia a digiuno, dopo cioè almeno 8 ore di digiuno, è generalmente compresa tra 60-99 mg/dl, mentre dopo un pasto, per quanto abbondante, la glicemia raramente supera i 140 mg/dl.
Esiste un altro parametro in grado di valutare l’andamento della glicemia e denominato emoglobina glicata (HbA1c) che permette di stimare in modo retrospettivo la media delle glicemie dei tre-quattro mesi precedenti il suo dosaggio: in tal caso, nei soggetti non affetti da diabete   il valore di normalità di HbA1c si colloca al di sotto di 42 mmol/mol.

 

Diabete in Italia

In Italia il diabete è molto diffuso: sono circa 4,5 milioni le persone con il diabete e, per di più, un milione e mezzo non è diagnosticato. Secondo i dati ISTAT, il rischio di contrarre questa malattia aumenta con l’età: il 21 % della popolazione con più di 75 anni ne è affetto.

l diabete è una caso emblematico di malattia cronica che in parte può essere contenuta adottando stili di vita salutari: porre attenzione ad una corretta alimentazione, ad un apporto calorico equilibrato, eliminare il fumo e il consumo di alcol, praticare attività fisica, sono tutti comportamenti che costituiscono un’importante azione per contrastare l’insorgenza delle complicazioni del diabete.

Il 14 novembre si celebra ogni anno la Giornata mondiale del diabete.

 

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CETIRIZINA: cos’è e a cosa serve?

La Cetirizina è un antistaminico molto conosciuto ed utilizzato  nella cura della rinite allergica, stagionale o cronica, e dell’orticaria. Vediamo insieme indicazioni, controindicazioni ed utilizzi.

Quali sono gli utilizzi della cetirizina?

-Il trattamento dei sintomi nasali e oculari della rinite allergica sia stagionale che perenne, quali intensa lacrimazione, scolo nasale, starnuti.

-Il trattamento dei sintomi dell’orticaria cronica idiopatica quali prurito e arrossamenti.

È utile quindi per il trattamento dei sintomi della cosiddetta febbre da fieno, l’insieme dei sintomi associati all’allergia ai pollini, alla polvere o ad altre sostanze presenti nell’aria, e quelli associati ad allergie ad altri allergeni, come per esempio agli acari della polvere, alla forfora degli animali, alle muffe e agli scarafaggi.

Come agisce la cetirizina e quanto dura il suo effetto?

La cetirizina agisce bloccando l’attività dell’istamina, sostanza che scatena i sintomi delle allergie. Nella maggior parte dei pazienti i sintomi sono alleviati dopo circa 2 ore dalla somministrazione delle compresse e l’effetto rimane per 24 ore.

Come si assume la cetirizina?

In genere si assume una volta al giorno per via orale, sotto forma di compresse, compresse masticabili, sciroppo o gocce. Il principio attivo è  disponibile anche in combinazione con la pseudoefedrina.

 

Qual è la posologia e le modalità di somministrazione della cetirizina in compresse?

-Bambini di età compresa tra 6 e 12 anni: 5 mg due volte al giorno (mezza compressa due volte al giorno).

-Adulti e ragazzi di età superiore ai 12 anni: 10 mg una volta al giorno (1 compressa)

Qual è la posologia di cetirizina in gocce orali?

-Bambini di età compresa tra 2 e 6 anni: 2,5 mg due volte al giorno (5 gocce due volte al giorno).

-Bambini di età compresa tra 6 e 12 anni: 5 mg due volte al giorno (10 gocce due volte al giorno).

Adulti e ragazzi di età superiore ai 12 anni: 10 mg una volta al giorno (20 gocce).

E se si assume Cetirizina più di quanto si deve?

Gli effetti indesiderati possono comparire con intensità incrementata. Sono stati riportati eventi avversi quali confusione,diarrea, capogiri, stanchezza, mal di testa.malessere, dilatazione della pupilla, prurito, irrequietezza, sedazione, sonnolenza, stupore, anomalo ritmo cardiaco rapido, tremore e ritenzione urinaria

Quali sono gli effetti collaterali più importanti?

Gli effetti collaterali più comuni durante il trattamento con Cetirizina sono:

-sonnolenza

-affaticamento

-capogiri e cefalea

Raramente si sono verificati casi di difficolta di minzione e secchezza della bocca.

Possibili interazioni con cibi , bevande o farmaci?

Il paziente in terapia con cetirizina dovrebbe prestare particolare cautela all’assunzione di alcool ed altri principi attivi in grado di aumentare il rischio delle reazioni avverse.

Si può assumere cetirizina in gravidanza?

Come con altri farmaci, l’uso di cetirizina deve essere evitato durante la gravidanza. L’uso accidentale del farmaco da parte di una donna in gravidanza non produce alcun effetto dannoso sul feto, tuttavia l’assunzione del farmaco deve essere interrotta. Anche durante l’allattamento l’uso di cetirizina deve essere evitato perchè oltrepassa il latte materno.

I bambini possono assumere cetirizina?

Si, I bambini possono assumere cetirizina gocce a partied ai 2 anni di età e le compresse a partire dai 6 anni di età. Le compresse di Cetirizina devono essere somministrate al bambino per via orale con un bicchiere di acqua, latte o succo di frutta.

Quali sono i farmaci in commercio contententi cetirizina?

Sicuramente molto conosciuto è lo Zirtec, ma anche Cetirizina Mylan o Cetirizina Sandoz: tutti a base di 10 mg di Cetirizina dicloridrato.

Qual è il principio attivo di Reactine?

Anche Reactine contiene al suo interno cetirizina dicloridrato ma con dosaggio differente rispetto ai precedenti. Contiene 5 mg di Cetirizina dicloridrato e 120 mg di Pseudoefedrina cloridrato, decongestionante delle vie aeree superiori: sono compresse a rilascio prolungato.

Curiosità

Come mai alcuni antistaminici come la cetirizina provocano sonnolenza?

