CETIRIZINA: cos’è e a cosa serve?

La Cetirizina è un antistaminico molto conosciuto ed utilizzato  nella cura della rinite allergica, stagionale o cronica, e dell’orticaria. Vediamo insieme indicazioni, controindicazioni ed utilizzi.

Quali sono gli utilizzi della cetirizina?

-Il trattamento dei sintomi nasali e oculari della rinite allergica sia stagionale che perenne, quali intensa lacrimazione, scolo nasale, starnuti.

-Il trattamento dei sintomi dell’orticaria cronica idiopatica quali prurito e arrossamenti.

È utile quindi per il trattamento dei sintomi della cosiddetta febbre da fieno, l’insieme dei sintomi associati all’allergia ai pollini, alla polvere o ad altre sostanze presenti nell’aria, e quelli associati ad allergie ad altri allergeni, come per esempio agli acari della polvere, alla forfora degli animali, alle muffe e agli scarafaggi.

Come agisce la cetirizina e quanto dura il suo effetto?

La cetirizina agisce bloccando l’attività dell’istamina, sostanza che scatena i sintomi delle allergie. Nella maggior parte dei pazienti i sintomi sono alleviati dopo circa 2 ore dalla somministrazione delle compresse e l’effetto rimane per 24 ore.

Come si assume la cetirizina?

In genere si assume una volta al giorno per via orale, sotto forma di compresse, compresse masticabili, sciroppo o gocce. Il principio attivo è  disponibile anche in combinazione con la pseudoefedrina.

 

Qual è la posologia e le modalità di somministrazione della cetirizina in compresse?

-Bambini di età compresa tra 6 e 12 anni: 5 mg due volte al giorno (mezza compressa due volte al giorno).

-Adulti e ragazzi di età superiore ai 12 anni: 10 mg una volta al giorno (1 compressa)

Qual è la posologia di cetirizina in gocce orali?

-Bambini di età compresa tra 2 e 6 anni: 2,5 mg due volte al giorno (5 gocce due volte al giorno).

-Bambini di età compresa tra 6 e 12 anni: 5 mg due volte al giorno (10 gocce due volte al giorno).

Adulti e ragazzi di età superiore ai 12 anni: 10 mg una volta al giorno (20 gocce).

E se si assume Cetirizina più di quanto si deve?

Gli effetti indesiderati possono comparire con intensità incrementata. Sono stati riportati eventi avversi quali confusione,diarrea, capogiri, stanchezza, mal di testa.malessere, dilatazione della pupilla, prurito, irrequietezza, sedazione, sonnolenza, stupore, anomalo ritmo cardiaco rapido, tremore e ritenzione urinaria

Quali sono gli effetti collaterali più importanti?

Gli effetti collaterali più comuni durante il trattamento con Cetirizina sono:

-sonnolenza

-affaticamento

-capogiri e cefalea

Raramente si sono verificati casi di difficolta di minzione e secchezza della bocca.

Possibili interazioni con cibi , bevande o farmaci?

Il paziente in terapia con cetirizina dovrebbe prestare particolare cautela all’assunzione di alcool ed altri principi attivi in grado di aumentare il rischio delle reazioni avverse.

Si può assumere cetirizina in gravidanza?

Come con altri farmaci, l’uso di cetirizina deve essere evitato durante la gravidanza. L’uso accidentale del farmaco da parte di una donna in gravidanza non produce alcun effetto dannoso sul feto, tuttavia l’assunzione del farmaco deve essere interrotta. Anche durante l’allattamento l’uso di cetirizina deve essere evitato perchè oltrepassa il latte materno.

I bambini possono assumere cetirizina?

Si, I bambini possono assumere cetirizina gocce a partied ai 2 anni di età e le compresse a partire dai 6 anni di età. Le compresse di Cetirizina devono essere somministrate al bambino per via orale con un bicchiere di acqua, latte o succo di frutta.

Quali sono i farmaci in commercio contententi cetirizina?

Sicuramente molto conosciuto è lo Zirtec, ma anche Cetirizina Mylan o Cetirizina Sandoz: tutti a base di 10 mg di Cetirizina dicloridrato.

Qual è il principio attivo di Reactine?

Anche Reactine contiene al suo interno cetirizina dicloridrato ma con dosaggio differente rispetto ai precedenti. Contiene 5 mg di Cetirizina dicloridrato e 120 mg di Pseudoefedrina cloridrato, decongestionante delle vie aeree superiori: sono compresse a rilascio prolungato.

Curiosità

Come mai alcuni antistaminici come la cetirizina provocano sonnolenza?

Gli stessi recettori H1 responsabili delle reazioni allergiche sono anche responsabili del mantenimento dello stato di veglia nel cervello. Il fattore principale che contribuisce all’effetto sedativo degli antistaminici è la loro capacità di attraversare la barriera emato-encefalica. Questa è una barriera protettiva che impedisce a sostanze potenzialmente dannose di passare dal sangue al cervello. Tuttavia, alcuni farmaci, compresi gli antistaminici, sono in grado di attraversare questa barriera e influenzare direttamente la funzione cerebrale. Quando gli antistaminici entrano nel cervello, si legano ai recettori responsabili della regolazione del sonno e della veglia, portando a sonnolenza e sedazione.

 

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Diclofenac: cos’è e quando si assume?

 

Il Diclofenac è attualmente uno dei Fans più utilizzati nel trattamento degli stati infiammatori sia muscolo-scheletrici che sistemici. 

È dotato di proprietà  antidolorifiche,antinfiammatorie e analgesiche. Il suo meccanismo di azione si basa sull’inibizione dell’enzima ciclossigenasi (noto anche come Cox) coinvolto nel metabolismo dei fosfolipidi di membrana.
In caso di traumi o danni tissutali le cellule vanno incontro a una serie di modificazioni tali da aumentare l’espressione dell’enzima ciclossigenasi, che a sua volta scatena una serie di reazioni a catena che portano alla sintesi delle prostaglandine, molecole in grado di facilitare lo sviluppo di una reazione flogistica (infiammatoria). L’attivazione di questo meccanismo porta a una sintomatologia caratterizzata da dolore, aumento della temperatura corporea e astenia. L’utilizzo di farmaci come il Diclofenac serve proprio a modulare l’eccessiva attivazione di questo meccanismo. 

 

  • A COSA SERVE IL DICLOFENAC? 

Il Diclofenac ha proprietà antidolorifiche,antinfiammatorie e analgesiche. Trova impiego nel trattamento delle affezioni reumatiche infiammatorie e degenerative (artrite reumatoide, spondilite anchilosante, artrosi, reumatismi), negli stati dolorosi post-traumatici e nelle infiammazioni. 

