Esposizione al sole? Ecco alcuni consigli!

esposizione e protezione solare eritemi

La radiazione ultravioletta (UV) emessa dal sole è una radiazione elettromagnetica che ha una frequenza superiore a quella della luce visibile.

In base alla frequenza si suddividono in:

  • UVA
  • UVB
  • UVC

Questi ultimi hanno una frequenza più elevata e sono i più dannosi per l’uomo, ma fortunatamente sono filtrati dagli strati più alti dell’atmosfera terrestre.

È vero che l’esposizione ai raggi UV è vantaggiosa per l’uomo perché stimola la produzione di Vitamina D con conseguenze positive per la rimineralizzazione delle ossa, ma dosi eccessive di UV provocano la distruzione dell’ Acido Folico e danneggiano il DNA delle cellule dell’organismo.

Per proteggerci dall’azione dannosa dei raggi UV le nostre cellule del derma producono la Melanina, una sostanza capace di assorbire gli UV, bloccandone la penetrazione.

Non tutte le persone sono dotate della stessa quantità di melanina (fototipo):

Bambini, neonati, persone con la pelle chiara hanno, quindi, minore protezione alle radiazioni ultraviolette.

 

Cosa accade se ci esponiamo per un tempo eccessivo ai raggi UV senza l’adeguata protezione?

Si verifica un aumento del flusso ematico che irrora i vasi sanguigni del derma e appare un arrossamento dello strato superficiale della pelle.

In quanto tempo si verifica?

Già dopo poche ore dall’esposizione

Cosa è visibile?

Un arrossamento più o meno accentuato, la cute sarà calda e a volte anche in rilievo

Quale è il sintomo?

Prurito e bruciore anche molto intensi.

Il tutto può peggiorare fino ad arrivare ad uno stato di spossatezza intenso, febbre e disidratazione.

 

I consigli del tuo farmacista

-30/40 giorni prima di esporsi assumere prodotti antiossidanti ricchi di vitamina A, E,C.

-non esporsi al sole tra le 11,30 e le 15,30 sia al mare che in montagna anche con il cielo nuvoloso e comunque esporsi in maniera graduale

-proteggersi dai raggi solari con creme con idoneo fattore di protezione a seconda del fototipo e in alcuni casi usare degli indumenti specifici foto protettori.

 

IN CASO DI ERITEMI

Rimedi naturali:

consentono di alleviare la sintomatologia

  • la crema alla calendula svolge un’azione emolliente, lenitiva, calmante, antinfiammatoria e cicatrizzante su pelle sensibile e irritata.Viene applicata con successo nei casi di eritema solare ma anche di dermatosi, lievi ustioni e reazioni allergiche;
  • impacchi di acqua fredda per un’azione vasocostrittrice;
  • amido di riso con acqua tiepida per impacchi lenitivi;
  • gel di aloe con azione idratante e lenitiva;
  • oli essenziali di lavanda o eucalipto in acqua per lenire e rinfrescare;

Rimedi medicinali:

  • creme o compresse antistaminiche per ridurre prurito e irritazione.
  • FANS (farmaci antinfiammatori non steroidei) per la riduzione del dolore e dell’infiammazione.
  • Cortisonici e antibiotici per uso topico in caso di sovrapposizione batterica.
  • Cortisonici in compresse nel caso di infiammazioni più gravi.

 

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La diarrea del viaggiatore

diarrea del viaggiatore

La diarrea del viaggiatore è un evento molto comune: circa il 20-50% dei viaggiatori verso paesi caldi manifestano un episodio diarroico, di solito breve (meno di 48-72 ore) e di gravità limitata.

 

La malattia viene definita come 3/4 evacuazioni di feci non formate nell’arco di 24 ore con almeno 1 sintomo di malattia enterica (nausea, vomito, crampi addominali, febbre, tenesmo, feci ematiche). 

I fattori di rischio comprendono il paese di origine (sono più suscettibili coloro che provengono da paesi industrializzati), la destinazione, la suscettibilità individuale, l’esposizione ad alimenti o acqua contaminati. Le cause possono essere molteplici: batteri, virus, parassiti, ma talora anche lo stress del viaggio, il cambio dell’alimentazione, il clima, l’altitudine possono scatenare una diarrea. 

 

Statisticamente parlando, le cause principali possono essere attribuite a:

1. Infezioni alimentari (batteri, virus, protozoi) 

2. Cambio di alimentazione ed abitudini alimentari 

3. Eccessivi sbalzi di temperatura (caldo/freddo)

4. Ingestione di alimenti contaminati da sostanze tossiche

Generalmente è più frequente contrarre questa patologia nei Paesi tropicali, poco industrializzati, dove il caldo e l’umido, abbinato alle scarse norme igieniche di manipolazione degli alimenti, sono il terreno migliore per ottenere la combinazione perfetta di tutte le suddette cause.

Come si manifesta la diarrea del viaggiatore?

La diarrea si manifesta con:

 Aumento delle quantità di feci prodotte

 Aumento della frequenza, ovvero aumento del numero di defecazioni

 Variazione della consistenza: le feci appaiono più o meno liquide

E’ molto importante monitorare la durata e l’eventuale insorgenza di nuovi sintomi, in primis la febbre e il vomito.

Il perdurare della febbre, insieme alla diarrea, indica, nella maggior parte dei casi, una causa infettiva ed in tal caso è necessario un trattamento mirato.

 

Quanto dura e quando spariscono i sintomi?

Solitamente la diarrea del viaggiatore è una patologia acuta e dura non più di 2-3 giorni per poi risolversi da sé.

-Se la diarrea è causata dal cambio di abitudini alimentari o dagli sbalzi di temperatura, il sintomo è limitato al tempo necessario affinché il nostro corpo si adegui al nuovo ambiente del viaggio (giorni, settimane).

Se le cause sono infettive, i sintomi normalmente si risolvono spontaneamente nell’arco di 2-5 giorni, ma in alcuni casi perdurano anche per settimane o addirittura mesi dopo il rientro a casa.
In tal caso è necessario rivolgersi al proprio Medico per effettuare degli esami ed iniziare una terapia adeguata.

 

Come si previene la diarrea del viaggiatore?

I viaggiatori possono minimizzare i rischi di diarrea del viaggiatore seguendo le seguenti misure preventive:

-lavarsi le mani con frequenza e con cura. È necessario usare detergenti antibatterici e lasciarli agire almeno per 20 secondi, non tralasciando la pulizia sotto le unghie

-evitare cibi e bevande acquistate da venditori ambulanti o altri posti dove sono presenti condizioni non igieniche

-evitare di mangiare carni o pesci crudi o poco cotti

-evitare di mangiare e verdura cruda senza averla sbucciata

I cibi ben cucinati e conservati solitamente sono sicuri. Anche l’acqua del rubinetto, ghiaccio, latte non pastorizzato e prodotti alimentari sono associati al rischio di diarrea del viaggiatore.

 

Rimedi?