Gli stessi recettori H1 responsabili delle reazioni allergiche sono anche responsabili del mantenimento dello stato di veglia nel cervello. Il fattore principale che contribuisce all’effetto sedativo degli antistaminici è la loro capacità di attraversare la barriera emato-encefalica. Questa è una barriera protettiva che impedisce a sostanze potenzialmente dannose di passare dal sangue al cervello. Tuttavia, alcuni farmaci, compresi gli antistaminici, sono in grado di attraversare questa barriera e influenzare direttamente la funzione cerebrale. Quando gli antistaminici entrano nel cervello, si legano ai recettori responsabili della regolazione del sonno e della veglia, portando a sonnolenza e sedazione.

 

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Magnesio e Potassio: Supradyn, Polase o Massigen?

Magnesio e Potassio: Supradyn, Polase o Massigen?

 

Alte temperature, afa ed eccessivo caldo possono provocare un generale senso di debolezza, spossatezza e crampi muscolari. Si sente spesso parlare di Magnesio e Potassio per poter contrastare questi sintomi, ma cosa sono? Quale sono le differenze tra Supradyn, Polase e Massigen magnesio e potassio?

Il nostro organismo è composto da minerali essenziali in quantità differenti. Oltre a costituire ossa e tessuti, sono indispensabili per il buon funzionamento delle cellule e quindi dell’organismo stesso. Fra questi troviamo anche il magnesio e il potassio: si tratta di due minerali “interdipendenti” per cui una carenza di magnesio alla lunga provoca anche una carenza di potassio.

Ma andiamo a vederli in dettaglio:

Il potassio è un macroelemento, cioè uno dei minerali presenti tipicamente nell’organismo in quantità elevate. Di fatto si tratta del minerale presente in maggior quantità nelle cellule; il corpo di un individuo adulto ne contiene circa 180 grammi.

 

A che cosa serve il potassio?

Il potassio è coinvolto in diversi fenomeni del nostro organismo. Partecipa alla contrazione muscolare, inclusa quella del muscolo cardiaco, contribuisce alla regolazione dell’equilibrio dei fluidi e dei minerali all’interno e all’esterno delle cellule e aiuta a mantenere la pressione nella norma, attenuando gli effetti del sodio. Può inoltre ridurre il rischio di calcoli renali ricorrenti e le possibilità di perdita di tessuto osseo dovuta all’invecchiamento.

…e a che cosa serve il Magnesio?

Il Magnesio è uno dei principali protagonisti per il buon funzionamento della pompa sodio-potassio che regola il trasporto di ioni sodio e potassio dentro e fuori la cellula. Rappresenta un elemento indispensabile per un corretto metabolismo energetico e l’attività dei muscoli; e da non dimenticare il suo importante contributo alla normale attività cardiocircolatoria, e nella prevenzione alla formazione delle placche aterosclerotiche.

Si sente spesso parlare del Magnesio per il benessere mentale, in particolare migliora l’irritabilità, i disturbi del sonno e la stanchezza mentale, favorendo la lucidità della mente ed eliminazione di scorie e tossine dall’organismo.

Supradyn, Massigen Magnesio e Potassio, Polase sono tre integratori a base di Magnesio e Potassio tra i più conosciuti ed utilizzati.

Vediamo insieme le differenze: 

Supradyn

Integratore alimentare a base di Magnesio e Potassio e vitamine

Come si assume?

Una bustina al giorno da sciogliere in un bicchiere d’acqua (ca 200ml)

Formato

-14 bustine granulato effervescente  o  24 bustine granulato effervescente

Polase

Integratore a base di Potassio e Magnesio che aiuta a combattere stanchezza e fatica fisica dovuta al caldo.

Come si assume?

Si consiglia l’assunzione di una bustina oppure due compresse dopo i due pasti principali, fino ad un massimo di 3 bustine oppure 6 compresse al giorno

Formato

-12, 24 e 36 bustine di granulato effervescente con vero succo di arancia

-12 e 24 bustine di granulato effervescente con vero succo di limone

-60 compresse deglutibili senza zucchero

Massigen Magnesio e potassio

Integratore alimentare  a base di Potassio e Magnesio e vitamina A, C, E.

Come si assume?

Si consiglia di assumere 2 bustine al giorno dopo i pasti principali

Formato

-24 bustine al gusto arancia rossa

Quando assumere magnesio e potassio?

Molto spesso ci si domanda quando assumere Magnesio e Potassio durante la giornata.  

In realtà, non c’è una regola fissa: se pratichiamo attività fisica, possiamo assumere l’integratore al termine dell’allenamento, in modo da equilibrare i sali persi durante lo sforzo atletico.

Oppure, ancora, lo possiamo assumere magnesio e potassio durante la giornata, quando ne sentiamo la necessità (ad esempio se sentiamo di avere le “pile” scariche, quando siamo sotto stress eccessivo, quando sudiamo e abbiamo caldo). 

Se prevediamo una giornata impegnativa può essere importante assumerli al mattino per ricevere la giusta carica. Può essere interessante l’assunzione continuativa a cicli o al bisogno in caso di particolari necessità.

Ma perché viene consigliato di assumere questi due minerali proprio durante il periodo estivo?

Una sana e corretta alimentazione consente una corretta assunzione di magnesio e potassio ma, durante il periodo estivo e in situazioni particolari di eccessiva sudorazione, potrebbe non essere sufficiente. In particolare, quando le temperature aumentano, la pressione sanguigna scende e compaiono spossatezza, affaticamento, crampi muscolari e stanchezza…affidarsi al proprio medico e farmacista per individuare l’integrazione più corretta può essere molto importante. 

 

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Cosa fare in caso di Diarrea?

Cosa fare in caso di diarrea?

 

Capita a molte persone di soffrirne ogni tanto e, di solito, non è preoccupante. Ciò nonostante la diarrea può essere fastidiosa e spiacevole finché non termina e ciò avviene, generalmente, nel giro di pochi giorni o di una settimana.

Imodium e Dissenten sono due farmaci utilizzati per il trattamento della diarrea!

 Vediamo insieme le differenze!

Cos’è e cosa contiene l’Imodium®?

Questo medicinale, acquistabile senza obbligo di prescrizione medica, contiene Loperamide: principio attivo che agisce sull’intestino riducendo i movimenti intestinali e lo stimolo dell’evacuazione.