 

  • COME SI ASSUME IL DICLOFENAC? 

Il Diclofenac è disponibile per la: 

Somministrazione orale sotto forma di capsule rigide, capsule a lento rilascio , compresse, granulato per soluzione orale e compresse solubili (la dose di diclofenac abitualmente impiegata è di 50-100 mg al giorno, in funzione della gravità dei sintomi presentati dai pazienti, 150 mg è la dose massima giornaliera). 

Somministrazione rettale sotto forma di la dose consigliata è di 50 mg 1-3 volte al giorno, oppure 100 mg 1-2 volte al giorno). 

Somministrazione parenterale (intramuscolare o sottocutanea) sotto forma di soluzione iniettabile (la dose di diclofenac abitualmente impiegata è di 25-75 mg al giorno, secondo la gravità dei sintomi presentati dai pazienti). 

Somministrazione cutanea sotto forma di gel, schiuma cutanea, soluzione dermatologica e cerotti medicati (Quando si utilizza il gel a base di diclofenac, si consiglia di effettuare 3-4 applicazioni al giorno;
Quando si utilizza la schiuma cutanea, invece, è consigliabile effettuare 1-3 applicazioni al giorno). 

Sono disponibili in commercio formulazioni sottoforma di gel e schiuma gel a diverse percentali (1%, 2%, 3% contenenti per 100g di prodotto rispettivamente 1g, 2g, 3g di Diclofenac sodico), interessante è la formulazione al 4% che si presenta come spray liquido, da nebulizzare localmente, non ha bisogno di essere massaggiato a lungo, penetra facilmente e si assorbe subito. 

Nel caso del cerotto medicato, si consiglia di applicare 1-2 cerotti e di sostituirlo/i ogni 12-24 ore, secondo prescrizione medica). Anche per quanto riguarda i cerotti medicati sono disponibili cerotti contenenti Diclofenac 140mg, Diclofenac 180mg. 

Somministrazione oculare sotto forma di collirio (La posologia del farmaco deve essere stabilita dal medico su base individuale). 

 

  • DICLOFENAC IN GRAVIDANZA E ALLATTAMENTO 

È controindicato se si sta pianificando una gravidanza, poiché il Diclofenac può influenzare negativamente la fertilità femminile. 

Durante il primo e il secondo trimestredi gravidanza, il Diclofenac dovrebbe essere utilizzato solo se il medico lo ritiene assolutamente necessario.
Nel terzo trimestre di gravidanza, invece, il farmaco è controindicato a causa dei danni che può provocare al feto (tossicità cardiopolmonare, disfunzioni renali e prolungamento del tempo di sanguinamento alla nascita) e alla madre (inibizione delle contrazioni uterine con conseguente ritardo o prolungamento del travaglio e aumento del tempo di sanguinamento).
Inoltre, l’utilizzo del Diclofenac è controindicato anche nelle madri che allattano al seno. 

 

  • QUANDO È NECESSARIA LA PRESCRIZIONE DI DICLOFENAC? 

Diclofenac a dosaggio di 50mg/75mg per compressa,capsula rigida o a lento rilascio, richiede una prescrizione, possono essere vendute quindi solo dietro ricetta medica.  

Forme monodose come supposte, compresse o capsule che contengono 25 mg di principio attivo, e anche unguenti, gel, spray, sono vendibili liberamente senza obbligo di ricetta medica. 

 

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Benagol o Benactiv?

Benagol o Benactiv: quale scegliere in caso di mal di gola?Il mal di gola è uno dei disturbi più diffusi, in particolare in questo periodo. Generalmente si tratta di un’infezione di lieve entità, ma risulta particolarmente fastidioso nel caso in cui i sintomi si prolunghino per qualche giorno. Di solito, il primo sintomo dell’infiammazione alla golaa essere avvertito è una sensazione di fastidio alla gola che evolve, nel giro di qualche ora, per dare origine agli altri sintomi come dolore localizzato alla gola (gola infiammata), difficoltà nella deglutizione. 

 

Per i primi sintomi del mal di gola le pastiglie Benagol  combinano un’azione lenitiva con una antisettica di due principi attivi, 2, 4-diclorobenzil alcol e Amilmetacresolo, in grado di combattere virus e batteri fornendo un rapido sollievo dal dolore.  

 

Qual è la posologia?  1 pastiglia di Benagol da lasciar sciogliere lentamente in bocca ogni 2 o 3 ore. Non superare le dosi consigliate. 

E nei bambini? Non somministrare ai bambini di età inferiore ai 6 anni.  

 

Mal di gola e tosse associata? Gola gonfia? Le pastiglie Benactiv Gola alleviano il mal di gola e la fastidiosa tosse associata fornendo un sollievo duraturo fino a 6 ore. Il prodotto combina 8,75 mg di flurbiprofene, un ingrediente antidolorifico e antinfiammatorio, con l’azione emolliente di una pastiglia. 

Benactiv Gola pastiglie penetra dalla superficie agli strati più profondi del tessuto della gola e combatte il dolore e l’infiammazione che causa mal di gola. 

Benactiv Gola pastiglie può iniziare a fornire sollievo dopo 2 minuti e fino a 6 ore. 

 

Qual è la posologia?  La dose raccomandata per l’utilizzo di Benactiv Gola Pastiglie è di 1 pastiglia da sciogliere lentamente in bocca ogni 3 – 6 ore, a seconda della necessità. 

Non superare la dose di 8 pastiglie nell’arco delle 24 ore. 

Può essere utilizzata nei bambini?

Non somministrare Benactiv gola pastiglie ai bambini di età inferiore ai 12 anni.  

 

Qual è quindi la differenza tra Benagol e Benactiv?

Le Benagol pastiglie dunque hanno come principio attivo un antisettico ovvero una sostanza con un’azione disinfettante  in grado di impedire o/e rallentare lo sviluppo dei microbi e da preferire in caso di primi sintomi del mal di gola. 

Benactiv gola pastiglie hanno invece come principio attivo un antinfiammatorio ad azione antiflogistica, in grado di contrastare i processi infiammatoriche si manifestano a carico di questo distretto corporeo e il dolore che tipicamente li accompagnano. 

 

  • Benagol pastiglie è disponibile nei gusti Miele e Limone, Arancia con Vitamina C, Limone senza zucchero, Mentolo e eucaliptolo, Menta fredda, Fragola.
  • Benactiv pastiglie è disponibile nei gusti Arancia senza zucchero, Miele e Limone.

