Analisi Lipidomica di Membrana Cellulare: Fatpharmacy

Cosa consente di fare fatpharmacy:

In caso di disturbi ricorrenti e condizioni che influenzano il benessere e la qualità di vita, l’analisi fatpharmacy permette di valutare, attraverso un quadro completo di indicatori molecolari, lo stato di salute cellulare.

  • Fotografa lo stato di salute della cellula, controllando l’equilibrio funzionale della membrana, sito che controlla l’equilibrio generale;
  • Evidenzia gli indicatori molecolari di tipo lipidico, importanti per mantenere specifiche funzioni cellulari;
  • Fornisce un’indicazione personalizzata per il suggerimento del Farmacista ed interviene in maniera specifica, su base nutrizionale, nella situazione riscontrata;
  • Delinea un percorso chiaro verso il recupero dell’equilibrio.

Conoscere oggi cosa serve alla cellula per farla star bene è importante per la salute di domani.

Quando è utile eseguire fatpharmacy:

In situazioni fisiologiche correlate alla qualità della vita:

  • In gravidanza o durante l’allattamento, per garantire il giusto equilibrio nutrizionale-metabolico alla madre e al bambino;
  • In caso di disturbi ricorrenti, come stanchezza, stress, depressione senza correlazione con una condizione di salute, allergia stagionale, cutanea o respiratoria con il sentore di un abbassamento delle difese immunitarie, sovrappeso o rallentamento metabolico;
  • Se sono manifeste problematiche di tipo: metabolico (es. eccesso di colesterolo o trigliceridi), cardiologico, neurologico (es. disturbi di umore o di memoria) e infiammatorio (es. dolori articolari o problemi intestinali);
  • Nella pratica sportiva a livello professionistico o amatoriale e si desidera fare un check-up dell’organismo per una migliore performance;
  • Quando si assumono integratori di acidi grassi omega-3, omega-6, (oli di pesce, olio di lino, olio di borragine, ecc.) e si desidera sapere se l’integrazione è adeguata e se sta funzionando.

Dove e come si esegue fatpharmacy:

L’analisi lipidomica fatpharmacy è disponibile nelle Parafarmacie Chiedilo al Farmacista che sono state selezionate e formate per essere specialiste in lipidomica. Per conoscere quella più vicina dove poter eseguire l’analisi fatpharmacy consulta la sezione punti vendita.

È richiesta la compilazione di un questionario di anamnesi ed abitudini alimentari ed un semplice auto-prelievo assistito di sangue venoso da dito (500 microlitri / 20 gocce), da effettuare direttamente in sede.Il materiale necessario per eseguire l’analisi è racchiuso in un kit mono-uso da noi fornito. Non è necessario il digiuno per effettuare il prelievo di sangue. Un corriere dedicato consegnerà tutto il materiale al Laboratorio di Lipidomica Autorizzato ASL (Aut. San. PG 263274 del 08/11/2012), dove verrà processato ed elaborato il campione di sangue, mediante un protocollo di selezione cellulare con apparecchiatura robotica di proprietà di Lipinutragen,  metodo accreditato ISO 17025.

Il risultato dell’analisi fatpharmacy:

Lipinutragen invierà, al massimo entro 10 giorni lavorativi, l’esito al Farmacista referente, che contatterà il Cliente per la consegna e la discussione del risultato dell’analisi fatpharmacy.

Il metodo di riequilibrio POST-ANALISI:

Grazie all’analisi lipidomica fatpharmacy si individua la condizione della membrana cellulare. Se l’esito evidenzia una situazione di squilibrio, è importante iniziare e seguire il piano di riequilibrio personalizzato, costituito da un percorso di corrette abitudini alimentari, della durata di 4 mesi. Qualora fosse necessario, il referente fatpharmacy, nella figura del Farmacista, suggerirà un’integrazione nutraceutica personalizzata.
Ripetendo l’analisi fatpharmacy 1 volta l’anno, si potrà tenere sotto controllo la salute a livello molecolare, applicando ogni giorno ciò che è provato scientificamente come fondamentale per la prevenzione ed il mantenimento della qualità di vita.

Il piano di riequilibrio personalizzato non è sostitutivo alle cure, consigli o terapie prescritte dal medico curante.

Il Farmacista, specialista in lipidomica di membrana cellulare, è il consulente molecolare ed unico referente per il servizio fatpharmacy. Dopo aver ricevuto il risultato dell’analisi lipidomica, il Cliente sarà guidato dal Farmacista di fiducia verso un percorso di riequilibrio e/o di mantenimento di equilibrio cellulare personalizzato. Si raccomanda un incontro mensile con il Farmacista per poter restituire i feedback del percorso intrapreso ed eventuali esigenze/delucidazioni. Solo in questo modo il Farmacista riuscirà ad affiancare il Cliente nel miglioramento della qualità di vita.

Per maggiori informazioni visita il sito www.lipinutragen.it

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Pediculosi: Cause e Rimedi

La pediculosi è una parassitosi causata da un insetto: il pidocchio.