Importantissima è la reidratazione dopo ogni scarica diarroica, con acqua e/o integratori salini o zuccheri, soprattutto in Paesi caldi.

RIMEDI NATURALI 

-Preparare una soluzione reidratante con sale, zucchero e bicarbonato in dosi opportune( mezzo cucchiaino di sale, mezzo cucchiaino di zucchero e mezzo cucchiaino di bicarbonato) in 1 litro di acqua, da bere fino alla scomparsa dei sintomi

-Preparare tisane a base di fieno greco, o camomilla o te verde

-Per combattere la nausea e l’infiammazione possiamo preparare una tisana con zenzero fresco (circa 10 fettine di zenzero in 500 ml di acqua)

-Il limone è il classico rimedio per la diarrea. È disinfettante e astringente. Può essere bevuto puro appena spremuto o, se troppo aspro, può essere diluito in un bicchiere d’acqua

 

RIMEDI MEDICINALI

-Per contrastare la diarrea il rimedio più usato per ristabilire l’equilibrio della flora batterica intestinale sono i PROBIOTICI che in breve tempo riducono le scariche e i fastidi legati alla diarrea.

-Farmaci antipropulsivi a base di Loperamide servono a ridurre la peristalsi dell’intestino, causata dall’infiammazione o dall’irritazione dovuta all’attacco di tipo microbiologico in concomitanza ad altri fattori di tipo fisico. Possono essere utile ma se il disturbo è causato da una infezione batterica o da un parassita, l’arresto della sintomo porta ad un peggioramento della patologia perché i micro organismi resteranno intrappolati nell’intestino.

 

Quando e quali antibiotici utilizzare? 

La terapia antibiotica è indicata nei casi in cui la sintomatologia sia molto pronunciata e/o protratta nel tempo.

La rifaximina  è un antibiotico che agisce a livello intestinale. L’ utilizzo di questo antibiotico va limitato a casi di diarrea acuta-cronica con o senza febbre, che perdura cioè più di 3-4 giorni.

In caso di terapia antibiotica è sempre bene assumere fermenti lattici (probiotici) per ripristinare la flora batterica intestinale “buona”, anch’essa decimata al termine della terapia.

In caso di persistenza dei sintomi nonostante un ciclo di terapia completo con rifaximina, è necessario rivolgersi ad un Medico per escludere altre cause effettuando gli esami necessari.

 

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Sensibilità al glutine e test per la diagnosi di celiachia

sensibilità al glutine e test celiachia

Cos’è e a cosa serve?

Il Gluten Sensitivity & Celiac Test determina la presenza di marcatori di sensibilità al glutine, e consente di individuare con elevata sensibilità e specificità la possibile positività alla celiachia.

Nello specifico:

-IgA totali

-IgA o IgG Anti-Transglutaminasi per escludere o confermare la possibile diagnosi di celiachia

-IgA e IgG Anti-Gliadina per confermare la possibile sensibilità al glutine.

In passato, l’unico modo per diagnosticare la celiachia era la biopsia su un tratto del duodeno. Lo sviluppo di test come Gluten Sensitivity & Celiac Test ha permesso di definire la forma silente e la forma potenziale della celiachia, evitando biopsie di casi dubbi risultati poi negativi. In via definitiva, la biopsia resta comunque l’esame diagnostico invasivo utilizzato e necessario per la diagnosi di celiachia.

Chi lo dovrebbe fare?

La sensibilità al glutine (Gluten Sensitivity), che si stima interessi dal 6 all’8% della popolazione, è una condizione che si manifesta con una sintomatologia intestinale o extraintestinale più o meno marcata, legata all’ingestione di glutine. Tale sensibilità è genericamente associata alla comparsa di anticorpi anti-gliadina (IgA e IgG anti-AGA), molecola presente nel glutine, complesso proteico contenuto in frumento, farro, segale, kamut®, orzo e altri cereali. A differenza della celiachia, in cui l’ingestione di glutine provoca il danneggiamento della mucosa intestinale fino all’atrofia dei villi, con conseguente malassorbimento, nella sensibilità al glutine la sintomatologia è più riconducibile a quella data dalle reazioni avverse agli alimenti, le cosiddette ‘allergie ritardate’, o più conosciute ma impropriamente definite ‘intolleranze alimentari’.

Dovresti fare il test se hai uno o più di questi sintomi associati all’ingestione di prodotti contenenti glutine:

✔️Difficoltà digestive, gonfiore addominale, senso di nausea, dolore e crampi addominali;

✔️Iperacidità gastrica, gastrite;

✔️Diarrea, stitichezza, irregolarità intestinale;

✔️Flatulenza, aerofagia.

I sintomi di natura extra intestinale più diffusi sono:

✔️Stanchezza cronica, difficoltà di concentrazione e sonnolenza;

✔️Orticaria, acne, dermatite;

✔️Asma, tosse, raucedine, eccesso di muco;

✔️Alterazione della pressione arteriosa, palpitazioni;

✔️Disturbi della libido, infiammazioni uro-genitali;

✔️Crampi, tremori muscolari, debolezza muscolare, dolori articolari e muscolari.

Questo test è da raccomandare anche:

✔️Se non hai alcun sintomo, ma sei affetto da patologie autoimmuni, oppure nella tua famiglia c’è qualcuno affetto da celiachia; ✔️Se hai perso molto peso senza un motivo apparente;

✔️Nei bambini, se si notano difficoltà di sviluppo, ritardi nella crescita e bassa statura, ritardi nella pubertà e difetti allo smalto dentale nei denti definitivi.

Come e dove eseguire il test?

Il test viene effettuato mediante analisi su un campione di sangue, e può essere richiesto in uno dei punti vendita Chiedilo al Farmacista.

Preparazione all’esame: digiuno nelle precedenti 8 ore.

È inoltre importante non seguire una dieta priva di glutine prima dell’esame.

Scopri dove fare il test vicino a casa tua …e una volta fatto il test?

Nel caso di positività alla sensibilità al glutine, come conferma è necessario effettuare un successivo challenge alimentare che prevede l’eliminazione del glutine per un determinato periodo di tempo e la successiva reintroduzione con valutazione dell’andamento dei sintomi in modo da stabilire anche la dose massima tollerata.

Nel caso di positività alla celiachia invece, l’unica terapia attualmente disponibile consiste in una dieta rigorosamente priva di glutine: in questo modo non solo i sintomi scompariranno in breve tempo (un paio di mesi), ma riuscirai a prevenire anche lo sviluppo di complicanze di natura autoimmune o infiammatorie croniche.

Nel frattempo, ti ricordiamo che:

La celiachia non è dose dipendente, e basta una piccolissima quantità di glutine per riscontrare i sintomi;

Il glutine non si trova solo in pasta, pizza, pane e derivati: viene utilizzato come addensante in molte preparazioni alimentari, viene impiegato in alcune tipologie di salumi, lo trovi nella birra e nel whisky, nonché in alcuni farmaci.