Quando assumere Imodium?

Imodium è indicato per il trattamento sintomatico della diarrea occasionale (acuta).

Dosaggio?

-Adulti

Inizi il trattamento con 2 capsule (4 mg); se necessario, prosegua con 1 capsula (2 mg) dopo ogni evacuazione successiva di feci non formate.

La dose massima è di 8 capsule al giorno (16 mg).

-Bambini e adolescenti (età compresa tra i 6 e i 17 anni)

Inizi il trattamento con 1 capsula (2mg); se necessario, prosegua con 1 capsula (2 mg) dopo ogni evacuazione successiva di feci non formate. La dose massima deve essere calcolata in base al peso corporeo (3 capsule ogni 20 Kg), ma non deve superare le 8 capsule al giorno. 

Nei bambini da 6 a 12 anni di età, IMODIUM deve essere usato sotto controllo medico.

Interrompa l’uso di IMODIUM quando le feci ritornano normali, o se non ha più movimenti intestinali da 12 ore o se ha difficoltà ad evacuare (stitichezza).

Non usi, comunque, IMODIUM per più di 2 giorni.

Formulazioni?

-IMODIUM® Capsule Rigide

-IMODIUM® capsule molli

-IMODIUM® orosolubile.

Dissenten 

DISSENTEN contiene il principio attivo loperamide che aiuta a bloccare la diarrea, rallentando i movimenti dell’intestino.

Questo medicinale è indicato:

– per il trattamento sia della diarrea occasionale che della diarrea ricorrente

(diarrea acuta e riacutizzazioni della diarrea cronica).

La posologia è la stessa dell’IMODIUM, in quanto il principio attivo è lo stesso e nello stesso quantitativo di 2 mg! 

Quale sono le cause della diarrea?

La diarrea è una delle risposte del corpo allo squilibrio intestinale, che potrebbe essere stato causato da virus e batteri: molti casi di diarrea acuta sono proprio causati da virus, più frequentemente da rotavirus (soprattutto nei bambini) e da norovirus; da farmaci e antibiotici i quali uccidono anche i batteri buoni e ne fanno moltiplicare altri. Questo squilibrio all’interno dell’organismo determina la diarrea come effetto collaterale. Infine anche un viaggio porta molto spesso a cambiamenti della dieta, uno dei fattori scatenanti della diarrea. Inoltre, batteri patogeni e parassiti possono entrare nel corpo attraverso cibo, acqua e superfici sconosciuti.

Qual è il meccanismo d’azione della LOPERAMIDE?

La Loperamide (IMODIUM) costituisce un farmaco sintomatico, ossia il blocco della emissione delle feci liquide. Questo farmaco tende ad eliminare il sintomo (diarrea) ma non agisce sulle cause, sui batteri o virus che sono la causa della malattia intestinale. IMODIUM agisce bloccando le scariche liquide ma non elimina la causa che rimane attiva all’interno dell’intestino. Il meccanismo della loperamide è quello di legarsi ad alcuni recettori della parete intestinale, bloccando il rilascio di alcune molecole interne come acetilcolina e prostaglandine, la cui diminuzione nell’organismo riduce il movimento intestinale (peristalsi propulsiva) e aumenta il tempo di transito intestinale, diminuendo notevolmente la fuoriuscita di liquidi (blocco della diarrea). Questo effetto può favorire il ristagno interno di liquidi con la crescita e talvolta ‘esplosione delle colonie batteriche. In tali casi occorre comunque un accurato esame delle feci, che identifichi la causa della diarrea.

Cosa fare in caso di diarrea?

-Importantissima è la reidratazione dopo ogni scarica diarroica, con acqua e/o integratori salini o zuccheri, soprattutto in Paesi caldi.

-Attenzione all’alimentazione: quando si soffre di diarrea si consiglia una dieta semplice a base di banane, riso, mele e pane tostato.

-Per ristabilire l’equilibrio della flora batterica intestinale, sono utili i probiotici che in breve tempo riducono le scariche e i fastidi legati alla diarrea.

-Farmaci antipropulsivi a base di Loperamide, come L’IMODIUM E il DISSENTEN,  servono a ridurre la peristalsi dell’intestino, causata dall’infiammazione o dall’irritazione dovuta all’attacco di tipo microbiologico in concomitanza ad altri fattori di tipo fisico.

Idratazione, fermenti lattici e dieta rappresentano il primo rimedio alla diarrea. Medicinali a base di Loperamide cloridrato sono in grado di fermare i sintomi della diarrea acuta. In caso di diarrea chiedi sempre consiglio al tuo farmacista che saprà indicarti il rimedio più giusto!

Ti stai preparando ad un viaggio e vuoi sapere come prevenire la diarrea del viaggiatore? Leggi il nostro articolo sulla diarrea del viaggiatore!

 

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Artiglio del diavolo: proprietà e benefici.

L’Artiglio del diavolo è una pianta erbacea perenne originaria dell’Africa meridionale e orientale. Le sue radici, essiccate, sono utilizzate per la preparazione di prodotti erboristici e fitoterapici. Le virtù più note della pianta riguardano il suo potere analgesico ed antinfiammatorio. 

Conosciamolo meglio insieme! 

A cosa serve l’artiglio del diavolo e quali sono le sue proprietà? 

Tra le principali proprietà benefiche dell’Artiglio del diavolo troviamo azioni quali: 

  • antinfiammatoria,  
  • analgesica,  
  • spasmolitica,  
  • anti-reumatica,  
  • amaro-tonica 

e lo possiamo usare come rimedio naturale in casi quali: 

  • reumatismi,  artrosi, artriti, tendiniti, 
  • stati  doloranti e di tensione localizzati, infiammazioni muscolari,  
  • eccessiva  attività motoria,  
  • cattiva digestione, gonfiore addominale. 

 

Come può essere utilizzato l’artiglio del diavolo? 

Sono le radici secondarie dell’artiglio del diavolo, che possono raggiungere il peso di ben 600 grammi, ad essere raccolte, sminuzzate e trattate per ottenere le diverse formulazioni. Tradizionalmente applicata in crema, si può assumere allo stesso tempo anche in estratto secco e tintura madre per potenziarne l’azione. 