 

Richiedono la ricetta medica?

Benagol pastiglie e Benactiv pastiglie sono farmaci SOP ( Senza obbligo di Ricetta) disponibili in Parafarmacie e Farmacie.

 

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Brufen e Spididol: sai realmente cosa contengono? 

Spididol e Brufen sono due farmaci in grado di alleviare il dolore e ridurre l’infiammazione: vediamo insieme similitudini e differenze! 

 

Cos’è Spididol e cosa contiene? 

È un medicinale a base di Ibuprofene sale di arginina. Appartenente alla famiglia degli antinfiammatori non steroidei (FANS), l’ibuprofene, agisce alleviando il dolore (azione analgesica) e riducendo i sintomi dell’infiammazione (azione antinfiammatoria). 

Sale di arginina: a cosa serve?  

Nella preparazione di Spididol, l’ibuprofene subisce un processo di salificazione con l’arginina che si traduce in una diminuzione del tempo necessario affinché il medicinale venga assorbito. Ciò significa una più veloce comparsa dell’effetto analgesico contro i dolori di varia origine e natura.   

Quando è indicato Spididol? 

è un medicinale analgesico-antinfiammatorio indicato per il trattamento di dolori di diversa origine e natura, quali: 

  • mal di testa 
  • mal di denti 
  • dolori mestruali 
  • nevralgie 
  • dolori osteoarticolari (cioè delle ossa) e muscolari 

 

Come si utilizza? 

Spididol 400 mg compresse può essere utilizzato negli adulti e negli adolescenti dai 12 anni in su. 

1 compressa 2-3 volte al giorno. 

Non assumere oltre 3 compresse al giorno (1.200 mg al giorno)  

 

Serve la ricetta medica? 

Spididol 400mg non richiede prescrizione medica: è un medicinale di automedicazione (OTC) che può essere acquistato direttamente in farmacia e parafarmacia. Si consiglia sempre di chiedere chiarimenti al medico o farmacista, soprattutto in caso di dubbi. 

 

Cos’è Brufen e cosa contiene? 

 Brufen Analgesico è un medicinale a base di ibuprofene sale di lisina, un analgesico e antinfiammatorio utile per il trattamento del dolore da lieve a moderato come mal di testa, mal di denti, dolori muscolari e articolari, dolori mestruali, per il trattamento di dolori di diversa origine e natura, 

 

Quando è indicato Brufen? 

 è utile in caso di: 

  • Mal di testa 
  • Mal di denti 
  • Dolori muscolari e articolari 
  • Dolori mestruali 

 

Come e quando si prende Brufen 400mg compresse? 

Per gli adulti e gli adolescenti al di sopra dei 12 anni: assumere, per via orale, 1 compressa fino ad un massimo di 3 volte al giorno, lasciando passare almeno 6 ore tra una somministrazione e l’altra. 

Serve la ricetta medica? 

Su questo aspetto ci viene spesso segnalata una forte confusione da parte dei pazienti, per tale motivo andremo ad analizzarlo in dettaglio. 

È possibile acquistare senza ricetta medica, in quanto farmaco OTC, Brufen Analgesico 12 compresse nel dosaggio da 200 e da 400mg di ibuprofene sale di lisina. 

Sia per la confezione di ibuprofene brufen*30cpr riv 400mg, così come nel dosaggio da 600mg e 800mg richiede sempre la prescrizione del medico. 

In più, sempre come farmaco OTC, è disponibile il Brufen dolore bustine. In questa formulazione in bustine il principio attivo è il Ketoprofene Sale di Lisina, di cui sicuramente conoscerete il similare con il nome commerciale di okitask. 

 

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Autunno: i multivitaminici sono utili per affrontare il cambio di stagione?

I cambi di stagione sono spesso un problema per molte persone, bambini compresi. 

Non è solo una sensazione: è verissimo che possiamo trovarci di fronte ad una stanchezza fisica e psicologica più marcata rispetto ad altri periodi dell’anno. 

Questo perché il nostro organismo deve abituarsi ai nuovi ritmi, alla riduzione delle ore di luce e ai cambiamenti di temperatura che mettono a dura prova fisico e sistema nervoso, rendendoci più vulnerabili all’attacco di virus e batteri, responsabili dei cosiddetti malanni di stagione. 

Possiamo definirlo come il momento più importante per prendersi cura della propria salute e del proprio benessere. 

Come poter prendersi cura del proprio benessere? 

Oltre al mantenimento costante di uno stile di vita sano, fatto di regolare attività fisica e di una alimentazione varia ed equilibrata, ricca di frutta e verdura, un altro elemento che possiamo integrare durante i cambi delle stagioni sono le vitamine ricostituenti e i sali minerali, che contribuiscono al nostro benessere in maniera preziosa e mirata. 

…ma come scegliere l’integratore multivitaminico più idoneo? 

Un multivitaminico completo dovrebbe contenere numerose vitamine e minerali essenziali diversi, vitamine liposolubili (A, D3, E, K1 e K2), e idrosolubili (vitamina C e tutte le vitamine del gruppo B), macrominerali (calcio, magnesio e potassio), microminerali e oligominerali (ferro, iodio, zinco, selenio, rame, manganese, cromo, potassio). 

 

Perché si sente spesso parlare di vitamina D? 

La vitamina D viene assorbita dal sole per il 90% e solo il 10% dal cibo che mangiamo. In autunno e in inverno, le giornate sono più brevi e l’intensità dei raggi solari diminuisce, quindi il corpo produce meno vitamina D, che molto probabilmente sarà addirittura insufficiente. La vitamina D è importante per il sistema immunitario a combattere le infezioni, l’umore e la salute delle nostre ossa. 

Assumere un integratore di vitamina D ad alte dosi si rivela molto utile se ci sono carenze, meglio quindi assicurarsi dello stato di salute attraverso delle analisi del sangue. 

 

E chi non conosce la Vitamina C? 

Nonostante sia un micronutriente risulta essenziale per il suo benessere in quanto interviene in numerosi processi metabolici ed enzimatici. 

In particolare, è molto utile per il sistema immunitario, in quanto riesce ad attivare la funzionalità dei linfociti, le cellule incaricate delle difese immunitarie, e di tutti i processi che regolano la produzione degli anticorpi. In più è un fondamentale antiossidante: protegge dai radicali liberi e riduce lo stress ossidativo.  

Sappiamo che il corpo umano non può produrre vitamina C e non può nemmeno immagazzinarla, risulta dunque utile la sua integrazione soprattutto nei mesi più freddi per aiutare il sistema immunitario, la salute e il benessere generale. 