Per maggiori informazioni:

contattaci al numero 800.032425 o su info@chiediloalfarmacista.it

 

Tratto da NatrixLab S.r.l

 

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Sistema Immunitario ed Esercizio Fisico

sistema immunitario esercizio fisico

L’esercizio fisico regolare di moderata entità secondo le linee guida dell’ ACSM (American College of Sport Medicine) sembra “stimolare” il sistema immunitario, esercitando sull’organismo effetti di tipo protettivo.

L’intensità, la frequenza e la durata dell’allenamento agiscono come un “farmaco” e quindi vanno opportunamente “dosate” al fine di ottenere le risposte fisiologiche volute.

Il nostro approfondimento si è soffermato sullo studio degli effetti che l’esercizio fisico induce sulle popolazioni cellulari immuno-competenti, legate a quanto si osserva nel tessuto muscolare nelle fasi che intervengono durante e al termine del suo svolgimento.

Healthy tea

A seconda della intensità e della durata del lavoro sostenuto, il muscolo mostra segni di lesione micro e ultrastrutturali a cui si accompagnano risposte relative all’intensità del danno.

Dopo 24/48 ore dal termine degli esercizi fisici intensi, il tessuto muscolare risulta dolente e turgido a causa di microtraumi miofibrillari che insorgono nei muscoli sottoposti a forte e prolungata sollecitazione meccanica.

E’ proprio la presenza di questi microtraumi muscolari post-esercizio a indurre una reazione di tipo infiammatorio, coinvolgendo numerosi mediatori chimici che a livello locale attivano una vera e propria pulitura del tessuto leso e provvedono alla sua riparazione.

Dunque l’attività fisica moderata svolta nel corso della vita è in grado di esercitare effetti positivi sul sistema immunitario migliorando diversi parametri immunologici:

 

  • Numerosità delle sottopopolazioni linfocitarie
  • Aumento delle immunoglobuline sieriche
  • Aumento delle capacità di riconoscimento delle specie patogene
  • Aumento dell’attività fagocitarie dei macrofagi
  • Maggiore efficacia dei vaccini influenzali
  • Al contrario, numerosi studi hanno evidenziato una stretta associazione tra inattività fisica e fenomeni infiammatori che vanno aumentando nel corso dell’invecchiamento

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Spesso quando si parla di gravidanza si pensa immediatamente al nascituro/a, ma cosa serve alla futura mamma nei 9 mesi pre-parto?
Il periodo che precede il parto è piuttosto lungo e diversi sono gli accorgimenti che la mamma deve avere in gravidanza, fin dalle prime settimane.

Chiedilo al Farmacista consiglia:

IL VADEMECUM IN GRAVIDANZA

vademecum in gravidanza

Spesso quando si parla di gravidanza si pensa immediatamente al nascituro/a, ma cosa serve alla futura mamma nei 9 mesi pre-parto? Il periodo che precede il parto è piuttosto lungo e diversi sono gli accorgimenti che la mamma deve avere in gravidanza, fin dalle prime settimane.

Vediamo in dettaglio:

1. Integrazione acido folico e DHA

Ci sono delle sostanze che non devono assolutamente mancare nell’alimentazione di una donna che aspetta un bambino: sono sostanze fondamentali per mantenere uno stato di buona salute e per il corretto sviluppo degli organi e dei tessuti del nascituro. L’acido folico è una vitamina del gruppo B molto importante per l’organismo soprattutto durante il periodo della gravidanza in quanto il fabbisogno cresce notevolmente. L’importanza dell’Acido Folico e le conseguenze di una sua carenza in gravidanza sono state dimostrate scientificamente già un paio di decenni fa. La supplementazione di folato già in fase pre-concezionale riduce di circa il 70% i rischi di difetti del tubo neurale e del 20% quelli di altre importanti malformazioni.

È utile però fare qualche passo indietro. Il folato, o vitamina B9, non viene prodotto dall’organismo e deve quindi essere assunto con il cibo. Ricchi di acido folico sono i cereali integrali, le verdure a foglia verde (broccoli, spinaci, lattuga, asparagi) i legumi e frutti come arance, kiwi e fragole. Se poi in condizioni normali il fabbisogno quotidiano di acido folico è di circa 0,2 mg, in gravidanza la richiesta dell’organismo raddoppia a 0,4 mg per il super-lavoro cellulare richiesto dal feto in accrescimento.  La B9 è infatti fondamentale per la sintesi del DNA e delle proteine, e per la formazione dell’emoglobina. In caso di gravidanza, il ruolo dell’acido folico diventa poi decisivo nella prevenzione dei cosiddetti DTN, o disturbi del tubo neurale. Ovvero di quella parte del feto che dà origine alla scatola cranica, al cervello e alla spina dorsale, e che si chiude entro il 30mo giorno dal concepimento. Quando il tubo neurale non si chiude correttamente si hanno gravi malformazioni come la spina bifida e l’anencefalia.

Componente principale dell’olio di pesce, l’ acido docosoesanoico (DHA) è un acido grasso omega-3 polinsaturo a catena lunga. È un componente essenziale delle membrane, e in particolare del cervello e delle guaine che rivestono e proteggono il sistema nervoso, e il suo effetto protettivo in gravidanza è sinergico a quello dell’acido folico. Anche il DHA ricopre infatti un ruolo importantissimo sotto diversi aspetti, tra cui lo sviluppo embrionale del feto, la sua maturazione cerebrale, la funzionalità cardiaca e il corretto sviluppo del sistema nervoso e delle capacità visive. Altri suoi effetti riconosciuti sono un aumento del peso del bambino alla nascita e una riduzione dell’incidenza di parti pre-termine. Viceversa la sua carenza è associata a complicanze neurologiche e visive del neonato, e a un conseguente deficit psico-motorio.

2. Calze elastocompressive

Già nel primo periodo della gravidanza le vene degli arti inferiori subiscono una dilatazione dovuta principalmente a fattori ormonali, a predisposizione genetica, età ed attività fisica. Con il procedere della gravidanza intervengono poi motivi di natura meccanica (aumenta il volume dell’utero e di conseguenza la compressione esercitata sulle vene degli arti inferiori) che fanno insorgere altri problemi come: sindrome da insufficienza venosa, flebiti superficiali, Trombosi venose profonde, Gambe gonfie e varici che svaniscono, nella maggior parte dei casi, dopo il parto. Ciò non toglie che, per alleviare i problemi sino dal loro insorgere, o prevenirli, sia sufficiente iniziare a indossare calze caratterizzate da una leggera compressione. Tradizionalmente l’indicazione è quella di indossarli dal terzo mese e proseguire fino a due mesi dopo il parto.

3. Panciera Pre-parto

Durante i nove mesi di attesa il corpo femminile subisce una serie di trasformazioni. In particolare, il baricentro del corpo cambia rapidamente con l’avanzare delle settimane e dei mesi ed anche la naturale curvatura della colonna vertebrale deve adattarsi alla nuova conformazione fisica; in questo caso mantenere una posizione corretta diventa importantissimo per prevenire dolori lombari. Un importante aiuto ci viene offerto dalle guaine/fasce specifiche per donne in gravidanza risultano utili dal quarto/quinto mese di gravidanza ed è importante controllare bene la taglia più adatta alle proprie esigenze.