Ne esistono di tre diverse specie:

  • Pediculus capitis – pidocchio del capo
  • Pediculus humanus – pidocchio del corpo
  • Pediculus pubis – pidocchio del pube ( per la testa schiacciata è detto “ piattola” )

È una infestazione frequente sia nei paesi ricchi che in quelli in via di sviluppo non legata ad un fattore igienico. La trasmissione avviene per contatto diretto con persone già infestate oppure scambiando indumenti o oggetti (cappelli, sciarpe, pettini, etc.).

Il ciclo vitale del parassita consiste in tre fasi:

  1. Uova
  2. Ninfa
  3. Adulto

Circa 12/24 ore dopo l’accoppiamento, la femmina depone le uova (lendini) di colore bianco perlaceo alla base del capello, a cui vengono fatte aderire mediante una particolare sostanza collosa. La schiusa avviene dopo 1-2 settimane dalla deposizione.

Durante la prima settimana il pidocchio neonato, che in questa fase prende il nome di Ninfa, nutrendosi già di sangue sviluppa la sua morfologia fino a raggiungere forma e dimensioni da pidocchio adulto.

Il pidocchio femmina, che vive dalle due alle tre settimane, depone circa 10 uova al giorno.

Come riconoscere le Lendini dalla Forfora?

La forfora e le lendini possono confondersi, ma è possibile distinguere le uova dei pidocchi abbastanza facilmente. Per togliere ogni dubbio è sufficiente muovere i capelli con la mano o, meglio ancora, passare un pettine a denti molto fitti: se si solleva subito una polvere biancastra si tratta di forfora, se invece rimangono ancorate al cuoio capelluto sono lendini.

Al di fuori del cuoio capelluto il parassita sopravvive in genere meno di 24 ore, ma in alcuni casi può arrivare fino a 48. Le uova che si trovano ad una temperatura inferiore a quella cutanea non riescono a schiudersi.

L’infestazione si manifesta con irritazione e intenso prurito nella zona interessata .

Per prima cosa è indispensabile la localizzazione delle uova; un’ accurata ispezione del cuoio capelluto è sufficiente per scoprire l’infestazione.

Le più facili da individuare sono le lendini che solitamente si trovano attaccate ai capelli della nuca e a quelli adiacenti alla zona auricolare. Le uova sono infatti attaccate alla radice dei capelli, dove le condizioni di temperatura e umidità sono più favorevoli alla schiusa.

Come trattare la Pediculosi?

Il trattamento è costituito da prodotti appositi in crema, schiuma o gel.

I prodotti a base di PERMETRINA sono considerati il prodotto migliore perché uccidono sia i pidocchi sia le lendini. E’ disponibile in commercio in forma di emulsione (con concentrazione all’1%) ed è impiegabile in tutti i tipi di pediculosi: va applicato uno strato sottile sul cuoio capelluto, lo si lascia agire per 10 minuti e quindi lo si rimuove con abbondante risciacquo. Questo prodotto è ben tollerato, ma è sconsigliato l’uso dello stesso sotto i sei mesi di età.

C’è un interesse crescente a utilizzare sostanze naturali anche per trattare la pediculosi. I  vari prodotti disponibili ( a base di estratto di noce di cocco, oli essenziali di anice e Ylang-ylang) uccidono i pidocchi per soffocamento comportandosi come agenti “occlusivi”.

Vengono applicati sul cuoio capelluto asciutto per 10/15 minuti e poi rimossi con uno Shampoo specifico con la capacità anche di rimuovere le lendini dal fusto del capello.

Risulta di elevata importanza anche la rimozione meccanicamente con un pettine specifico.

Per le uova può essere anche usata una miscela costituita da metà acqua calda e metà aceto. La procedura va ripetuta ogni quattro giorni per almeno due settimane e comunque fino a quando, per tre trattamenti successivi, non sono più visibili i pidocchi. Si tratta di una tecnica un po’ più laboriosa ma efficace che si basa sul seguente principio: le uova schiudono in una settimana e i pidocchi appena nati non sono in grado di spostarsi da una testa all’altra per i primi sette giorni dopo la nascita e di riprodursi per i primi 10 giorni. Quindi se tutti pidocchi “giovani“ vengono asportati entro i primi giorni dalla nascita, l’infestazione può essere eradicata.

Sono possibili le recidive?

Le recidive sono legate alla presenza di pidocchi nati da uova sopravvissute o da reinfestazione da tessuti o oggetti. Come precedentemente accennato, il pidocchio lontano dal corpo sopravvive solo poche ore, sia per la mancanza di nutrimento che per le condizioni sfavorevoli dell’ambiente. Per tale motivo, al fine di garantire l’efficacia terapeutica ed evitare recidive, risulta di straordinaria importanza l’isolamento degli oggetti/indumenti di precedente utilizzo da parte della persona, quali spazzole, sciarpe, elastici, fodere, fasce per capelli, etc. Per evitare la diffusione del contagio si raccomanda di controllare tutti componenti della famiglia e le persone venute a stretto contatto. Il rinvenimento di pidocchi vivi dopo pochi giorni dal trattamento è segno di fallimento che può essere dovuto a:

  • Resistenza vera della parassita nei confronti del prodotto utilizzato.
  • Non corretta esecuzione del trattamento (mancato rispetto dei tempi di posa, distribuzione non uniforme o di quantità in adeguate del prodotto sul cuoio capelluto).
  • Reinfestazione.