Artiglio del diavolo crema gel o unguento ? 

L’artiglio del diavolo in crema è forse la formulazione più conosciuta e utilizzata; oggi è affiancata da gel e unguenti, a seconda delle preferenze. Svolge un’azione topica e localizzata sulle parti infiammate o dolenti. In generale, contiene una concentrazione del 10% circa di principio attivo. Ottima per i massaggi defaticanti dopo l’attività sportiva e in tutti i casi di piccoli traumi, va applicata almeno due volte a giorno. 

Estratto secco 

Si tratta della formulazione pronta, in capsule o compresse, ottima per nevralgie e dolori articolari che si può continuare finché la sintomatologia infiammatoria non scompare. Ottimo per il contrastare il dolore muscolare, la posologia classica con cui si assume l’estratto secco di artiglio del diavolo è in capsule da 300 mg, 2-3 compresse a stomaco pieno per 10-15 giorni al mese, da ripetere il mese successivo se il dolore non passa. 

Tintura madre 

Si usa in alternativa a capsule o compresse e si può abbinare alle precedenti formulazioni locali per un’azione più estesa. La tintura madre di artiglio del diavolo si assume allungata in poca acqua: 30 gocce due volte al giorno. 

Decotto o infuso 

L’artiglio del diavolo in infuso e decotto è adatto per contrastare emicrania, dolori mestruali e facilitare la digestione. 

 

  • Per ottenere l’infuso si lascia riposare per qualche minuto un cucchiaio raso di radice in polvere in una tazza di acqua bollente, da bere due volte al giorno 
  • Per preparare il decotto bastano uno o due cucchiaini di radice sminuzzata per una tazza di acqua bollente, da lasciare in infusione per almeno 5 ore. La bevanda ottenuta si assume due o tre volte al giorno 

 

CONTROINDICAZIONI? 

L’artiglio del diavolo presenta diversi effetti collaterali. Essendo una pianta ipoglicemizzante, è controindicata in caso di diabete già trattato con farmaci, in quanto la sua assunzione potrebbe portare sanguinamenti, 

A causa della presenza di sostanze amare, l’artiglio del diavolo è sconsigliato in caso di ulcere e gastriti, in quanto potrebbe determinare il verificarsi di nausea, diarrea e dolori addominali. 

Inoltre, l’artiglio del diavolo interagisce con farmaci anticoagulanti ed ha un effetto ipotensivo, se ne sconsiglia l’uso a chi è sottoposto a questo tipo di terapia. 

 

E nei bambini?

E’ da evitare l’assunzione per I bambini al di sotto dei due anni. 

E nelle donne in gravidanza? 

Da evitare l’assunzione anche in gravidanza poichè l’artiglio del diavolo può stimolare le contrazioni uterine. Da evitare quindi anche durante l’allattamento.  

 

Come scegliere tra più prodotti a base di artiglio del diavolo? La concentrazione fa la differenza  

Ma attenzione, uno dei parametri più importanti da prendere in considerazione per distinguere e scegliere i prodotti a base di arnica è proprio la concentrazione di principi attivi. La concentrazione rappresenta la quantità della sostanza che si trova all’interno del prodotto. Per quanto riguarda l’arnica, sul mercato si possono trovare prodotti con una concentrazione che oscilla da un minimo del 10 per cento, per un effetto più blando, fino al 50 per cento e oltre, una percentuale che le assicura efficacia come rimedio contro i dolori muscolari e articolari.  

 

In conclusione 

L’artiglio del diavolo, nota anche come arpagofito, è una pianta ricca di principi attivi dalle proprietà antinfiammatorie e analgesiche. 

In commercio esistono sia integratori da assumere per via orale, sia prodotti ad uso cutaneo come creme e gel a base di estratti della pianta. Questi si utilizzano come aiuto naturale contro disturbi come artrite reumatoide, osteoartrite (artrosi), dolori articolari ed altre problematiche croniche. 

Gli integratori di artiglio del diavolo possono dare reazioni avverse come diarrea, nausea e vomito, mentre i prodotti da applicare direttamente sulla pelle non hanno particolari controindicazioni. 

 

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Perché la lingua diventa bianca?

Perché la lingua diventa bianca?

 

Una lingua coperta da un patina bianca, una sensazione di bocca impastata e un sapore fuori dal normale possono essere dei segnali di allarme del nostro organismo. 

Per “lingua bianca” si intende una condizione dove la lingua si ricopre di una patina biancastra o cambia di colore assumendo una colorazione più pallida del normale ed è spesso il segno di una colonizzazione fungina o batterica della sua superficie. 

Le possibili cause della lingua bianca possono essere molteplici ma possiamo dire sicuramente che la maggior parte delle volte, il sintomo della lingua bianca è legato a patologie che sono transitorie e che sono legate all’apparato digerente e probabilmente anche alle abitudini alimentari 

Quali sono le possibili cause? 

Le cause della lingua bianca possono essere: 

-disturbi gastrointestinali 

-cattiva digestione 

-reflusso gastroesofageo 

-stress 

-affaticamento stagionale 

-disidratazione, soprattutto in periodi caldi o mesi estivi. 

-febbre 

Se la lingua bianca è associata ad altri sintomi come mal di testa, nausea e vertigini, stanchezza muscolare, stitichezza, poco appetito e digestione pesante potrebbe essere causa di un malfunzionamento di organi interni, come il fegato 

Perché la lingua diventa bianca? 

La lingua diventa bianca per via della crescita dei villi di cui è ricoperta la mucosa. Infatti, quando l’organismo è in uno stato di salute ottimale, i villi sono bassi e la lingua mantiene il suo colore rosa. Nel caso di un segnale di emergenza, invece, lanciato dall’organismo, questi vengono stimolati e crescono, provocando il cambiamento di colore della mucosa che attacca anche la gola. 

Lingua bianca e Candidosi orale 

Conosciuto anche come mughetto orale, è una condizione abbastanza frequente soprattutto in alcune fasce di età (è frequente soprattutto nei bambini e negli anziani): si tratta di una stomatite causata da un fungo, Candida Albicans, ed è caratterizzata dalla presenza di grandi macchie bianche sulla lingua.  Tuttavia, vi sono altre cause scatenanti per la candidosi orale. 