4. Reggiseno in gravidanza

Durante la gravidanza il seno subisce un aumento di volume e diventa più sensibile. Il reggiseno specifico pre-parto dovrà essere in fibra di cotone per assicurare il giusto conforto, privo di cuciture e ferretto.

Si consiglia la scelta di un intimo con spalline più ampie e regolabili. Se troppo strette, infatti, oltre ad essere meno comode perché segnano la pelle arrossandola, non distribuiscono il peso e perciò viene meno la capacità di sostenere il seno. È importante che siano regolabili in lunghezza in modo da assecondare i cambiamenti di volume.

5. Perdite? Salvaslip in cotone

Nel periodo della gravidanza, un processo fisiologico ed inevitabile, è l’aumento delle perdite vaginali di consistenza mucosa. Il salvaslip può essere un aiuto importante per ridurre questo disagio, ma particolare attenzione nella scelta: è importante che siano di cotone (100% cotone)e che siano cambiati spesso per evitare possibili infezioni vaginali (molto pericolose in gravidanza per il nascituro).

6. Crema Antismagliature

Durante la gravidanza si avranno notevoli modifiche del corpo della futura mamma. Le zone più a rischio sono la pancia e il seno; ma altrettanto le gambe e le braccia, qualora si dovesse verificare una variazione di peso più elevata. Sicuramente la comparsa delle smagliature in gravidanza dipende da numerose componenti quali la predisposizione genetica, lo stile di vita, l’ assunzione di farmaci. E’  importante prevenirle iniziando l’applicazione di una crema specifica sin dall’esordio della gravidanza o a partire dal quarto mese. Importante estendere l’utilizzo anche dopo il parto e durante l’allattamento per aiutare i tessuti della pancia e del seno a recuperare tono ed elasticità. La totale assenza di ingredienti potenzialmente dannosi quali le formulazioni prive di siliconi, parabeni, derivati del petrolio, inquinanti e sostanze allergizzanti sono requisiti fondamentali per un prodotto da utilizzare in gravidanza.

7. Attenzione ai Capelli

Durante la gravidanza bisogna raddoppiare la premura verso il proprio corpo, dal momento che è in costante trasformazione. Durante la gestazione i prodotti che acquistiamo avranno effetti anche sul nascituro. Ancor di più quindi è necessario scegliere con accuratezza i cosmetici da usare realizzati con ingredienti sicuri.

E’ consigliato uno Shampoo delicatissimo senza parabeni, siliconi, derivati del petrolio, inquinanti e sostanze allergizzanti. Interessante può essere l’uso di un olio eudermico. Attenzione anche all’utilizzo del balsamo: importante può essere l’uso di un prodotto idratante, privo di grasso ma realizzato con ingredienti dermatologicamente testati e senza conservanti.

8. Focus bocca, denti e gengive

In questa fase delicata della vita di una donna è importante fornire alla stessa preziose indicazioni per proteggere la salute di bocca, denti e gengive. Gengiviti e sanguinamenti colpiscono infatti un’altissima percentuale di donne incinte, con intensità e sintomi variabili. La cosa più importante da fare per prevenire i problemi correlati alla gengivite da gravidanza è tenere sotto controllo la placca. Non tutti i prodotti per l’igiene orale sono uguali, per cui si consiglia di scegliere un dentifricio e un collutorio ideati per curare placca e gengivite. Anche uno spazzolino elettrico con setole morbide può rendere più semplice la rimozione della placca.

9. Occhio alle etichette dei deodoranti

In gravidanza è necessario prestare maggiore attenzione alla lettura delle etichette in quanto la pelle risulta più sensibile. In questo periodo, a causa degli sbalzi ormonali, può aumentare la sudorazione: può essere importante l’utilizzo del deodorante giusto da poter applicare più volte al giorno, per sentirsi più sicuri e a proprio agio.  Un buon deodorante deve essere senza alcool, senza profumo, senza sostanze traspiranti, senza parabeni ed alluminio cloridrato perché queste sostanze irritano la pelle. L’allume di rocca, l’aloe ed altri principi attivi emollienti, idratanti e calmanti possono essere un vero e proprio toccasana.

10. Vea olio

È una formulazione purissima di sola vitamina E (tocoferolo acetato) al 100% senza eccipiente. Resiste alla ossidazione da parte dell’aria, della luce, di raggi ultra violetti e risulta anche stabile nel tempo al calore. Il vea olio non contiene acqua e quindi non è soggetto ad inquinamento microbiologico. È utile iniziare a preparare il capezzolo con vea olio circa 30 giorni prima del parto. Dal momento della nascita verrà impiegato sul seno materno in allattamento, per la protezione dalle ragadi, per idratare e proteggere il capezzolo. Non è necessaria la rimozione prima di allattare in quanto l’olio vea è commestibile, inodore ed insapore.

11. Rinopatia Gravidica.

Si tratta di una condizione che interessa circa il 60% delle donne in dolce attesa. Ma qual è la causa della rinopatia gravidica? Gli esperti concordano nel ritenere che l’origine del disturbo sia da ricercare nei cambiamenti ormonali che si verificano durante la gravidanza. Ricordando che la maggior parte dei farmaci generalmente utilizzati per combattere riniti allergiche o raffreddori di natura virale, come cortisonici o spray nasali, è sconsigliata in gravidanza, i lavaggi con la soluzione fisiologica possono offrire un leggero sollievo che nei casi più persistenti può essere, però, insufficiente.

12. Emorroidi

Le emorroidi sono un problema frequente, che almeno una volta nella vita interessa circa il 90% della popolazione. In gravidanza, nonostante la brevità del periodo, ne soffre fino al 30% delle puerpere. Affrontare questo fenomeno patologico è molto importante, poiché evita che emorroidi trascurate diano luogo a complicanze rilevanti.

Come già accennato in precedenza, a partire dal quinto mese di gestazione prevalgono infatti fattori di natura meccanica (legati all’ingrossamento uterino) e comportamentale (dovuti alla generale tendenza a ridurre l’attività fisica). Il ristagno del sangue venoso, unitamente alla debolezza vascolare, facilita l’insorgenza di eccessive dilatazioni vasali, responsabili a livello anale del rigonfiamento e del prolasso dei plessi emorroidari. Nella maggior parte dei casi è sufficiente trattare le emorroidi intervenendo sulla dieta: in particolare si aumenta l’introito di fibre e di liquidi, si aggiungono fermenti lattici, verdure e legumi; in tal modo le feci saranno soffici e voluminosi e ridurranno notevolmente lo stress sulla tessuto emorroidario eventualmente già compromessa.