 

Vitamina B6, Zinco e Niacina 

Potrebbe risultare utile e necessario integrare anche altre vitamine e sali minerali, come la vitamina B6 e lo zinco, che contribuiscono alle normali funzioni del sistema immunitario. 

La vitamina B6, infatti, protegge l’organismo da virus e batteri responsabili dei malanni di stagione. Si trova maggiormente in alimenti come la carne, latte, nei cereali integrali, negli spinaci, nei piselli e in pesci come tonno e salmone. La sua carenza può causare anemia ipocromica e può facilitare la formazione di calcoli nei reni. 

Non dimentichiamo la Vitamina PP (o niacina), è una preziosa alleata per affrontare l’autunno: è coinvolta nella produzione di serotonina, neurotrasmettitore fondamentale per il benessere emotivo. 

 

È chiaro, dunque, che le normali difese del nostro organismo funzionano bene quando sono supportate da uno stile di vita sano, attività fisica ed alimentazione ricca di minerali e vitamine ma, quando queste vengono meno, una integrazione personalizzata può essere utile per ridurre il frequente il rischio di ammalarsi. 

 

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Nurofen Influenza e Raffreddore o Tachifludec?

In caso di Influenza e Raffreddore ci capita spesso di non riuscire ad individuare il prodotto più adatto alle nostre esigenze. Ma queste due formulazioni sono realmente simili?

Influenza e il raffreddore hanno sintomi simili, ma possono essere difficili da distinguere.

In generale i sintomi dell’influenza sono più gravi di quelli del raffreddore: febbre, indolenzimento, stanchezza e tosse sono più intensi quando si ha l’influenza.

Chi ha il raffreddore ha invece una maggior probabilità di avere il naso congestionato o che cola.

In genere le persone influenzate iniziano a sentirsi meglio dopo una settimana, mentre il raffreddore tende a migliorare più rapidamente.

L’influenza infatti è una malattia infettiva acuta, contagiosa. Generalmente ha un decorso di 5-7 giorni. Tende a guarire spontaneamente, anche se è bene fare attenzione alle eventuali complicanze nei soggetti a rischio (anziani, pazienti con patologie croniche, bambini).

Quali sono le cause dell’influenza?

L’influenza è una malattia infettiva, causata da un virus.

Quali sono i sintomi dell’influenza?

I sintomi più frequenti dell’influenza includono febbre, dolori muscolare e articolari, brividi, sudorazione, mal di testa, mal di gola, raffreddore e congestione nasale, tosse, stanchezza.

Le complicanze più frequenti dell’influenza sono le infezioni delle vie alte e basse vie respiratorie.

I sintomi del raffreddore sono meno debilitanti e invasivi rispetto a quelli dell’influenza, ma contribuiscono ugualmente a provocare una condizione di malessere generale.

Si può assumere indistintamente Nurofen Influenza e Raffreddore o Tachifludec?

Andiamo a vedere in dettaglio.

Che cos’è Nurofen Influenza e Raffreddore e a cosa serve?

Nurofen Influenza e Raffreddore contiene due principi attivi:

  • ibuprofene, che appartiene a un gruppo di medicinali chiamati farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) la cui azione permette di ridurre il dolore, e il gonfiore provocati dall’infiammazione e di abbassare la febbre;
  • pseudoefedrina cloridrato, appartiene a un gruppo di medicinali chiamati vasocostrittori la cui azione sui vasi sanguigni all’interno del naso serve per alleviare la congestione nasale.

Nurofen Influenza e Raffreddore è indicato negli adulti e negli adolescenti al di sopra dei 12 anni per il trattamento dei sintomi del raffreddore e dell’influenza quali naso chiuso (congestione nasale e sinusale), dolori, mal di testa, lieve febbre e mal di gola.

Si rivolga al medico se non si sente meglio o si sente peggio dopo 3 giorni negli adolescenti al di sopra dei 12 anni e dopo 5 giorni negli adulti.

Quando assumere Nurofen Influenza e Raffreddore?

Se non diversamente prescritto dal medico, la dose iniziale raccomandata negli adulti e negli adolescenti oltre i 12 anni è 1-2 compresse al giorno, poi, se necessario 1-2 compresse ogni 4 ore. Si consiglia l’assunzione a stomaco pieno.

Che cos’è Tachifludec e a cosa serve?

TACHIFLUDEC è un medicinale che contiene i seguenti principi attivi:

  • Paracetamolo, è un principio attivo ad azione analgesica e antipiretica. Non è dotato di azione antinfiammatoria ma di una spiccata attività analgesica.
  • Acido ascorbico, detto più comunemente vitamina c contribuisce a stimolare le difese del tuo organismo, grazie alle sue proprietà anti-ossidanti. Spesso introdotto nelle associazioni di farmaci per il raffreddore per compensare la perdita di Vitamina C che si verifica nelle fasi iniziali di un’infezione acuta virale incluso il raffreddore
  • Fenilefrina cloridrato, Contribuisce a decongestionare la mucosa nasale e a ridurre le secrezioni nasali

TACHIFLUDEC è utilizzato per il trattamento a breve termine dei sintomi del raffreddore e dell’influenza, inclusi il dolore di entità lieve/moderata e la febbre, quando associati a congestione nasale.

TACHIFLUDEC polvere per soluzione orale è indicato per i pazienti adulti e bambini al di sopra di 12 anni. Si rivolga al medico se non si sente meglio o se si sente peggio dopo 3 giorni.

Quando assumere Tachifludec?

A partire dai 12 anni: 1 bustina ogni 4-6 ore fino ad un massimo di 3 bustine nelle 24 ore.

Andando ad analizzare le due formulazioni possiamo chiaramente definirli come specialità medicinali utili nel trattamento a breve termine dei sintomi del raffreddore e dell’influenza, ma facilmente riusciamo ad individuare la presenza di differenti principi attivi nella loro composizione.

La principale differenza che possiamo riscontrare è nel principio attivo Paracetamolo ed Ibuprofene.

Quest’ultimo oltre alle proprietà analgesiche ed antipiretiche, in comune con il Paracetamolo, presenta una spiccata proprietà antinfiammatoria, risultando particolarmente efficace nelle diverse forme di infiammazione presenti nel paziente.

Ulteriori elementi di differenza tra le due formulazioni sono:

  • La presenza della pseudoefedrina nel Nurofen Influenza e Raffreddore e della Fenilefrina nel Tachifludec, sebbene entrambe usate come decongestionanti nasali, appartengono a classi chimiche diverse e presentano caratteristiche differenti.
  • L’aggiunta di acido ascorbico (vitamina C) all’interno della formulazione Tachifludec, che contribuisce a stimolare le difese del tuo organismo, grazie alle sue proprietà anti-ossidanti.