EFFICACE risulta il controllo settimanale dei capelli da parte dei genitori per l’identificazione precoce dei casi di pediculosi.

Per maggiori informazioni e chiarimenti, non esitate a contattarci. Saremo pronti a rispondere alle vostre domande in Chat o sulla mail info@chiediloalfarmacista.it

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Capello: quando parlare di alopecia?

Si definisce alopecia il processo di diminuzione della qualità e della quantità di capelli o la loro scomparsa. Il termine deriva dal greco alópex (ἀλώπηξ = volpe) e vuole indicare un tipo di perdita di capelli a chiazze, come quella della volpe in primavera. Infatti proprio al cambio delle stagioni succede quasi a tutti di perdere più capelli, fenomeno che si accentua in primavera e in autunno ma che può cominciare a verificarsi anche in estate a causa della eccessiva esposizione alle radiazioni solari e alle alte temperature. Ma andiamo a vedere in dettaglio.

Qual è il ciclo di vita del capello?

ll ciclo di vita e la conseguente crescita del capello avviene alla velocità di 1-1,5 cm al mese. Il capello è un elemento vivente che segue un ciclo pilifero della durata media di 2-6 anni. Nell’uomo, al contrario degli altri mammiferi che sono sottoposti ad una muta periodica, questa evoluzione ciclica non è sincrona (quindi ogni capello è indipendente dagli altri). 

I capelli crescono ciclicamente seguendo tre fasi:  

  • una fase di crescita chiamata anagen,
  • una fase di regressione detta catagen
  • un periodo di riposo detto telogen.


Nella fase anagen si riconoscono sei sottofasi. Le prime cinque sottofasi occupano un periodo abbastanza breve e costituiscono la fase proliferativa, mentre la sesta fase è quella più lunga ed è caratterizzata da una fase di differenziazione. 

La fase catagen rappresenta il momento in cui il follicolo comincia a diminuire e man mano ad arrestare la propria attività mitotica. Essa ha una durata di circa 7-21 giorni. 

La fase telogen rappresenta la fase di riposo del follicolo ed ha una durata di circa 3 mesi nel corso dei quali il sacco follicolare, che contiene il bulbo del capello, risale verso l’epidermide.

Nel corso dell’anno due periodi, primaverile e molto più visibilmente nel periodo autunnale, si assiste ad una caduta di capelli in fase telogen. Questi dati scientifici danno valore alla detto popolare “cadono le foglie, cadono i capelli“. Un aumento dei capelli che cadono non deve far pensare a nulla di patologico e quindi destare preoccupazione, fino a che la quantità di capelli in caduta sia proporzionata alla loro densità abituale. Si può iniziare a pensare di essere di fronte ad una anomalia nella caduta di capelli quando la quantità dei capelli in fase di caduta è visibilmente maggiore rispetto alla quantità dei capelli in fase di crescita

Ma quali possono essere le cause dell’alopecia?

Diverse sono le cause dell’ alopecia:

  • genetico, talvolta con trisomia del cromosoma 21;
  • immunologico, che comporterebbe uno stato di diminuzione delle difese immunitarie oppure una compartecipazione di malattie a sfondo autoimmunitario;
  • nutrizionale, per carenza di proteine, vitamine o minerali dovuta a diete troppo restrittive o malattie (es. anemia);
  • psicologico, causato da stress ed eventi traumatici.

 

Classificazione

Le alopecie possono essere classificate in cicatriziali, suddivise in ereditarie ed acquisite, e non cicatriziali suddivise a loro volta in ereditarie ed acquisite.

Tra le non cicatriziali acquisite esiste L’ ALOPECIA ANDROGENETICA che è legata alla interazione del testosterone (ormone androgeno) con dei recettori ormonali presenti nel follicolo pilifero; più questi recettori sono sensibili più la calvizie è precoce. Quando l’attività ormonale inizia la sua fase acuta, si manifesta questo problema: chiaramente  più presto si iniziano i trattamenti preventivi, maggiori sono le probabilità di successo. È necessario proteggere il follicolo pilifero del capello dall’attacco di radicali liberi e dagli squilibri sebacei. Per tale motivo è fondamentale

  • la scelta di uno Shampoo adeguato
  • proteggere i capelli dalle radiazioni UVB
  • usare spazzole morbide per pettinare i capelli soprattutto quando sono bagnati
  • Limitare i trattamenti chimici (decolorazione e permanente)

Oltre alla calvizie comune conosciuta come alopecia androgenetica è molto frequente il TELOGEN EFFLUVIUM, alopecia non cicatriziali acquisita. In tale manifestazione i capelli cadono copiosamente senza formare alcuna chiazza. È una caduta legata a vari motivi: gravidanza, carenze nella dieta, terapie farmacologiche, malattie gravi, stress, ecc. Anche per questo tipo di alopecia è necessario risalire alle cause scatenanti così da usare la terapia, locale o sistemica, più adatta alla risoluzione del problema.