 Ad esempio un forte abbassamento delle difese immunitarie dovuto alla chemioterapia nei pazienti affetti da tumore, può essere all’origine di questa patologia. Anche altre malattie possono scatenare il proliferare di macchie bianche sulla lingua: pensiamo al diabete o a virus importanti come quello dell’HIV. 

Un’altra causa frequente della comparsa di lingua bianca può essere dovuta alla presenza della cosiddetta leucoplachia. In questa condizione patologica si ha lo sviluppo di una lesione che può colpire indistintamente la superficie della lingua piuttosto che un’altra zona. La lesione è spesso dovuta all’abuso di sostanze nocive per l’organismo quali fumo, alcool o droghe. Per guarire da questa condizione è necessario limitare al massimo o addirittura astenersi dall’uso di queste sostanze. 

Lingua bianca e cattiva digestione 

Come anticipato all’inizio dell’articolo, una lingua bianca può essere dovuto a dei problemi dell’apparato digerente molto spesso dovuti ad una dieta sbilanciata e troppo ricca. 

Se, assieme alla lingua bianca, si manifestano anche dei sintomi come mal di stomaco, diarrea e nausea potrebbe trattarsi di gastrite. Ovviamente anche aver mangiato troppo pesante o cibi scaduti potrebbe comportare questi sintomi. 

In ogni caso il nostro organismo ci sta mandando un messaggio cercando di liberarsi di un accumulo di tossine. 

Integrare una dieta sana ed equilibrata è la migliore soluzione da attuare nell’immediato, se il problema dovesse persistere rivolgersi al proprio medico curante. 

Alitosi e lingua bianca: c’è correlazione? 

Spesso, si associa il problema dell’alitosi al problema della lingua bianca, ma in realtà non è cosi: la lingua bianca infatti non è causa di alito cattivo. Se pure è vero che la pulizia del cavo orale è determinante per la salute e il benessere dell’organismo e che durante la pulizia anche la lingua va detersa a fondo, la massiccia concentrazione di batteri si trova altrove come negli spazi tra dente e gengive. Per questo, la lingua non può essere la causa principale dell’alitosi che è inoltre generalmente prodotta più da problemi intestinali. 

Quali sono i rimedi per la lingua bianca? 

I rimedi per curare la lingua bianca sono inevitabilmente legati al tipo di patologia che causa il problema. Solo conoscendo le cause che hanno prodotto il cambiamento del colore della lingua infatti potremmo trattare con successo questa noiosa problematica. 

Spesso una semplice supplementazione di vitamina A è sufficiente a regolarizzare la crescita dei villi linguali determinando in rapido tempo una ripresa del normale colorito rosato. 

Quando però la condizione della lingua bianca è dovuta alla presenza di un patogeno orale, come nel caso del mughetto, sarà necessario ricorrere all’uso di farmaci antimicotici ed importante sarà rafforzare le difese immunitarie e proteggere la flora batterica attraverso l’assunzione dei probiotici.  

Assicuriamoci comunque di bere abbastanza: lingua bianca è infatti spesso dovuta alla disidratazione ed evitiamo l’uso di sostanze ricche di perossido di idrogeno (alcuni collutori e le strisce sbiancanti contengono infatti questa sostanza). Il perossido di idrogeno, che è la sostanza attiva contenuta nell’acqua ossigenata, tende infatti a far sbiancare la lingua. 

Come rimuovere la patina bianca? 

Si può pulire la lingua strofinandola delicatamente con lo spazzolino da denti o utilizzando un puliscilingua con un pò di bicarbonato e eseguendo degli sciacqui 2 volte al giorno con un collutorio o con acqua e bicarbonato (un bicchiere di acqua tiepida e mezzo cucchiaino di bicarbonato sciolto).  

È chiaro che, in linea generale, una corretta igiene orale protegge la bocca dai batteri e dall’insorgere di patologie a carico del cavo orale: la pulizia orale deve essere accurata ed eliminare i batteri non solo dai denti ma anche dagli spazi tra dente e gengiva (con scovolino e filo interdentale) e dalla lingua. 

 

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N-Acetilcisteina, cos’è e quando si assume?

L’ N-Acetilcisteina – classicamente definita NAC, è il derivato N-Acetile del più comune aminoacido L-Cisteina. 

Si tratta di un derivato attivo come antiossidante e mucolitico: è il principio attivo di alcuni farmaci indicati nel trattamento delle affezioni respiratorie che causano ipersecrezione densa e vischiosa di catarro; l’azione antiossidante contribuisce a ridurre l’infiammazione nei bronchi e nel tessuto polmonare, viene somministrato in caso di bronchite, BPCO, può migliorare altre condizioni polmonari come fibrosi cistica, asma e fibrosi polmonare. 

 

COME FARMACO QUAL È IL SUO IMPIEGO? 

Viene somministrato per via endovenosa come antidoto nell’ intossicazione da paracetamolo, in modo da prevenire o ridurre i danni ai reni e al fegato. 

Risulta efficace quasi al 100%, purché venga somministrato entro le prime 8 ore dal sovradosaggio; utile anche per combattere la tossicità di varie sostanze che possono causare la generazione di radicali liberi, come il monossido di carbonio e i mezzi di contrasto per i raggi X. 

Ha proprietà antinfluenzali e mucolitiche, aiuta a sciogliere il catarro dalle vie aeree favorendone l’espulsione, è uno dei farmaci più venduti in questo caso (esempi Fluimucil, Rinofluimucil, Solmucol e Broncohexal).  

Può anche alleviare i sintomi di congestione nasale e sinusale dovuti ad allergie o infezioni. 

L’acetilcisteina assunta sottoforma di integratore o come terapia farmacologica è disponibile in compresse, sciroppo, bustine o fiale per aerosol o per la somministrazione iniettabile. In bustine e compresse il farmaco è venduto in confezioni con obbligo di prescrizione medica o come farmaco da banco (SOP) a seconda del dosaggio. (I dosaggi suggeriti per un’adeguata supplementazione con N-Acetilcisteina sono generalmente quelli di 600 mg per 1-3 volte al giorno). 