 

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Detrazione Fiscale: quali prodotti sono detraibili? 

Nel grande panorama delle merci vendute in farmacia, parafarmacia (e non solo) come ausili per la salute, non tutto gode della detrazione fiscale del 19% e non è raro che si possa sbagliare. 

farmaci sono detraibili nel modello 730/2021 per l’importo che supera la franchigia di 129,11 euro. Le spese sostenute dal contribuente e che rientrano tra quelle ammesse al rimborso Irpef del 19 per cento sono già indicate nel precompilato, accessibile dal 10 maggio 2021. 

Al contribuente spetta il compito di controllare la correttezza dei dati precompilati dall’Agenzia delle Entrate e, in caso di errore, modificarli o integrarli. 

Detrazione farmaci nel modello 730/2021: istruzioni ed elenco spese ammesse 

La detrazione dei farmaci è pari al 19 per cento della spesa sostenuta, ma la possibilità di beneficiare del rimborso è subordinato al rispetto di specifiche regole e requisiti. 

Si ricorda che, a differenza della generalità delle spese detraibili in dichiarazione dei redditi, per i farmaci non è previsto l’obbligo di tracciabilità. La spesa sostenuta, anche pagando in contanti, potrà essere sempre indicata nel modello 730/2021 e portata in detrazione fiscale. 

Quali elementi tenere a mente? 

  • il rimborso fiscale spetta per la parte di spesa che supera i 129,11 euro. Si tratta di una sorta di importo minimo di spesa, sotto il quale non spettano le detrazioni fiscali. 
  • le mascherine sono detraibili esclusivamente se rientrano tra i dispositivi medici riconosciuti dal Ministero della Salute. 

Le mascherine sono infatti considerate dei dispositivi medici e, in linea generale, si ricorda che la detrazione con il modello 730/2021 è riconosciuta se dallo scontrino o dalla fattura rilasciata dalla farmacia/parafarmacia ci sia: 

  • codice “AD (spese relative all’acquisto o affitto di dispositivi medici con marcatura CE)”. 
  • codice fiscale del soggetto che sostiene la spesa, non potendo essere considerati validi i documenti fiscali che riportino semplicemente l’indicazione dispositivo medico. 

Se invece il documento di spesa non contiene il codice AD, per la detrazione fiscale nel modello 730/2021 è necessario: 

  • per i dispositivi medici compresi nell’elenco del Ministero della Salute, sarà necessario conservare (per ciascuna tipologia di prodotto) la documentazione dalla quale risulti che lo stesso ha la marcatura CE; 
  • per i dispositivi medici non compresi in tale elenco, che il prodotto riporti, oltre alla marcatura CE, anche la conformità alla normativa europea (si confrontino le direttive europee 93/42/CEE, 90/385/CEE e 98/79/CE e successive modifiche e integrazioni). 

Per facilitare questo compito, il Ministero della Salute ha emanato un elenco con i dispositivi detraibili di uso più comune: 

-lenti correttive della vista e relative montature; 

-occhiali premontati per presbiopia; 

-apparecchi acustici; 

-cerotti, bende, garze e medicazioni avanzate; 

-siringhe; 

-termometri; 

-apparecchi per aerosol; 

-apparecchi per misurare la pressione arteriosa; 

-penne pungidito e lancette per misurare la glicemia; 

-pannoloni per incontinenti; 

-prodotti ortopedici (tutori, ginocchiere, stampelle ecc); 

-ausili per disabili (cateteri, padelle, sacche per urine, ecc); 

-materassi ortopedici e antidecubito; 

-contenitori per campioni; 

-test di gravidanza, ovulazione e menopausa; 

-strisce per determinare il glucosio, colesterolo, trigliceridi nel sangue; 

-test diagnostici per le intolleranze alimentari; 

-test di autodiagnosi per la prostata (PSA); 

-test di autodiagnosi per il tempo di protrombina (INR); 

-test per la rilevazione del sangue occulto nelle feci; 

-test di autodiagnosi per la celiachia. 

 

Detrazione farmaci modello 730/2021: l’elenco delle spese detraibili in dichiarazione dei redditi 

Nello scontrino fiscale, per poter stabilire se la spesa è detraibile o meno con il modello 730/2021, è necessario che sia indicata la parola “farmaco” o “medicinale”, anche attraverso le seguenti sigle: 

  • OTC (medicinale da banco); 
  • SOP (senza obbligo di prescrizione); 
  • Omeopatico; 
  • abbreviazioni come MED e F.CO; 
  • TK (ticket) o FC (farmaco anche omeopatico). 

Non è necessario che nello scontrino sia indicato il nome commerciale del prodotto acquistato, ma sarà invece richiesta l’indicazione del numero di autorizzazione all’immissione in commercio del farmaco; indicazione che tuttavia non sarà necessaria quando è presente la dicitura “ticket”. 

Anche i medicinali omeopatici possono essere portati in detrazione con il modello 730/2021 così come le cosiddette preparazioni galeniche. 

Una delle domande che si pongono di frequente i contribuenti è se nell’elenco delle spese detraibili vi siano anche i parafarmaci. 

Rimangono, infatti, escluse dalla detrazione i prodotti definiti come “parafarmaci”, “integratori”, anche se assunti a scopo terapeutico e prescritti da un medico e i prodotti curativi naturali anche se acquistati in farmacia. 

 


FONTE: WWW.INFORMAZIONEFISCALE.IT; ALTRO CONSUMO. 

Hai bisogno di alcuni chiarimenti? Raccontaci la tua esperienza nei commenti o scrivendo a info@chiediloalfarmacista.it

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“L’utilizzo smodato e inconsapevole dei motori di ricerca nel vano tentativo di automedicarsi può avere effetti indesiderati, anche gravi. Ascolta attentamente il tuo medico e il tuo farmacista, non è nocivo!”

Oltre ai farmaci, ci sono altri acquisti in farmacia che possono essere detratti dalle tasse. Tra lenti a contatto, occhiali, cerotti e termometri non tutti godono della detrazione fiscale del 19%. Ti offriamo una guida per chiarire tutti i tuoi dubbi.

Farmaci detraibili: Guida al consumatore

farmaci detraibili

Oltre ai farmaci, ci sono altri acquisti in farmacia che possono essere detratti dalle tasse. Tra lenti a contatto, occhiali, cerotti e termometri non tutti godono della detrazione fiscale del 19%. Ti offriamo una guida per chiarire i dubbi su quali scontrini inserire nella prossima dichiarazione dei redditi.