Altra manifestazione di alopecia non cicatriziale acquisita è L’ ALOPECIA AREATA, caratterizzata dalla comparsa di una o più chiazze di forma circolare di dimensione variabile ben delimitate completamente prive di peli. Questo tipo di alopecia può colpire sia il cuoio capelluto che la barba, le sopracciglia e talvolta tutto il corpo sempre con chiazze rotondeggianti. La causa spesso è legata ad alterazioni psico emotive, shock traumatici, ma anche malattie autoimmuni, disfunzione ormonale, infezioni. Molto spesso i capelli ricrescono spontaneamente ma sono frequenti recidive.

Alopecia areata è una patologia che crea molto disagio in coloro che ne sono affetti e il dermatologo è colui che imposta il tipo di terapia adatta dopo una accurata diagnosi. Una volta scelta una terapia, questa dovrà essere seguita scrupolosamente per alcuni mesi prima di poter determinare l’efficacia o meno del trattamento. È opportuno anche ricordare che durante una terapia si possono manifestare delle ricadute parziali che possono minare la fiducia del paziente nella terapia (recidive). Tra le terapie possiamo riconoscere quelle su base ORMONALE, in cui il farmaco principe è sicuramente il cortisone, e quelle NON ORMONALI. Trattamenti non ormonali impiegati per arrestare la patologia, laddove è possibile, si basano sulla vascolarizzazione dei follicoli piliferi che devono restare attivi. Tra le più comuni sono le sedute di Laser terapia con lunghezza d’onda di 308 nm e l’uso delle lozioni a base di Minoxidil, il suo successo è basato sull’aumento della produzione di una proteina specifica nella papilla dermica che rende il capello più lungo e di diametro maggiore.

Studi recenti hanno messo in evidenza la possibilità di considerare l’Alopecia Areata come una patologia spia di altre ben più importanti. Per tale motivo il paziente non deve essere visto sotto il profilo dell’alopecia areata ma sottoposto ad uno screening più ampio.

“L’A.A. non è da confondersi con l’alopecia comune, che ha tutta un’altra patogenesi, e dalle cicatriziali che vengono mediate da altri tipi di patogenesi – spiega ancora Rossi – È una condizione geneticamente determinata,  con un impatto da punto di vista immunologico importante. È considerata a tutti gli effetti una patologia autoimmune, al pari della tiroidite, della psoriasi, della celiachia. Facile da diagnosticare per le caratteristiche peculiari, da non sottovalutare perché spesso può mimare altre condizioni.  Non ha un protocollo ed è personalizzata, è fatta sul paziente perché ogni paziente ha con sé altre condizioni autoimmuni:  nel 25 per cento dei casi associa la tiroidite hashimoto, nel 5/6 per cento il morbo celiaco, altre percentuali per condizioni tipo psoriasi, vitiligine[AB1] , ecc.. Motivo per cui – avverte il prof. Rossi – il paziente non deve essere visto sotto il profilo dell’alopecia areata ma sottoposto ad uno  screening più ampio. Possiamo considerare l’Alopecia areata quindi una patologia spia di altre ben più importanti come anche la sclerosi multipla, che hanno la stessa patogenesi e magari si svilupperanno solo più in là”.

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La Dieta per il Meteorismo

Il meteorismo è un disturbo gastrointestinale associato alla distensione addominale generata da una eccessiva produzione e accumulo di gas nel tratto digestivo, usualmente nel tratto intestinale o nello stomaco, più raramente nella cavità addominale. Esso provoca una spiacevole sensazione di tensione e gonfiore addominale accompagnati, non di rado, dalla comparsa di dolore più o meno intenso e, nei casi più seri, da disturbi respiratori. 

Le Cause del Meteorismo

Le cause del meteorismo possono essere molteplici; tra le più note troviamo:

  1. ingresso eccessivo di aria attraverso la deglutizione;
  2. eccessiva fermentazione dei cibi nell’intestino;
  3. Introduzione di componenti alimentari non completamente digeribili o irritanti per la mucosa intestinale (caffeina, alcol, lassativi osmotici); 
  4. ristagno fecale (Coprostasi);
  5. patologie che ostacolano l’assorbimento dei gas intestinali: attacco di appendicite, la calcolosi della colecisti , il cancro del colon, la cirrosi epatica, la colecistite, la colite infiammatoria, l’ epatite, la presenza di fibromi uterini, la fibrosi cistica, la gastroenterite virale, le parassitosi intestinali, come la Giardiasi, l’intolleranza al lattosio, le intolleranze alimentari, un’occlusione intestinale, la peritonite, la Sprue tropicale, il tumore dell’ovaio, l’ ulcera duodenale  o gastrica e altre patologie di cui il meteorismo può essere considerato un sintomo; 
  6. alterazioni della circolazione sanguigna nell’intestino;
  7. cause di natura psicosomatica, legate a ipersensibilità, dovuta a iperalgesia e dolore neuropatico, o a stati emotivi e rilascio di catecolammine.                        