  

QUALI SONO TUTTI I BENEFICI E PROPRIETÀ DELLA NAC? 

In linea generale l’ N-Acetilcisteina è utilizzata: 
-Come agente epatoprotettivo; 
-Come antiossidante; 
-Come elemento cardioprotettivo; 
-Come mucolitico. 
  

MA VEDIAMOLI NEL DETTAGLIO: 

  • La NAC può risultare utile come supporto alla terapia standard per combattere vari disturbi causati dallo stress ossidativo, come malattie cardiache, diabete, infertilità e persino alcune condizioni psichiatriche. 
  • Può favorire il controllo della glicemia riducendo l’infiammazione nelle cellule adipose e aumentando la sensibilità all’insulina.  
Inoltre, con la sua azione antiossidante può aiutare a prevenire le complicanze del diabete, sostenendo i livelli di glutatione. 
  • Può ridurre il rischio di malattie cardiache proteggendo il cuore dal danno ossidativo e favorendo il controllo della pressione arteriosa, aumenta la produzione di ossido nitrico, che induce vasodilatazione e migliora il flusso sanguigno. 
  • Riduce la risposta infiammatoria del corpo, aiuta a prevenire l’influenza o a ridurre i sintomi di un comune raffreddore. 
  • rappresenta un efficace mucolitico, aiutando a “sciogliere il catarro” in caso di tosse grassa e bronchiti. 
  • Aggiunta al trattamento standard, la NAC può essere molto utile per le donne con sindrome dell’ovaio policistico (PCOS), migliorando la fertilità e contribuendo a ridurre i lipidi nel sangue, glicemia a digiuno, insulina. 
  • Può contribuire ad equilibrare i livelli di glutammato, che rappresenta uno dei più importanti neurotrasmettitori, riducendo l’infiammazione e lo stress ossidativo può promuovere la crescita di nuove cellule cerebrali. Grazie a questi effetti, è stato segnalato che la NAC migliora l’umore nei pazienti depressi. 
  • Il trattamento combinato con NAC e altri antiossidanti migliora la cognizione in persone anziane sane con decadimento cognitivo lieve. 
  • Nei pazienti con morbo di Parkinson, gli integratori di NAC sembrano migliorare sia la funzione della dopamina che i sintomi della malattia come i tremori. 
  • È usata anche nel trattamento di cistiti emorragiche indotte da ciclofosfamide, grazie alla sua capacità di diminuire l’efficacia della ciclofosfamide. 

  

NAC E SPORT: 

L’ N-acetil cisteina (NAC) rientra, insieme al glutammato e alla glicina, nella sintesi del più potente antiossidante a nostra disposizione: il glutatione. 

Come integratore, viene usata per aumentare i livelli del glutatione, essenziale per la salute del sistema immunitario e per combattere i danni cellulari. 

Nella pratica sportiva al pari degli altri antiossidanti, è utile nel ridurre il danno ossidativo che si manifesta in seguito ad attività fisica intensa e, ed indirettamente, nel: 

  • Migliorare la performance atletica; 
  • Ridurre la sensazione di fatica; 
  • Facilitare il recupero. 

  

LO SAI CHE VIENE UTILIZZATA ANCHE IN COSMESI? 

Creme o gel contenenti N-acetilcisteina possono migliorare la salute della pelle, proteggendola dai danni ossidativi. 

La sua applicazione topica può essere utile in caso di dermatiti, irritazione della pelle, danni cutanei indotti dalle radiazioni e acne. Viene utilizzato anche nel trattamento delle calvizie. 

 

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Hai bisogno di una calda cura per combattere in fretta i sintomi del raffreddore e dell’influenza?

L’influenza solitamente insorge in inverno, sotto forma di epidemia, e compare improvvisamente con sintomi quali febbre alta, dolori muscolari, mal di testa, mal di gola, malessere generale, tosse. In caso di raffreddore i sintomi più evidenti sono starnuti, secrezione di muco, congestione nasale, mal di testa, mal di gola, lacrimazione, tosse, irritazione e prurito nasale. 

I sintomi influenzali hanno un esordio brusco e si possono manifestare con sintomi di diverso tipo: tra i farmaci più utilizzati e conosciuti ritroviamo il TACHIFLUDEC E VICKS FLU TRIPLA AZIONE.

VICKS FLU TRIPLA AZIONE

Vicks Flu Tripla Azione è un caldo rimedio per alleviare i sintomi di raffreddore e influenza, tra cui anche la tosse grassa.
Vicks Flu Tripla Azione allevia i sintomi di raffreddore e influenza tra cui:

– Febbre
– Dolori
– Naso chiuso
– Mal di gola
– Mal di testa
– Tosse grassa

Quali sono i principi attivi di Vicks Flu Tripla Azione?

Una bustina contiene:

– 500mg di paracetamolo
– 200mg di guaifenesina
– 10mg di fenilefrina cloridrato

Qual è la modalità d’uso?


1 bustina ogni 4-6 ore in base alle necessità, senza superare le 4 dosi (bustine) nell’arco di 24 ore.
Sciogliere il contenuto di una bustina di Vicks Flu Tripla Azione in una tazza di medie dimensioni e aggiungere acqua calda non bollente (250ml circa). Lasciare raffreddare fino a una temperatura bevibile.

Può essere utilizzato anche nei bambini?

No, può essere utilizzato negli adulti e adolescenti di età pari o superiore a 12 anni.

TACHIFLUDEC

Tachifludec è un farmaco ad azione analgesica, antipiretica e decongestionante utilizzato per il trattamento a breve termine dei sintomi del raffreddore e influenza, che contiene i seguenti principi attivi:

01.PARACETAMOLO

02.ACIDO ASCORBICO

03.FENILEFRINA CLORIDRATO

è utilizzato a breve termine dei sintomi del raffreddore e dell’influenza, inclusi i dolori di entità lieve/moderata e la febbre, quando associati a congestione nasale.

Quali sono i principi attivi? 