Prodotti elasticizzanti naturali testati in stato di gravidanza possono essere utili per alleviare questo fastidioso problema. Infatti, in gravidanza è proibito l’utilizzo dei cortisonici e molto spesso si ricorre a prodotti fitoterapici che presentano meno effetti collaterali rispetto ai farmaci di sintesi. Particolarmente utili risultano i preparati farmacognostici in grado di rinforzare le pareti dei vasi e ridurre l’infiammazione (ippocastanoalteaamamelide non per via oralemirtillofrutti di boscomalva).

13. Zenzero?

Molte donne hanno sperimentato nei primi mesi di gestazione il fastidioso disturbo della nausea in forma più o meno grave. Lo zenzero è da secoli utilizzato come rimedio principe contro la nausea in quanto ha un’azione digestiva, depurativa e drenante. Inoltre ha proprietà antibatteriche, disinfettanti, aiuta a combattere i sintomi influenzali e da raffreddamento ed è anche utile contro la stitichezza. I primi studi effettuati sull’utilizzo dello zenzero in gravidanza confermavano la diminuzione della nausea ma attenzione una molecola in esso contenuta , il 6-gingerolo, assunto in dosi massicce, ha dimostrato un effetto mutageno. Pertanto non si può considerare del tutto innocuo l’utilizzo dello zenzero in gravidanza e il ministero della salute e l’ AIFA (agenzia italiana del farmaco) ne sconsigliano l’uso gravidanza.

14. Tisane Relax

Per contrastare i problemi di irritabilità, sbalzi d’umore, insonnia frequenti in gravidanza e per favorire una maggiore assunzione di liquidi può essere interessante l’utilizzo di tisane relax composte da piante accuratamente scelte e dosate in modo da poter essere assunte tranquillamente in gravidanza. Le piante più utilizzate sono il tiglio, la Melissa, la Passiflora, la Camomilla.

Quali preparati naturali non possono essere assunti in gravidanza?

Le conoscenze relative alla farmacocinetica ed al meccanismo d’azione di una pianta o di un suo estratto, sono generalmente molto scarse, e comunque limitate a qualche singolo componente. In generale si sa ancora molto poco sulla distribuzione delle sostanze vegetali attraverso la barriera placentare, sui possibili effetti teratogeni e sulle loro attività farmacologiche sui tessuti embrionali.

Sempre, ed in particolare nel 1° trimestre, l’uso di erbe medicinali e derivati, compreso quello di prodotti erboristici, dovrebbe essere limitato ai casi di effettiva necessità e su prescrizione medica. Le sostanze vegetali maggiormente rischiose sono gli oli essenziali e gli alcaloidi, tutte sostanze ad altissima diffusibilità e dotate di basso indice terapeutico, quindi potenzialmente tossiche per l’embrione e il feto o attive sulla contrattilità uterina, e quindi potenzialmente a rischio di aborto.

Caffeina e nicotina, ad esempio, riducono facilmente l’irrorazione placentare e per questo in gravidanza è controindicato il fumo e l’assunzione di molti caffè, così come altre piante neuro/cardiostimolanti o neuro/cardiotossiche quali l’efedra, la noce moscata, l’arancio amaro, ecc. 

Sono controindicate soprattutto le seguenti piante medicinali: China, Assenzio, Ruta, lassativi antrachinonici (Aloe, Cascara, Senna ecc.), Melograno, Chenopodio, Ginepro, Prezzemolo, Menta, Calamo aromatico, Cannella, Issopo, Salvia e comunque tutti gli oli essenziali in particolare quelli ricchi di chetoni. Alcune aumentano la contrattilità uterina con rischio di aborto, altre sono direttamente tossiche per il feto o l’embrione, come per esempio le piante contenenti alcaloidi pirrolizidinici (Borragine, Farfara, Consolida, Farfaraccio, Senecione, ecc.). Il Ministero della Salute ha emesso, in passato, alcuni provvedimenti restrittivi relativi all’uso di alcune erbe in gravidanza presenti in integratori: Ginkgo biloba, Citrus aurantium e Riso rosso fermentato.

Oltre al periodo della gravidanza anche durante l’allattamento occorre prestare molta cautela nell’uso delle erbe. Un recente studio norvegese dimostra come il 43% delle donne in questa fase ricorre a prodotti a base di erbe per aumentare la produzione del proprio latte. Le erbe più utilizzate, nonostante manchino studi che ne dimostrino l’efficacia, sono i semi di Finocchio e di Anice, coni di Luppolo, sommità di Verbena e di Galega. Alcune erbe in particolare possono alterare il sapore del latte poichè molto amare, quali la Genziana, il Lichene islandico e la China. Altre,come quelle contenenti salicilati e lattoni sesquiterpenici possono essere invece responsabili di reazioni allergiche nel neonato. Nel latte passano anche altre sostanze attive quali fitoormoni come ad esempio gli isoflavoni della soia. Tra le erbe di uso comune un’avvertenza in particolare riguarda la Galega (Galega officinalis),la quale si è dimostrata responsabile di effetti tossici cardio-respiratori in animali (pecore e bovini) che si sono nutriti di tale pianta. La sostanza responsabile è la galegina. Queste considerazioni, pur in assenza di eventi avversi segnalati nel neonato, spingono a sconsigliare l’uso della Galega officinalis. Si consiglia di consultare il proprio medico durante la gravidanza, è molto importante la sua consulenza.

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Maalox Bianco o Giallo? Ecco un altro prodotto largamente venduto nelle Farmacie e Parafarmacie ma che richiede qualche specifica in più per chiarire i dubbi dei nostri pazienti. In questo caso si tratta di farmaci senza obbligo di ricetta disponibili nelle Farmacie e Parafarmacie anche in assenza di prescrizione del medico.

Maalox Bianco o Giallo?

Maalox

Ecco un altro prodotto largamente venduto nelle Farmacie e Parafarmacie ma che richiede qualche specifica in più per chiarire i dubbi dei nostri pazienti.

In questo caso si tratta di farmaci senza obbligo di ricetta disponibili nelle Farmacie e Parafarmacie anche in assenza di prescrizione del medico.

Che differenza c’è tra Maalox bianco e Maalox Giallo?

Il Maalox (Bianco) può essere utilizzato in caso di episodi occasionali di bruciore di stomaco ed eccessiva acidità.

Come agisce?

Maalox è a base di Idrossido di Magnesio ed Idrossido di Alluminio, principi attivi che reagiscono con l’acido cloridrico dello stomaco neutralizzando l’acidità gastrica che causa il bruciore di stomaco. Dunque i due principi, in quanto antiacidi, agiscono diminuendo la quantità di acido nello stomaco.

Il Maalox Plus (Giallo) non solo contrasta il bruciore e il dolore di stomaco neutralizzando l’iperacidità, ma riduce anche il gonfiore e combatte la cattiva digestione.