Rimandando a cure specialistiche quei casi in cui il meteorismo è spia di patologie di una certa gravità, il nostro intento è di fornire qualche semplice consiglio per sconfiggere questo fastidioso disturbo nel caso in cui esso sia dovuto a errate abitudini alimentari. 

Trattamento e Dieta

Bisogna innanzitutto considerare che per il trattamento del meteorismo e di qualsiasi patologia minore è fondamentale condurre un buono stile di vita: è decisamente inutile occuparsi di mangiare bene se poi si fuma, si ha una vita totalmente sedentaria, ci si concede troppo spesso agli alcolici, ecc. L’ alimentazione va considerata come un’arma in più che è tanto più potente quanto più si vive meglio.

Il primo fondamentale suggerimento è quello di mangiare con calma masticando lentamente. Tale consuetudine, oltre a favorire i processi digestivi grazie allo sminuzzamento meticoloso degli alimenti, permetterà una minore introduzione di aria nell’intestino. A tal proposito si ricorda che sarebbe bene sia evitare di bere bevande con l’ausilio di cannuccia, sia fare a meno di masticare chewing-gum o mangiare caramelle. 

Per i fumatori è da considerare una pessima abitudine, predisponente alla comparsa del meteorismo, quella di fumare tra una portata e l’altra. 

Visti gli accorgimenti comportamentali, passiamo adesso in rassegna i cibi che possono favorire la comparsa del fastidioso disturbo:

  • Banane
  • Bevande gassate
  • Broccoli
  • Cavolfiori
  • Cavoli 
  • Cereali integrali
  • Cibi particolarmente grassi
  • Cipolle 
  • Crauti 
  • Dolcificanti artificiali
  • Fagioli
  • Fave 
  • Formaggi fermentati 
  • Latte, specialmente ad elevate temperature
  • Lupini 
  • Lenticchie
  • Maionese
  • Melanzane 
  • Pane (Mollica)
  • Piselli
  • Prugne
  • Ravanelli
  • Superalcolici
  • Vino

E’ inoltre buona norma evitare un consumo eccessivo di alimenti fritti o ricchi fibre (fibre in eccesso possono peggiorare il quadro) o contenenti molecole irritanti per la mucosa intestinale, come infusi di tè nero, caffè e gli alimenti ricchi di scorie dure, come i legumi, che si consiglia di assumere passati.

Viceversa, vi sono alcuni alimenti che possono essere di valido aiuto nel combattere l’eccessiva produzione di gas intestinale:

  • Anice
  • Camomilla
  • Cumino
  • Finocchi
  • Melissa
  • Menta
  • Mirtilli
  • Mirto

Terapia Farmacologica

Talvolta, quale terapia sintomatica, vengono usati farmaci o prodotti ritenuti in grado di ridurre la produzione gassosa; i più noti sono il Dimeticone (Simecrim), il carbone vegetale e gli antibiotici in grado di riequilibrare la flora batterica intestinale. Si tratta di antibiotici non assorbibili dall’intestino e quindi con effetti collaterali ridotti, come la Rifaximina: uno studio del 2006 su 87 pazienti mostrava un netto miglioramento del meteorismo nel 37% dei casi, contro il 21% del gruppo placebo, dati da non valutare con eccessivo ottimismo, ma comunque da tenere in considerazione. 

Generalmente, la terapia farmacologica consiste nel impiego di farmaci regolatori della motilità, procinetici specifici (Es. Prucalopride) o agonisti muscarinici (Es. Betanecolo o Piridostigmina), di lassativi non irritanti (Es. Polietilenglicoli) e di probiotici e prebiotici che favoriscono l’equilibrio batterico della flora intestinale, ma che talvolta possono sortire l’effetto contrario al desiderato, causando, nei primi giorni dalla loro assunzione, la formazione di gas nell’intestino.

Precisiamo che il ricorso a farmaci dovrebbe sempre avvenire dietro prescrizione medica.

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Una panoramica sulla terapia compressiva

Elastocompressione

Una donna su cinque e un uomo su sei soffre di insufficienza venosa. Le patologie venose possono quindi essere considerate malattie comuni. Quando le vene si dilatano in modo patologico, le valvole non chiudono più correttamente. Di conseguenza, le vene non sono più in grado di svolgere adeguatamente il loro compito di trasportare il sangue al cuore. Il ristagno del sangue nelle vene delle gambe comporta edemi e dolori alle gambe. Le forme più gravi di insufficienza venosa possono portare alla comparsa di vene varicose e di malattie cutanee, come macchie marroni, eczemi, indurimento della cute e alla cosiddetta ulcera venosa (Ulcus crucis).

La Calza Compressiva: guida all’uso

La terapia compressiva funge da terapia di base in caso di disturbi venosi ed edemi di diversa natura. Nell’ambito della prescrizione della calza, una volta effettuata la diagnosi, il medico curante deve scegliere la classe di compressione adeguatala durata del trattamento e il modello di calza più adatto per il paziente.