Una bustina di Tachifludec contiene:

600 mg di paracetamolo

40 mg di acido ascorbico

10 mg di fenilefrina cloridrato (pari a fenilefrina 8,2 mg)

La dose consigliata per adulti e bambini di età superiore ai 12 anni è di 1 bustina ogni 4-6 ore fino a un massimo di 3 bustine nelle 24 ore giornaliere.

L’uso nei bambini è controindicato fino ai 12 anni.

Il medicinale non deve essere usato per più di 3 giorni consecutivi senza consultare il medico.

Lo sapevi che Tachifludec può essere utilizzato anche direttamente in acqua fredda (per gusto menta e arancia) o diluirlo con acqua fredda per raffreddare (per gusto limone e limone e miele)

Quale sono quindi le differenze?

Entrambi hanno come principio attivo il PARACETAMOLO E LA FENILEFRINA CLORIDRATO : IL PARACETAMOLO agisce riducendo la febbre (effetto antipiretico) e alleviando il dolore (effetto analgesico) e la FENILEFRINA CLORIDRATO induce vasocostrizione dei microvasi congestionati della mucosa nasale e di conseguenza riduce la secrezione e favorisce la disostruzione delle vie aeree.

Si differenziano invece per la presenza dell’ACIDO ASCORBICO nel TACHIFLUDEC  e della GUAIFENESINA nel VICKS FLU TRIPLA AZIONE. 

Perché la vitamina C è importante in caso di sintomi influenzali? 

L’acido ascorbico, comunemente noto come Vitamina C, contribuisce a stimolare le difese dell’organismo, grazie alle sue proprietà anti-ossidanti.  Spesso introdotto nelle associazioni di farmaci per il raffreddore per compensare la perdita di Vitamina C che si verifica nelle fasi iniziali di un’infezione acuta virale incluso il raffreddore.

La guaifenesina è invece un principio attivo ad azione espettorante, largamente utilizzato nel trattamento della tosse produttiva o tosse grassa.

In conclusione sia TACHIFLUDEC che VICKS FLU TRIPLA AZIONE sono utili per alleviare sintomi di influenza e raffreddore, ma è sicuramente da preferire il VICKS FLU TRIPLA AZIONE nel caso sopraggiunga come sintomo anche la TOSSE GRASSA! 

 

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NAPROSSENE

COS’È IL NAPROSSENE?

Il naprossene (o naproxene) è una molecola che fa parte della famiglia dei FANS, farmaci antinfiammatori non steroidei.
Viene assunto per la sua attività analgesica, antipiretica e antinfiammatoria.
Come con tutti i FANS, riduce la sintesi delle prostaglandine inibendo gli enzimi cicloossigenasi (COX-1 e COX-2). Le prostaglandine sono un gruppo di molecole coinvolte nel processo infiammatorio.
L’effetto antipiretico è dovuto alla sua azione sul sistema nervoso centrale, riduce la sintesi delle prostaglandine E2 nel cervello, responsabili dell’alterazione del punto di equilibrio termostatico nell’ipotalamo e causano la febbre.
Il Naprossene viene assorbito completamente sia per via orale che per via rettale; ha un’emivita di circa 12 – 15 ore e viene eliminato per via urinaria.

 

PER COSA SI USA?

L’utilizzo del naprossene è indicato per il trattamento sintomatico di:

  • affezioni dell’apparato muscoloscheletrico (artrite reumatoide, osteoartrosi, spondilite anchilosante, lombosciatalgie, mialgie, ecc.);
  • gotta;
  • mal di testa;
  • mal di denti;
  • dolori mestruali;
  • stati febbrili;
  • raffreddore;
  • dolore post-operatorio.

 

FARMACI A BASE DI NAPROSSENE

 

MODO D’USO E POSOLOGIA

Il naprossene è disponibile per:

  • somministrazione orale sotto forma di compresse, capsule rigide e granulato per soluzione orale;
  • somministrazione rettale sotto forma di supposte;
  • somministrazione parenterale sotto forma di soluzione iniettabile per uso intramuscolare;
  • somministrazione cutanea sotto forma di gel o crema.

Durante il trattamento con il farmaco, è molto importante seguire attentamente le indicazioni del medico, sia per quanto riguarda la quantità di farmaco da assumere, sia per la durata dello stesso trattamento.
Indicativamente le dosi di naprossene abitualmente impiegate in terapia:

  • Quando somministrato per via orale o rettale, la dose abitualmente utilizzata è di 500-1000 mg al giorno, da assumersi in dosi frazionate ogni 8-12 ore.
  • Nel caso della somministrazione parenterale, la dose è di 550 mg, da somministrarsi ogni 12 ore per via intramuscolare.
  • Quando si utilizza il gel o la crema a base di naprossene, quindi nel caso di somministrazione cutanea, si consiglia di eseguire due applicazioni al giorno direttamente nella zona interessata, massaggiando fino a completo assorbimento.

 

GRAVIDANZA E ALLATTAMENTO

Generalmente, si sconsiglia l’utilizzo del naprossene durante il primo e il secondo trimestre di gravidanza, fatto salvo il caso in cui il medico non lo ritenga assolutamente necessario.
L’utilizzo del farmaco durante il terzo trimestre di gestazione, invece, è controindicato, a causa dei gravi danni che il farmaco può provocare al feto e alla madre.
Inoltre, l’utilizzo del naprossene è controindicato anche nelle madri che allattano al seno (anche quando si utilizza il naprossene per via cutanea).

 

EFFETTI INDESIDERATI E POSSIBILI INTERAZIONI

Gli effetti collaterali che possono verificarsi in seguito all’assunzione di Naprossene sono diversi, anche se non tutti i pazienti li manifestano. Tra questi abbiamo:

  • mal di stomaco e bruciore;
  • diarrea o costipazione;
  • vomito;
  • vertigini;
  • mal di testa;
  • sonnolenza;
  • disturbi del sonno;
  • arrossamento, prurito e/o irritazione della cute in corrispondenza del sito di applicazione;
  • sete eccessiva;
  • palpitazioni;
  • asma.

Per quanto riguarda possibili interazioni con altri farmaci è importante informare il medico se si stanno assumendo – o sono stati recentemente assunti – farmaci di qualsiasi tipo, compresi i medicinali senz’obbligo di prescrizione medica e i prodotti erboristici e omeopatici.