Come ottenere la detrazione

Le spese sostenute in farmacia rientrano nel totale delle spese mediche che sono detraibili per il 19% del totale speso nell’anno, tolta una franchigia di 129,11 euro.

E’ possibile detrarre anche le spese sostenute per i familiari che vengono dichiarati a carico. In caso di figli a carico al 50%, il nostro consiglio è di attribuire queste spese a uno solo dei due genitori se l’altro non ha sostenuto spese mediche nell’anno: in questo modo la franchigia non viene sottratta due volte.

Al momento di pagare (può essere fatto in contanti o con qualsiasi altro mezzo di pagamento), bisogna esibire la tes­sera sanitaria, sulla quale è riportato il codi­ce fiscale del destinatario della spesa. Infatti, l’indicazione del codice fiscale è indispensa­bile per la detraibilità della spesa: non è am­messa l’indicazione a penna sullo scontrino né un’autocertificazione sostitutiva. Lo deve indicare la natura di quanto è stato acquista­to e il numero di autorizzazione all’immis­sione in commercio (AIC) che negli anni ha sostituito il nome del farmaco, in modo da tutelare la privacy del paziente.

Cosa si può detrarre

Qualsiasi definizione tra farmaco, medi­cinale, SOP, OTC (medicinali da banco o di automedicazione), omeopatico, preparazione galenica, ticket e ricetta apre le porte della detraibilità. In particolare, per la dicitura ticket (o ricetta) non è più obbligatorio presentare la fotocopia del­la prescrizione medica.

prodotti fitoterapici sono detraibili solamente se sono stati riconosciuti dall’AIFA come farmaci e quindi indicati come tali sullo scontrino.

Anche i farmaci omeopatici sono detraibili, essendo riconosciuti dal ministero come medicinali. Infatti, anche se questi farmaci non sono rimborsabili, poiché non a carico del SSN, possono essere inclusi nelle detrazioni relative alle spese sanitarie.

Il decreto legislativo 219 del 2006 considera i farmaci omeopatici come medicinali a tutti gli effetti e proprio per questo è possibile scaricare dal 730 le spese sostenute per visite omeopatiche e per medicinali omeopatici.

Sono sempre esclusi dal diritto di rimborso i parafarmaci e gli integratori anche se prescritti da un medico.

Per i dispositivi medici, cioè i prodotti, le apparecchiature e le strumentazioni che rispondono alla definizione di legge e che sono dichiarati conformi, deve esser fatto un discorso a parte: oltre a conservare lo scontrino parlante, con la descrizione del dispositivo acquistato, devi poter dimostrare che vi sia il contrassegno con la marcatura CE apposto dal fabbricante in base alla direttive europee di settore. Alcune farmacie stampano sullo scontrino parlante la presenza del marchio CE dando automaticamente diritto alla detrazione del dispositivo, ma se la farmacia non ha provveduto in tal senso non puoi far altro che conservare insieme allo scontrino la scatola del dispositivo.

L’elenco dei dispositivi medici

Purtroppo non tutti i dispositivi medici sono detraibili e un elenco esaustivo non esiste. Tuttavia, se riportano il marchio CE puoi sicuramente detrarre quelli di uso più comune elencati dal ministero della Salute.

  • Occhiali premontati per presbiopia.
  • Lenti correttive della vista e relative montature.
  • Apparecchi acustici.
  • Cerotti, garze, bende e medicazioni avanzate.
  • Siringhe.
  • Termometri.
  • Apparecchio per aerosol.
  • Apparecchi per misurare la pressione arteriosa.
  • Penne pungidito e lancette per misurare la glicemia.
  • Pannoloni per incontinenti.
  • Prodotti ortopedici (tutori, ginocchiere, stampelle…).
  • Ausili per i disabili (cateteri, padelle, sacche per le urine…).
  • Lenti a contatto e soluzioni per la loro pulizia.
  • Prodotti per dentiere (creme adesive, disinfettanti…).
  • Materassi ortopedici e antidecubito.
  • Contenitori per campioni.
  • Test di gravidanza, ovulazione e menopausa.
  • Strisce per determinare il glucosio, il colesterolo e i trigliceridi nel sangue.
  • Test diagnostici per le intolleranze alimentari.
  • Test di autodiagnosi per la prostata (Psa).
  • Test di autodiagnosi per il tempo di protrombina (Inr).
  • Test per la rilevazione del sangue occulto nelle feci.
  • Test di autodiagnosi per la celiachia.

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Le imprese del settore commerciale, autorizzate alla vendita di prodotti cosmetici (profumerie, farmacie, parafarmacie e simili, sia come esercizi di vicinato che come medie o grandi strutture di vendita) possono esercitare l’attività di estetista a condizione di rispettare il regolamento comunale.

Disciplina dell’attività di estetista in parafarmaciaestetica in farmacia e parafarmacia

La possibilità di esercizio dell’attività di estetica all’interno delle farmacie e delle parafarmacie non rappresenta una novità, in quanto già prevista nell’ambito della Legge 1/90 che reca, al comma 2 dell’art.7 “Le imprese autorizzate ai sensi della legge 11 giugno 1971, n. 426alla vendita di prodotti cosmetici possono esercitare l’attività di estetista a condizione che si adeguino al regolamento comunale di cui all’articolo 5 e che gli addetti allo svolgimento di tale attività siano in possesso del requisito professionale previsto dall’articolo 3. Per le medesime imprese non sussiste l’obbligo dell’iscrizione all’albo provinciale delle imprese artigiane”.

Per tali imprese, quindi, proprio in quanto appartenenti al settore commerciale, non sussiste l’obbligo dell’iscrizione all’albo provinciale delle imprese artigiane (altrimenti vi sarebbe l’obbligo di un doppio inquadramento anche ai fini previdenziali e contributivi). Va evidenziato che, in base a tale norma, l’attività commerciale di vendita di cosmetici può essere svolta contestualmente all’attività di estetista (nel rispetto delle condizioni ivi indicate) senza dover rispettare alcun criterio di prevalenza dell’una o dell’altra attività (attivo patrimoniale, volume dei ricavi o altro).

E’ opportuno sottolineare che, anche se la norma prescinde dal criterio della prevalenza, ai fini del mantenimento della qualifica di impresa artigiana, occorre rispettare il requisito della prevalenza del lavoro prestato dall’imprenditore artigiano rispetto al processo produttivo dell’impresa e che, quindi, l’attività di natura commerciale non prevalga rispetto a quella artigiana.