Allo scopo di standardizzare il reporting e il trattamento delle diverse manifestazioni delle malattie venose croniche, è stato messo a punto un sistema di classificazione generale (CEAP) per consentire la formulazione di una diagnosi uniforme e un confronto tra diverse popolazioni di pazienti.

Ogni lettera della classificazione CEAP corrisponde a una componente della malattia venosa:

(C) clinical condition= segni clinici (Grado 0-6)

(E) l’eziologia

(A) la sede anatomica del reflusso e dell’ostruzione nel sistema venoso superficiale, nel sistema profondo e nel sistema delle perforanti

(P) la Fisiopatologia sia essa da reflusso o da ostruzione.

Sono state individuate sette classi cliniche riassunte nella tabella seguente:

CEAP classification of chronic venous disease Clinica

  • C0 assenza di segni visibili o palpabili di malattia venosa
  • C1 teleangectasie o vene reticolari
  • C2 vene varicose
  • C3 edema
  • C4a pigmentazione o eczema; C4b lipodermatosclerosi o atrofia bianca
  • C5 ulcera guarita
  • C6 ulcera attiva

Quando utilizzare l’elastocompressione?

In caso di:

  • ripristino funzioni valvolari
  • accellerazione corrente sanguigna
  • stasi
  • prevenzione trombi
  • trattamento varici
  • trattamento ulcere.

Possiamo distinguere due tipologie di calze:

le calze di sostegno, dette impropriamente preventive, e quelle terapeutiche.

Ciò che differenzia queste due tipologie di calze elastiche è sostanzialmente la pressione che esse esercitano sulle gambe che viene misurata in millimetri di mercurio (mmHg).

a) Le calze di sostegno, dette anche impropriamente preventive, devono esercitare una pressione alla caviglia fino a un massimo di circa 15-18 mmHg.le linee guide internazionali ed italiane indicano chiaramente che non devono superare i 18 mmHg. Sono da riservarsi in casi di lieve insufficienza venosa senza segni clinici di malattia.

b) Le calze elastiche terapeutiche, invece, esercitano una compressione alla caviglia che va, indicativamente, da circa 18 mmHg fino a oltre i 40 mmHg.

Distinguiamo diverse classi di compressione:

CCL1 (18-21mmHg):

  • gambe stanche e pesanti, con tendenza al gonfiore;
  • profilassi delle trombosi e delle embolie per pazienti immobilizzati;
  • profilassi della “trombosi da viaggio”;
  • lieve varicosi senza edemi alle gambe;
  • lieve varicosi durante la gravidanza.

CCL2 (23-32 mmHg):

  • varicosi con lieve tendenza all’edema;
  • post trattamento delle varici (intervento chirurgico, sclerotizzante, laser, radiofrequenza) per mantenere l’efficacia terapeutica;
  • in caso di trombosi della vena profonda della gamba;
  • sindrome postflebitica;
  • tromboflebite superficiale asettica;
  • dopo la cicatrizzazione di ulcera venosa in caso di insufficienza venosa cronica;
  • forte varicosi durante la gravidanza.

CCL3 (34-46 mmHg):

  • ulcera venosa degli arti inferiori (ulcus cruris venosum) attiva;
  • ulcera venosa degli arti inferiori (ulcus cruris venosum) recidivante;
  • manifestazioni di una IVC (insufficienza venosa cronica avanzata), come la lipodermatosclerosi;
  • linfedema reversibile, lipoedema;
  • sindrome post-traumatica;
  • angiodisplasia.

CCL4 (<49 mmHg):

  • linfedema irreversibile
  • marcata sindrome postflebitica.

La scelta del modello varia in base alla funzionalità:

  • gambaletto
  • calza alla coscia
  • collant.

Con punta aperta o chiusa.

Come prendere correttamente le misure?

Le misure devono essere prese in piedi, se possibile al mattino, quando la gamba non è gonfia.Misurazione calze compressive farmacia parafarmacia

Misura della circonferenza: avvicinare le estremità del metro senza stringere

Misura della lunghezza: va presa sul lato interno della gamba che deve essere tesa

cCirconferenza 5 cm sotto l’inguine

cCirconferenza metà coscia

cCirconferenza 2 dita sotto la piega del ginocchio

cCirconferenza polpaccio (punto forte)

cCirconferenza della caviglia sopra il malleolo
(punto più stretto)

Ecco qualche suggerimento pratico.

Come per poche altre malattie, è possibile agire per prevenire l’avanzamento di una malattia venosa e supportare il medico nel trattamento della stessa.