È usato per:

  • trattare bruciore e dolore di stomaco anche in caso di infiammazione dell’esofago (esofagite)
  • per ridurre l’acidità di stomaco e l’eccesso di gas intestinali associati ai disturbi della digestione e per trattare le lesioni della mucosa interna dello stomaco, del duodeno e dell’esofago (principalmente insieme ad altre terapie).

Come agisce?

Maalox Plus è un antiacido associato ad un antimeteorico. La sua azione si basa sul potere antiacido di Idrossido di Magnesio ed Idrossido di Alluminio che riducono il senso di bruciore neutralizzando l’iperacidità. La presenza del dimeticone, invece, ha un’azione contro il gonfiore intestinale causa di meteorismo e flatulenza.

Dunque la principale differenza è nella presenza del Dimeticone, un farmaco indicato per trattare i sintomi del meteorismo, specie se associato ad antiacidi. Il dimeticone è utilizzato sia per la cura del meteorismo gastroenterico, che per l’aerofagia.

Quali formulazioni sono disponibili in commercio?

Maalox (Bianco):

  • 40 compresse masticabili con zucchero
  • 30 compresse masticabili senza zucchero

Adulti e adolescenti sopra i 18 anni d’età: 1-2 compresse 4 volte al dì, ben masticate o succhiate, 20-60 minuti dopo i pasti e prima di coricarsi.

  • Sospensione Orale 20 bustine

Adulti e adolescenti sopra i 18 anni d’età: 2-4 cucchiaini o 1-2 bustine 4 volte al giorno, 20-60 minuti dopo i pasti e prima di coricarsi.

  • Sospensione Orale flacone 200 ml

Adulti e adolescenti sopra i 18 anni d’età: 2-4 cucchiaini o 1-2 bustine 4 volte al giorno, 20-60 minuti dopo i pasti e prima di coricarsi.

Maalox Plus (Giallo):

  • 30 compresse masticabili

Adulti e adolescenti sopra i 18 anni d’età: 2-4 compresse 4 volte al giorno ben masticate o succhiate, 20-60 minuti dopo i pasti e prima di coricarsi.

  • Sospensione Orale flacone 200 ml

Adulti e adolescenti sopra i 18 anni d’età: 2-4 cucchiaini 4 volte al giorno, 20-60 minuti dopo i pasti e prima di coricarsi.

In caso di dubbi, in politerapia farmacologica o in particolari patologie, è sempre consigliato il consulto del medico.

 

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Biochetasi e/o Geffer: cosa sono, come agiscono e quali sono le similitudini ma soprattutto le differenze?

 

Ecco altri due prodotti largamente venduti nelle Farmacie e Parafarmacie ma che richiedono qualche specifica in più per chiarire i dubbi dei nostri pazienti.

Biochetasi o Geffer sono due farmaci di automedicazione acquistabili in farmacia e parafarmacia anche in assenza di prescrizione del medico.

Sono due farmaci diversi con diversi principi attivi e pertanto hanno occasioni di uso diverse.

Cos’è e cosa contiene Biochetasi?

La Biochetasi è un policomposto ad azione antiacidosica, per il ripristino del potassio intracellulare e per un corretto funzionamento dei cicli metabolici ed un reintegro delle sostanze ad azione enzimatica e coenzimatica.

Biochetasi è a base di citrati e vitamine. I seguenti principi attivi in essa contenuti, Sodio citrato, Potassio citrato, Acido citrico, Tiamina, Riboflabina e vitamina B6, lavorano in sinergia per eliminare i sintomi e favorire il metabolismo cellulare.

In particolare:

  •       acido citrico, citrato di sodio e citrato di potassio agiscono come antiacidi e disintossicanti, tamponando l’iperacidità gastrica.
  •       Vitamina B1, attraverso il corretto utilizzo di zuccheri, grassi e proteine, favorisce il processo digestivo.
  •       Vitamina B2, ripristinando il metabolismo glucidico e lipidico, favorisce i processi digestivi. La vitamina B2, o Riboflavina, è anche la componente che conferisce naturalmente al granulato la sua tipica colorazione arancione.
  •       Vitamina B6 contribuisce ad attenuare la sensazione di nausea. È fondamentale per lo svolgimento di molte reazioni biochimiche, aiuta il metabolismo di aminoacidi, acidi grassi e zuccheri e contribuisce alla formazione degli ormoni e dei globuli bianchi e rossi.

Quando assumere Biochetasi?

Biochetasi è un farmaco ben tollerato e adatto a trattare numerosi disturbi gastrici. Può essere assunto anche da bambini e donne in stato di gravidanza o allattamento. È consigliato in caso di:

  •       Iperacidità gastrica
  •       Difficoltà digestive
  •       Insufficienza epatica
  •       Stati chetonemici
  •       Nausea gravidica

Formulazioni disponibili in commercio:

  • BIOCHETASI BUSTE

Granulato effervescente all’aroma di arancia

DOSAGGIO E MODALITÀ DI ASSUNZIONE

ADULTI

2 Bustine
3 Volte Al Giorno

BAMBINI (SOTTO AI 12 ANNI)

1 Bustina
3 Volte Al Giorno

  • BIOCHETASI SUPPOSTE

ADULTI

1/2 Supposte
Al Giorno

  • BIOCHETASI POCKET

Compresse masticabili

DOSAGGIO E MODALITÀ DI ASSUNZIONE

ADULTI

2/4 compresse al bisogno

BAMBINI (SOTTO AI 12 ANNI)

2/4 compresse al bisogno

Non assumere Biochetasi in caso di ipersensibilità verso i componenti o ad altre sostanze strettamente correlate dal punto di vista chimico.

Cos’è, cosa contiene e quali sono gli usi terapeutici di Geffer?

Geffer appartiene alla categoria terapeutica dei procinetici (medicinali che accelerano lo svuotamento gastrico): è un medicinale di associazione volto al trattamento dei disturbi derivanti da iperacidità gastrica (eccesso di acido nello stomaco), eccessi alimentari, anormale presenza di aria e gas nello stomaco e difficoltà digestive.

Una bustina di granulato effervescente contiene i seguenti principi attivi:

  •        metoclopramide cloridrato 5 mg,
  •        dimeticone 50 mg,
  •        potassio citrato 94,45 mg,
  •        acido citrico 670 mg,
  •        acido tartarico 152 mg,
  •        sodio bicarbonato 1050 mg.
  •        Gli altri componenti sono: aroma arancia, saccarosio.

Pertanto, guardando la composizione comprendiamo facilmente che il prodotto agisce come antiacido, ma associa anche una attività sulla pancia gonfia, dovuta al dimeticone ed una attività sulla digestione legata alla metoclopramide.

Dunque Geffer si usa per il trattamento dei sintomi dell’iperacidità (dolore e bruciore di stomaco), quando accompagnata da rallentamento del transito gastrico (digestione lenta), nausea, aerofagia e meteorismo (situazioni caratterizzate da anomalo accumulo di gas nello stomaco o nell’intestino che determina eruttazione, tensione e gonfiore addominale).