Bene, cominciamo con l’addentrarci insieme nella normativa che regola la creazione di una cabina estetica in farmacia.
Innazitutto è bene sottolineare che per essere autorizzate all’attività di cabina estetica in farmacia, le farmacie devono ottenere l’approvazione di Comuni e Asl competenti.

Deve essere individuata l’estetista in possesso del ciclo completo di studio (3 anni). E’ molto importante verificare la Legge 1/90 con il relativo elenco delle attrezzature utilizzabili dall’estetista ed il decreto 110/11, che è entrato in vigore il 30 luglio 2011, e che ha aggiornato l’elenco delle apparecchiature ad uso estetico.
In particolare, questo decreto ha aperto la strada a nuovi campi di applicazione e investimenti, a servizio delle esigenze del consumatore.
Non vanno poi dimenticate le norme regionali di programmazione ed i regolamenti comunali che prevedono anche i requisiti igienico-sanitari dei locali nei quali si svolge l’attività.

Infatti, l’apertura di una cabina estetica in farmacia è subordinata all’autorizzazione da parte del Sindaco, che basa la propria scelta sul parere favorevole del Servizio di I.P. dell’A.S.L. competente per territorio, che avrà a sua volta verificato i requisiti igienici dei locali, l’idoneità delle attrezzature e suppellettili (preferibilmente monouso) e l’osservanza delle norme di sicurezza per quanto riguarda l’uso di apparecchi elettromeccanici per uso estetico.

Lo spazio è infatti determinante per capire quale tipo di servizio si può offrire alla propria clientela: su metrature ridotte, sarà possibile creare un Box Cosmetico o un Corner Cosmetico per estetica viso, mentre aumentando la superficie si potrà disporre di una cabina estetica per trattamenti viso e corpo. Infatti, come regolato dalla normativa 1/90: “La superficie deve garantire sicurezza, mobilità e comfort per colei che opera e per colei che riceve il servizio”. I requisiti igienico-sanitari e le caratteristiche dei locali, degli impianti e delle attrezzature sono disciplinate dagli specifici regolamenti comunali.

Requisiti minimi per cabina autorizzata a trattamenti eseguiti da estetista:

TRATTAMENTI VISO

  • dimensioni cabina estetica ridotte;
  • poltrona;
  • specchio con mensole porta materiale e biancheria;
  • lavamani;

TRATTAMENTI VISO-CORPO

  • dimensioni minime in base al numero di postazioni previste;
  • lettino;
  • mobiletto porta biancheria e attrezzatura;
  • lavamani;
  • spogliatoio (con caratteristiche fissate dalla ASL di riferimento);
  • Altezza media 3 m;
  • climatizzazione;
  • luce a basso numero di Kelvin

 

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Per un farmacista aprire una parafarmacia può rappresentare un’ottima occasione imprenditoriale. Il mercato dei prodotti parafarmaceutici e salutistici che non necessitano di prescrizione medica, nel 2018, ha registrato la vendita di circa 277 milioni di confezioni e un giro di affari di circa 2,5 miliardi di euro (fonte ASSOSALUTE). Questi dati testimoniano l’aumentata richiesta di consulenza e assistenza sanitaria.

Aprire una Parafarmacia: opportunità, consigli e normativa

Con il termine parafarmacia si intende un’attività commerciale dove è possibile acquistare farmaci detti SOP (specialità senza obbligo di ricetta), OTC (over the counter, termine anglosassone tradotto letteralmente – sopra il banco), parafarmaci, dispositivi medici, integratori alimentari, prodotti fitoterapici, farmaci omeopatici, veterinari, galenici, prodotti cosmetici, articoli sanitari, prodotti alimentari biologici e per fini medici speciali, prodotti per l’infanzia e per l’igiene.

Aprire una parafarmacia

Normativa

La nascita delle parafarmacie risale al 2006 quando, con il decreto Bersani, si è reso possibile questo tipo di attività commerciale, purché al loro interno lavorasse un farmacista iscritto all’albo dell’ordine dei farmacisti.

Le parafarmacie possono essere di proprietà di qualsiasi soggetto, ma la responsabilità della “tracciabilità del farmaco deve essere di un laureato in farmacia.
Tuttavia il responsabile della parafarmacia non può essere un farmacista titolare di farmacia.
Nel 2011, con il Decreto Legge 201/2011, il governo Monti ha ampliato la lista dei medicinali vendibili in parafarmacia, aggiungendo alcuni farmaci di fascia C e i farmaci veterinari.

Consigli ed opportunità

Per un farmacista aprire una parafarmacia può rappresentare un’ottima occasione imprenditoriale. Il mercato dei prodotti parafarmaceutici e salutistici che non necessitano di prescrizione medica, nel 2018, ha registrato la vendita di circa 277 milioni di confezioni e un giro di affari di circa 2,5 miliardi di euro (fonte ASSOSALUTE). I prodotti vendibili in parafarmacia presentano inoltre un margine di guadagno che va dal 30 al 60%, concedendo al farmacista un interessante marginalità per ogni singola vendita.

Le richieste di consulenza e assistenza sanitaria sono in continuo aumento, ed è sempre più alto il numero delle persone di terza, quarta e quinta età.
Il farmacista ha la competenza per offrire il suo ruolo di educatore sanitario. Le persone hanno maggiore coscienza della qualità della vita e della prevenzione delle malattie e il miglior referente in questo settore è il farmacista, che con la sua professionalità, disponibilità e competenza, può essere la persona più vicina per un primo consulto.
La parafarmacia, come esercizio di vicinato, ha esattamente questa funzione: il farmacista vicino al cittadino soprattutto perché le parafarmacie possono essere collocate ovunque.

L’obiettivo è, dunque, di rappresentare la figura sanitaria di riferimento nel quotidiano per il cliente che, fidelizzato, farà capo alla parafarmacia di fiducia per qualsivoglia problematica. Per far ciò è necessario che il farmacista svolga la propria professione con passione e competenza, che continui ad aggiornarsi costantemente in ambito sia farmaceutico che medico e che acquisisca conoscenze approfondite sui prodotti venduti, su tecniche di vendita e di relazione con i clienti. A tal fine, la soluzione prevista da un sistema di affiliazione può fornire numerosi vantaggi: la condivisione di strumenti e servizi permette infatti di snellire notevolmente i compiti burocratici e pratici, riducendo la necessità di ulteriore personale e lasciando al farmacista maggior tempo per lo studio e l’aggiornamento. Egli entra infatti a far parte di una squadra in cui ha la possibilità di interfacciarsi costantemente con esperti del settore, generalmente farmacisti, e altri professionisti, come tecnici informatici, responsabili marketing, consulenti finanziari e tante altre figure che possono risultare decisamente utili per tutti gli aspetti legati alla gestione e alla promozione della propria parafarmacia.