Ecco 6 consigli pratici:

  1. STARE SEDUTI E IN PIEDI NON FA BENE, MEGLIO DISTENDERSI O CAMMINARE. Fare più movimento, camminare, salire le scale, fare ginnastica, andare in bicicletta, nuotare o praticare tutti i tipi di sport che consentono un movimento della muscolatura delle gambe.
  2. MUOVERE SPESSO I PIEDI VERSO L’ALTO E VERSO IL BASSO, quando si è seduti per consentire il pompaggio.
  3. ALLEVIARE LE VENE SOLLEVANDO FREQUENTEMENTE LE GAMBE. Ad esempio di notte sollevando i piedi del letto, ideale se con doghe regolabili (piedi 15 cm più in alto del cuore).
  4. EVITARE IL CALORE ECCESSIVO. Evitare i bagni caldi, i bagni di sole e le scottature solari sulle gambe. Sono invece benefici i bagni freddi quotidiani.
  5. RIDURRE IL SOVRAPPESO, seguendo un’alimentazione corretta.
  6. AL MATTINO, INDOSSARE CALZE COMPRESSIVE MEDICALI ADEGUATE.

 

Presso le Parafarmacie Chiedilo al Farmacista puoi effettuare uno Screening Computerizzato per valutare l’efficienza venosa mediante VenoScreen® Plus.

La tecnologia utilizzata dal test è la reografia a luce riflessa (Light Reflection Rheography LRR), un metodo di misurazione che consente di valutare le condizioni delle vene, ed in particolare il funzionamento delle valvole.

Il metodo LRR utilizza un sistema non invasivo a luce infrarossa, trasmessa attraverso la pelle della parte inferiore delle gambe. Un sensore fotometrico misura la luce riflessa dalla pelle (misurazione dispersa). L’intensità della luce riflessa fornisce informazioni relative al volume del sangue nella pelle. Sebbene VenoScreen Plus esamini il sangue in prossimità della superficie, esso è in grado di fornire informazioni relative all’intero sistema venoso in quanto le vene della pelle sono strettamente collegate alle vene profonde delle gambe.

 

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“L’utilizzo smodato e inconsapevole dei motori di ricerca nel vano tentativo di automedicarsi può avere effetti indesiderati, anche gravi. Ascolta attentamente il tuo medico e il tuo farmacista, non è nocivo!”

 

L’allergia al nichel è una reazione di ipersensibilità di tipo IV, anche nota come ritardata. A seconda dei sintomi essa può essere una dermatite da contatto oppure una sindrome sistemica da allergia al nichel.

Ipersensibilità al Nichel: cos’è e come trattarla

L’allergia al nichel è una reazione di ipersensibilità di tipo IV, anche nota come ritardata. A seconda dei sintomi essa può essere una dermatite da contatto, ovvero una reazione caratterizzata dalla formazione di un eczema cutaneo a livello del punto di contatto con l’antigene, nel nostro caso, il nichel, oppure una sindrome sistemica da allergia al nichel, dovuta all’assunzione orale della sostanza.

Il contatto con l’antigene scatena una serie di eventi a cascata che portano all’attivazione di intermediari responsabili dell’infiammazione e del danno tissutale. Prima che ciò avvenga vi è la cosiddetta fase di sensibilizzazione, in cui il nostro sistema immunitario, al primo contatto con il nichel, lo identifica come elemento nocivo e pone le basi per difendersi alle successive esposizioni. E’ in questa fase che, coniugandosi ad alcune proteine presenti a livello cutaneo o, nel caso di allergia sistemica da ingestione di alimenti, a livello intestinale, il nichel forma il complesso antigenico responsabile della reazione allergica.

Il contatto con il nichel è molto comune, basti pensare che è presente in tantissimi oggetti di uso comune, dagli orecchini, ai bracciali, alle chiavi, ai bottoni, alle monete, agli orologi e così via. Particolare attenzione va dedicata al processo di foratura del lobo auricolare o all’applicazione di piercing poiché potrebbero essere utilizzati materiali non idonei che, appunto, contengono tracce di nichel. In tal senso consigliamo di recarsi in parafarmacie/farmacie che praticano la foratura con metodi nichel-free

Acido Acetilsalicilico (Aspirina®) o Paracetamolo (Tachipirina®)?

Un’altra domanda che spesso viene posta al Farmacista è:

Quale principio attivo è più efficace tra l’ acido Acetilsalicilico (Aspirina®) e il Paracetamolo (Tachipirina®)?

Quale è meglio utilizzare in caso di influenza?

Ovviamente anche in questo caso è necessario individuare la problematica per poter definire quello più corretto.

Andiamo a vedere in dettaglio.

L’acido Acetilsalicilico (Aspirina®):

appartiene alla categoria dei Farmaci Antinfiammatori Non Steroidei (FANS) della famiglia dei Salicilati. Il farmaco è dotato di proprietà analgesica, antinfiammatoria e antipiretica, dunque trova impiego come analgesico per dolori lievi, come antipiretico (per ridurre lo stato febbrile) e come antinfiammatorio. Ha inoltre un effetto anticoagulante e fluidificante sul sangue, per tale motivo il suo uso a basse dosi aiuta a prevenire a lungo termine gli attacchi cardiaci, in quanto blocca irreversibilmente la formazione del Trombossano A2 nelle piastrine, con un conseguente effetto inibitorio sull’aggregazione delle piastrine, che si traduce in una fluidificazione del sangue. Questa proprietà la rende utile per ridurre l’incidenza degli infarti. Farmaci prodotti a questo scopo sono solitamente confezionati in compresse da 100mg di principio attivo e forti dosi sono spesso prescritte immediatamente dopo attacchi cardiaci acuti.