Non prenda Geffer

  •        se è allergico ai principi attivi o ad uno qualsiasi degli altri componenti di questo medicinale.
  •        se è in gravidanza o se sta allattando.
  •        se ha un’età inferiore ai 16 anni.
  •        se sta prendendo medicinali appartenenti al gruppo degli anticolinergici (medicinali che inibiscono gli effetti dell’acetilcolina, un neurotrasmettitore);
  •        nei casi in cui la stimolazione della motilità intestinale possa rivelarsi pericolosa, per esempio in presenza di emorragia gastrointestinale, perforazione, ostruzione meccanica (blocco del tratto intestinale).
  •        Se soffre di una delle seguenti malattie:

o   glaucoma (una malattia degli occhi caratterizzata dall’aumento della pressione oculare),

o   feocromocitoma (tumore della ghiandola surrenale),

o   epilessia,

o   morbo di Parkinson e altre affezioni extrapiramidali (disturbi dei movimenti involontari),

o   porfiria, una malattia rara nella quale è alterata l’attività di particolari enzimi.

Evitare anche l’assunzione di neurolettici e sedativi, in caso di assunzione di Geffer.

Formulazioni disponibili in commercio:

  • Geffer Granulato Effervescente 24 Bustine Al gusto di Arancia

DOSAGGIO E MODALITÀ DI ASSUNZIONE

1 bustina in mezzo bicchiere d’acqua
prima dei pasti o al momento dell’insorgenza dei disturbi, 2-3 volte al giorno.

In caso di dubbi, in politerapia farmacologica o in particolari patologie, è sempre consigliato il consulto del medico.

 

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Prima, dopo o lontano dai pasti? Quando assumere un farmaco?

Sono domande che vengono poste ogni giorno ai nostri farmacisti e per quanto possiate pensare siano banali, in realtà ricoprono un ruolo fondamentale per garantire l’efficacia del farmaco.

Ogni volta che prendiamo un farmaco a stomaco pieno vi possono essere delle interferenze con il cibo ma, fortunatamente, nella maggior parte dei casi, queste non sono tali da compromettere l’efficacia della terapia o da rappresentare un pericolo. 

Per tale motivo al momento della prescrizione o della dispensazione di un medicinale il paziente dovrebbe ricevere indicazioni esaurienti sulle modalità di assunzione in relazione ai pasti.

Le interazioni cibo-farmaci, oltre ad essere molteplici, possono essere anche molto complesse. E’ ovvio che le considerazioni di seguito riportate si applicano solo alle terapie orali, quando cioè i farmaci vengono deglutiti perché solo in questi casi il loro cammino segue la stessa strada degli alimenti. Non interessano perciò le altre vie di somministrazione, neppure quella sublinguale in quanto il farmaco, anche se posto in bocca sotto la lingua, passa direttamente nel sangue e viene assorbito attraverso la ricca vascolarizzazione della mucosa orale.

Ecco perchè è molto importante rispettare quando indicato per l’assunzione di ciascun farmaco. Gli stessi medici, sulle ricette e prescrizioni usano spesso terminologie diverse per dire la stessa cosa. Cerchiamo allora di fare chiarezza e soprattutto di mettere in luce le differenze.

  • da assumere PRIMA del pasto: assumi il farmaco a stomaco vuoto, entro 30 minuti dall’inizio del pasto;
  • da assumere DOPO il pasto: assumi il farmaco a stomaco pieno, subito dopo aver terminato di mangiare;
  • da assumere AI pasti o DURANTE i pasti: assumi il farmaco durante il pasto (mentre stai mangiando) o comunque a stomaco pieno;
  • da assumere PREFERIBILMENTE AI pasti: assumi il farmaco preferibilmente (ma non esclusivamente) durante il pasto (mentre stai mangiando) o comunque preferibilmente a stomaco pieno;
  • da assumere LONTANO dai pasti o A STOMACO VUOTO: assumi il farmaco almeno un’ora prima dei pasti o due ore dopo aver mangiato;
  • da assumere INDIPENDENTEMENTE dai pasti: non c’è interazione tra farmaco e cibo quindi il medicinale può essere assunto in qualsiasi momento della giornata.

 

Cosa mangiare prima di assumere farmaci?

Salvo diversa indicazione del medico, non è importante mangiare un determinato cibo piuttosto di un altro, è invece importante assumere un quantitativo adeguato di cibo per poterlo definire“pasto”.

E’ importante il tipo di liquido con cui assumere il farmaco?

Si, il tipo di liquido o di bevanda con cui si assume il farmaco è fondamentale, basti pensare al caso del succo di pompelmo. Per evitare qualsiasi problema, l’acqua naturale è sempre la scelta più opportuna, meglio se a temperatura ambiente e in abbondanza.

Attenzione all’alcool

Anche se non è un alimento nel senso stretto del termine, l’alcool è comunque un componente usuale della dieta di molte persone. L’accoppiata alcool-farmaci è imprevedibile e pericolosa. Andrebbe perciò sempre evitata.

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Una delle situazioni più comuni per il farmacista è quella di comunicare al paziente che per l’acquisto delle bustine di Oki è necessaria la ricetta del medico. Ebbene sì, l’Oki bustine è un farmaco etico, acquistabile in farmacia solo se siete in possesso di ricetta bianca Ripetibile del medico. L’unica formulazione acquistabile in assenza di ricetta del medico è l’Okitask, disponibile in due formulazioni.

Oki e Okitask: quali sono le differenze?

oki e okitask

Una delle situazioni più comuni per il farmacista è quella di comunicare al paziente che per l’acquisto delle bustine di Oki è necessaria la ricetta del medico.

Ebbene sì, l’Oki bustine è un farmaco etico, acquistabile in farmacia solo se siete in possesso di ricetta bianca Ripetibile del medico con la quale potete ritirare 10 confezioni del suddetto farmaco in sei mesi a partire dalla data di compilazione della ricetta.

L’unica formulazione acquistabile in assenza di ricetta del medico è l’Okitask, disponibile in due formulazioni.

Ma andiamo a vedere in dettaglio.

L’Oki bustine (80 mg granulato per soluzione orale) è una formulazione a base di Ketoprofene sale di lisina, antinfiammatorio e antireumatico non steroideo appartenente alla classe dei derivati dell’acido propionico.

Si utilizza nel trattamento sintomatico di stati infiammatori associati a dolore, tra i quali:

  • artrite reumatoide
  • spondilite anchilosante
  • artrosi dolorosa,
  • reumatismo extra-articolare
  • flogosi post-traumatica
  • affezioni flogistiche dolorose in odontoiatria, otorinolaringoiatria, urologia e pneumologia.

Dose, modo e tempo di somministrazione?

Sia per gli adulti che per i bambini, ma soprattutto per gli anziani, trattandosi di un farmaco etico è necessario un attento consulto del medico.

 

Qual è la differenza con L’Okitask?