L’errore più grossolano e diffuso è stato quello di aprire parafarmacie, sia nell’aspetto esterno che nella disposizione interna, quanto più simili possibile alla farmacia. Si è ricalcato il vecchio modello architettonico della farmacia, non considerando che il termine “parafarmacia”, già poco chiaro nella sua etimologia, deve essere rappresentato da un progetto commerciale svincolato dal carattere della farmacia.

La parafarmacia diventa molto interessante quando smette di essere sia “para” che “farmacia”, per acquisire una sua personalità determinata.
I settori di specializzazione possibili sono tanti quanti i reparti della parafarmacia: focalizzare la propria offerta sul settore di preferenza, a partire dal nome stesso dell’attività, permetterà di esprimere liberamente il suo vero carattere.
E se si sarà lavorato bene, il mercato lo riconoscerà senza dubbio.
Specializzandosi è possibile creare modelli di parafarmacia ad altissima potenzialità commerciale.

La parafarmacia è uno store della salute, non differente da qualunque altra attività di imprenditoria che opera nel commercio, prima lo si comprende, prima si riesce a far crescere la propria impresa. Bisogna sempre ricordarsi che in farmacia le persone sono “costrette” ad andare mentre in parafarmacia scelgono di farlo, da qui la necessità di differenziarsi.

Competitor: chi sono e come affrontarli

La concorrenza per una parafarmacia è rappresentata principalmente da farmacie tradizionali, sanitarie, corner di prodotti parasanitari all’interno di supermercati e altre parafarmacie limitrofe. Tuttavia, vista la grande varietà di prodotti vendibili e il vantaggio di essere un professionista laureato in ambito salute, nulla vieta di ampliare il proprio catalogo e di acquisire conoscenze specifiche, sviluppando reparti che permetteranno alla parafarmacia di accrescere il proprio raggio d’azione, concorrendo anche con store non attivi in ambito puramente farmaceutico. Tra gli esempi più lampanti e affini vi sono sicuramente le erboristerie oppure i vitamin store, i cui prodotti e i relativi principi attivi sono abbondantemente studiati nel corso di studi affrontato da un farmacista.

Prima di avviare l’attività è utile definire un business plan con il proprio commercialista. E’ da considerarsi attiva una parafarmacia che registra un fatturato minimo di 250.000 euro l’anno.

Gli errori più comuni che provocano l’insuccesso della propria attività sono legati a:

  • Localizzazione del punto vendita: può essere utile in tal senso sviluppare uno studio di Location Intelligence per l’ubicazione ottimale del punto vendita.
  • Attitudine del farmacista che, come su detto, deve avere predisposizione alla crescita personale e professionale, oltre ad una propensione all’ascolto e al contatto col pubblico.
  • Formazione e aggiornamento farmacisti operativi nel punto vendita: per fare la differenza è necessario essere preparati, competenti e costantemente aggiornati. Anche il farmacista più esperto può nel tempo veder calare il valore delle proprie conoscenza, spesso inconsapevolmente. Ciò avviene perchè la ricerca continua ad andare avanti, quotidianamente vengono messi in commercio nuovi prodotti e il cliente ormai arriva nel punto vendita con una conoscenza, seppur sommaria, dell’argomento, essendosi informato precedentemente online. Il tempo da dedicate alla propria attività tuttavia lascia poco spazio ad altre iniziative, pertanto aderire ad una rete che preveda corsi di formazione, webinar, follow up di aggiornamento, ecc è sicuramente da prendere in considerazione.
  • Prezzi non concorrenziali: “ogni cosa vale il prezzo che il compratore è disposto a pagare per averla”. Ciò sarà anche vero, ma per quanto ci si possa sforzare a fornire servizi, assistenza e cordialità, è difficile che i clienti siano disposti a strapagare un prodotto, soprattutto in un’era in cui il cliente può facilmente confrontare i prezzi praticati utilizzando il web. I prezzi devono essere in linea con le attività operanti nell’area geografica di interesse e, in tal senso, può rivelarsi vincente l’idea di entrare a far parte di un gruppo d’acquisto, utile sia ad abbattere il costo delle materie prime, sia a ridurre le spese relative a giacenze e magazzino.
  • Mancanza di iniziative promozionali e/o di aggregazione che possano stimolare la curiosità dei clienti e spingerli a varcare la soglia della vostra attività. Anche in questo caso un organizzazione strutturata alle spalle con cui condividere strumenti e attività è da considerarsi, sia in termini economici, sia per il tempo risparmiato a vantaggio dei propri clienti sia per la mole di iniziative realizzabili, un valore aggiunto.

Costi e burocrazia

La spesa minima per aprire una parafarmacia, a seconda della metratura, si aggira complessivamente intorno ai 60.000 €, considerando anche la prima fornitura.
Ovviamente, qualora non si disponesse di un locale di proprietà, è necessario considerare le spese di affitto, che sono tuttavia considerate e valutate nel business plan redatto in principio. Una metratura inferiore ai 55/60 mq è sconsigliata in virtù del poco spazio espositivo a disposizione.

L’attività di parafarmacia in franchising considera a priori tutte queste situazioni, avendo già accordi consolidati con produttori e fornitori, così da ottimizzare e rendere più sicuro l’investimento. Si fa, infatti, riferimento ad un modello di business già sperimentato, entrando a far parte di un gruppo d’acquisto e avendo assistenza logistica e professionale per tutta la durata del contratto di affiliazione.

L’iter burocratico previsto per l’apertura di una parafarmacia segue in parte le indicazioni di una qualsiasi attività commerciale. E’ infatti necessario costituire una società, Srl, Srls o da definire con il proprio commercialista, e consegnare il modulo di comunicazione di apertura all’Ufficio Commercio del comune. In più, per la specifica attività di parafarmacia, al fine di ottenere il codice per la tracciabilità del farmaco e di indicarne il responsabile, è necessario inviare la segnalazione di inizio attività al ministero della salute, all’ordine professionale e alla regione dove si trova la sede della parafarmacia. Infine, per la vendita di prodotti alimentari e bevande, è necessario ottenere il nullaosta igienico sanitario (HACCP).

Noi di Chiedilo al Farmacista possiamo aiutarti a trovare la giusta soluzione alle tue esigenze. Se sei intenzionato/a ad aprire una parafarmacia e cerchi un partner solido che ti sostenga, contattaci al seguente Link!