 

CURIOSITÀ

  • Lo sapevi che il Lasonil gel e il Lasonil compresse hanno principi attivi diversi?
    Il Lasonil gel antidolore è a base di Ibuprofene, mentre il Lasonil compresse antinfiammatorio e antireumatico è a base di Naprossene sodico.
  • Poiché il naprossene può influenzare negativamente la fertilità femminile, il farmaco non dovrebbe essere assunto dalle donne che intendono iniziare una gravidanza.
  • Il Naprossene può interferire con la capacità di guidare o di manovrare macchinari pericolosi. La sonnolenza indotta dal farmaco può essere accentuata dall’alcol.

 

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FITOTERAPIA E FITOTERAPICI

CHE COS’È LA FITOTERAPIA?

La fitoterapia è intesa come la branca della farmacoterapia che si occupa di prevenire e trattare diversi disturbi e malattie mediante l’uso di piante medicinali e preparazioni da esse ottenute. La fitoterapia non utilizza il principio attivo singolo – come avviene nella terapia farmacologica “classica” o “di sintesi” – ma piante e prodotti da esse ottenuti che contengono più sostanze. Per fare ciò, la fitoterapia si serve di specifici trattamenti e tecnologie estrattive idonee e realizza prodotti in forme farmaceutiche ben definite, purificate e standardizzate nei costituenti chimici responsabili dell’attività farmacologica attribuita alla stessa pianta o a sue preparazioni.

 

E IL FITOTERAPICO?

Il fitoterapico è un medicinale a tutti gli effetti e, in particolare, un medicinale di origine vegetale. È considerato fitoterapico ogni medicinale che, come sostanze attive, contiene esclusivamente una o più sostanze vegetali, oppure una o più preparazioni vegetali, o ancora, una o più sostanze vegetali in associazione ad una o più preparazioni vegetali.

I medicinali fitoterapici, così come quelli di sintesi, per poter essere commercializzati è indispensabile che abbiano ricevuto l’approvazione ufficiale da parte dell’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) e che rispettino i requisiti di qualità, sicurezza ed efficacia richieste dalla legislazione farmaceutica che ne disciplina tutti gli aspetti.

 

MA COS’È UNA SOSTANZA VEGETALE? E UNA PREPARAZIONE VEGETALE?

Si definiscono sostanze vegetali o droghe vegetali:

Tutte le piante, le parti di piante, le alghe, i funghi e i licheni, interi, a pezzi o tagliati, in forma non trattata, solitamente essiccata o, talvolta, anche allo stato fresco;

Alcuni tipi di essudati non sottoposti a trattamenti specifici.

Si definiscono preparazioni vegetali o preparazioni a base di droghe vegetali:

Tutte le preparazioni ottenute sottoponendo le sostanze o droghe vegetali a trattamenti come l’estrazione, la distillazione, la spremitura, il frazionamento, la purificazione, la concentrazione o la fermentazione;

Le sostanze vegetali triturate o polverizzate;

Le tinture, gli estratti, gli oli essenziali, i succhi ottenuti per spremitura e gli essudati lavorati.

 

QUALI SONO I PRODOTTI FITOTERAPICI?

I medicinali fitoterapici commercializzati nel nostro Paese sono diversi, li ritroviamo sotto forma di compresse o capsule, oppure di gocce.

Abbiamo Fitoterapici a base di estratti di:

-Aloe Vera per le proprietà antinfiammatorie e depurative;

-Sambuco contro le influenze e le infezioni delle alte vie aeree;

-Aglio (allium sativum) come antibiotico e antiparassitario naturale;

-Camomilla come calmante, antinfiammatorio;

-Biancospino contro la pressione alta;

-Ortica (Urtica dioica), utilizzata nel trattamento dei disturbi funzionali dell’ipertrofia prostatica benigna;

-Mirtillo (Vaccinium myrtillus), di centella (Centella asiatica), di semi di ippocastano (Aesculus hippocastanum), tutti utili per la loro azione vasoprotettrice;

-Arnica (Arnica montana) per il trattamento del dolore muscolare e articolare;

-Iperico (Hypericum perforatum) per il trattamento di stati depressivi lievi o moderati e rimedio contro ustioni e dermatiti;

-Lavanda e rodiola (Rhodiola rosea), utili per trovare sollievo temporaneo da sintomi associati a condizioni di stress;

-Luppolo (Humulus lupulus) ) o a base di passiflora (Passiflora incarnata), anch’essi utili in presenza di sintomatologia lieve associata a stress mentale;

-Valeriana (Valeriana officinalis) e/o melissa (Melissa officinalis), utilizzati per le proprietà blandamente sedative;

-Fumaria (Fumaria officinalis), ononide (Ononis spinosa), e piscidia (Piscidia erythrina), utili per le loro proprietà antispastiche esercitate soprattutto a livello epato-biliare ed urinario;

-Edera (Hedera helix) impiegati come espettoranti;

-Pelargonio (Pelargonium sidoides), utili in caso di raffreddore;

-Semi di ispagula (Plantago ovata) o frutti di senna (Cassia senna), usati in caso di problemi di stitichezza occasionale;

-Piante come rabarbaro (Rheum palmatum), boldo (Peumus boldus), cascara (Rhamnus purshiana), genziana (Gentiana lutea), utili per favorire la digestione e l’appetito e per contrastare la stitichezza occasionale;

-Olio essenziale di menta (Mentha x piperita) e olio essenziale di cumino (Carum carvi), utili in caso di piccoli disturbi gastrointestinali;

-Finocchio contro il gonfiore addominale e per favorire la digestione;

-Cimicifuga (Cimicifuga racemosa), utili contro i disturbi della menopausa.

 

CHI PRESCIVE I FITOTERAPICI?

Alcuni medicinali fitoterapici possono essere dispensati solo dietro prescrizione medica.

Mentre altri, trovandoli sotto forma di integratori non hanno bisogno di prescrizione medica, sono liberamente acquistabili in quanto SOP (senza obbligo di prescrizione) o OTC (farmaci da banco).

 

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