L’azienda farmaceutica Dompé ha introdotto in commercio una formulazione denominata Okitask® (Ketoprofene sale di Lisina) che non necessita della prescrizione del medico. Si tratta, infatti, di un farmaco senza obbligo di ricetta acquistabile in farmacia e parafarmacia.

La principale differenza dell’Okitask rispetto all’Oki è nella concentrazione di principio attivo, che risulta esattamente la metà di quella contenuta nelle bustine di Oki.

Come si presenta?

-Granulato per uso orale. Confezione da 10, 20 o 30 bustine.

-Compresse rivestite con film. Confezione da 10 o 20 compresse.

 

Per che cosa è indicato?

Okitask® in bustine orosolubili o in compresse rivestite con film è indicato per dolori di diversa origine e natura, in particolare:

  • mal di testa
  • mal di denti
  • nevralgie
  • dolori mestruali
  • dolori muscolari e osteoarticolari.

Adulti e ragazzi sopra i 15 anni: 1 bustina/1 compressa una sola volta, o ripetuta 2-3 volte al giorno, nelle forme dolorose di maggiore intensità.

Nel caso della bustina orosolubile, il contenuto può essere posto direttamente sulla lingua: Okitask® orosolubile si dissolve con la saliva, consentendone l’impiego senz’acqua.

 

E’ preferibile l’assunzione a stomaco pieno?

Assolutamente si, come tutti gli anti-infiammatori è fortemente gastro-lesivo e si consiglia sempre l’assunzione a stomaco pieno.

Non assumere in gravidanza o allattamento

In politerapia farmacologica o in particolari patologie, è sempre consigliato il consulto del medico.

 

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E’ tempo di “back to school”, ma attenzione alle difese immunitarie dei figli!

Le difese immunitarie sono le difese del nostro organismo che ci proteggono dagli attacchi degli agenti patogeni esterni. Rafforzare le difese immunitarie è un bisogno a cui provvedere quando vengono compromesse o indebolite da fattori come lo stress, certe patologie, l’uso smodato di antibiotici, il freddo, il cambio di stagione, l’alimentazione impropria, l’inadeguato riposo notturno ecc. In questi frangenti, la scarsa efficacia dell’esercito immunitario comporta una maggiore suscettibilità alle infezioni (malattie scatenate da agenti infettivi quali batterivirusfunghi e parassiti).

 Cerchiamo ora di capire come aumentare le difese immunitarie.

Esistono diverse “strategie” che vi permetteranno di potenziare e rafforzare il vostro sistema immunitario; 

1) l’alimentazione

La prima cosa che potete fare per aumentare le difese immunitarie è curare bene l’alimentazione. Seguire una dieta bilanciata dal punto di vista nutrizionale può infatti aiutare molto a rafforzare le vostre difese immunitarie, apportando all’organismo tutte quelle sostanze di cui ha bisogno per un corretto funzionamento.

Il consiglio è di limitare quanto più possibile il consumo di cibi molto elaborati che contengono quantità eccessive di zuccheri e di grassi saturi, facendo anche attenzione nel variare la vostra dieta in modo tale da massimizzare la quantità di ogni nutriente.

Inoltre è consigliato di consumare frutta e verdure che contribuiscono molto al rafforzamento delle difese immunitarie.

2) stile di vita sano e attività fisica

Fondamentale è dormire almeno sette/otto ore a notte poiché non riposare a sufficienza porta a problemi di concentrazione e quindi a un possibile cedimento delle difese immunitarie. Se il tuo scopo è quello di stare bene, sia fisicamente che mentalmente, devi fare in modo che l’attività fisica diventi parte del tuo quotidiano. 

3) Spesso questi rimedi non bastano a favorire un aumento delle difese immunitarie, importanza fondamentale rivestono gli immunostimolanti.

Si definisce immunostimolante qualsiasi farmaco o sostanza capace di stimolare le difese immunitarie dell’organismo, potenziando la capacità di combattere le infezioni. Tale effetto viene ampiamente sfruttato nel trattamento di svariate malattie, che vedono nel calo generalizzato delle difese immunitarie un fattore causale, favorente o conseguente.

Esistono importanti piante medicinali ad azione immunostimolante come Echinacea, Pappa Reale, Propoli e tante altre. Per rafforzare le difese immunitarie importante è l’apporto di Vitamina C, le piante che ne sono più ricche sono l’Acerola e la Rosa Canina, oltre ovviamente ai frutti come gli agrumi o i kiwi.

Ma andiamole a vedere in dettaglio:

-Echinacea: è una pianta erbacea ad elevate proprietà sia antibatteriche che antinfiammatorie. La parte importante è la radice perché contiene polisaccaridi dalle note proprietà immunostimolanti.


-Uncaria
: è una pianta originaria dell’Amazzonia che migliora le difese grazie agli alcaloidi. Previene la formazione di radicali liberi ed è un ottimo antidolorifico e cicatrizzante. 

-Astragalo: pianta originaria della Cina è da sempre utilizzata come rimedio naturale per raffreddori e influenze. Ottimo antivirale e disintossicante grazie alle sue radici ricche di saponine e polisaccaridi che fortificano il nostro organismo

-Curcuma: apprezzata per le note proprietà aromatizzanti in cucina ha anche proprietà farmacologiche dovute alla curcumina. Questa pianta è potente nel combattere le infezioni e i radicali liberi che ossidano le nostre cellule. Per questo ha un forte potere antinfiammatorio e immunostimolante. Aiuta inoltre la funzione digestiva ed epatica. 

-Propoli: da sempre ricostituente dell’organismo. La sua capacità di stimolare le difese immunitarie aiuta a prevenire le malattie da raffreddamento (influenza, raffreddore e tonsilliti).

-Miele di manuka: un cucchiaino di miele di Manuka si rivela importante per evitare che i sintomi del raffreddore si manifestino. Presenta un elevato potere antibatterico.

Pappa Reale: concentrato di energia con  indiscutibili proprietà benefiche. Particolarmente indicato per bambini e persone anziane è un ottimo ricostituente per l’organismo debilitato. 

-Acerola: I suoi piccoli frutti sono ricchi di Vitamina C (acido ascorbico). Per questo motivo è lo scudo ideale per prevenire stati influenzali, per combattere forme infettive delle vie respiratorie e per ricaricare il corpo di vitamine. 

-Rosa canina: oltre ad essere un forte antinfiammatorio è anche un valido rimedio nella prevenzione delle allergie e delle congiuntiviti. Le sue bacche sono ricche di vitamina C e i suoi germogli hanno importanti funzioni immunostimolanti. 

Ancora di straordinaria importanza sono lPapaya fermentata, l’ Aloe vera, Bacche di Goji e i Fermenti Lattici.

Quest’ultimi contribuiscono a proteggere il nostro organismo ripristinando l’equilibrio soprattutto a livello intestinale e urinario. Un corretto e regolare utilizzo di fermenti lattici vivi, soprattutto con i cambi stagionali, fa da barriera verso i germi patogeni.

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Un esperto farmacista sarà pronto a soddisfare le tue richieste.

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