Il Paracetamolo (Tachipirina®/Efferalgan®):

è un farmaco ad azione analgesica e antipiretica. Non è dotato di attività antinfiammatoria, ma è dotato di una spiccata attività analgesica che lo rende utile nel trattamento di molti disturbi artritici e muscolo-scheletrici

In questo articolo cercheremo di dare una linea guida utile per l’uso di questi farmaci durante la sindrome influenzale e soprattutto quali sono le differenze tra i suddetti farmaci.

Come premesso all’inizio del nostro articolo Acido Acetilsalicilico (Aspirina®) o Paracetamolo (Tachipirina®) sono tra i farmaci più utilizzati in caso di sindrome influenzale.

In caso di sola febbre associata a dolori muscolari è preferibile adoperare il Paracetamolo che presenta un livello di sicurezza maggiore ma in caso di febbre associata ad infiammazione è preferibile utilizzare l’Acido Acetilsalicilico in quanto produce un effetto mirato sui diversi sintomi. 

E’ necessaria la prescrizione del medico?

Entrambe le specialità medicinali, dosaggio massimo 500 mg,  sono acquistabili senza prescrizione del medico. 

Tale dosaggio di 500 mg sia per il Paracetamolo che per l’Acido Acetilsalicilico risulta essere indicato per una persona Adulta. A tal proposito vi consigliamo la lettura dell’articolo Tachipirina® 500 o 1000 in cui mettiamo in risalto l’importanza della Tachipirina® 500 nel trattamento degli stati febbrili in quanto il dosaggio più alto da 1000 può causare abbassamenti repentini della temperatura corporea e successivi innalzamenti altrettanto rapidi quando la dose di farmaco presente nel sangue cala. Tali notevoli sbalzi, infatti, sono sgradevoli e diminuiscono l’efficacia della febbre nel controllo delle infezioni virali. E in più con il dosaggio da 500 mg sono naturalmente minori i rischi di sovradosaggio e quindi di tossicità epatica.

Qual è la dose di farmaco da assumere e come assumerla?

Acido Acetilsalicilico (Aspirina®) deve essere assunta a stomaco pieno con una adeguata quantità di liquidi.  Assumere 1 compressa (500 mg) ripetendo la dose, se necessari, dopo almeno 4-6 ore.

Per il Paracetamolo (Tachipirina®), invece, potrebbe essere somministrato a stomaco vuoto in quanto non causa problemi perché:

  • Non è un acido, quindi non ha azione gastrolesiva diretta quando arriva nello stomaco;
  • il meccanismo di azione è diverso dagli antinfiammatori e non manifesta quindi nemmeno azione gastrolesiva indiretta.

In soggetti a rischio o in caso di effetti collaterali gastrointestinali (nausea, bruciore di stomaco, …) la somministrazione a stomaco pieno potrebbe comunque risultare preferibile. Assumere 1 compressa (500mg) fino a massimo 4 – 6 volte al giorno, in modo da non superare il dosaggio finale massimo di 3 grammi al giorno di paracetamolo.

Possono essere preferite delle associazioni in caso di Raffreddamento?

Si, per entrambi i principi attivi sono previste in commercio delle specialità medicinali che prevedono l’associazione con Acido Ascorbico (Vitamina C) come [Aspirina C®/ Vivin C®: Acido Acetilsalicilico + Acido Ascorbico] e con acido Ascorbico e Fenilefrina [come Tachifludec®:Paracetamolo+Acido Ascorbico+Fenilefrina] o Clorfenamina Maleato [come Zerinolflu®] e così via in grado di alleviare i sintomi del raffreddamento.

Quali sono gli effetti collaterali?

I salicilati possono provocare dolore epigastrico, nausea e vomito. Se assunti per lunghi periodi senza gastroprotezione, possono causare anche ulcere gastriche ed un peggioramento della patologia gastrica preesistente, fino ad emorragia gastrointestinale e gastriti erosive. L’altra indicazione importante è a livello del sangue: L’Aspirina® prolunga il tempo di sanguinamento e per questo motivo è controindicata nei pazienti con danno epatico grave, deficit di vitamina K, gravi problemi di coagulazione, poiché andando ad inibire l’emostasi piastrinica può provocare emorragia.

Per quanto riguarda il Paracetamolo il danno può riguardare principalmente il fegato. Infatti l’intossicazione da Paracetamolo, sia accidentale che intenzionale, è frequente. Il paracetamolo viene metabolizzato principalmente a livello epatico. Uno dei suoi metaboliti citotossici viene inattivato dalla coniugazione col glutatione. In caso di overdose le riserve di glutatione si esauriscono e ciò porta ad un accumulo del metabolita citotossico.  I sintomi dell’avvelenamento da paracetamolo, come nausea e vomito, a volte accompagnati da letargia ed eccessiva sudorazione, si manifestano di solito entro 24 ore dall’assunzione dello stesso. Il dolore sottocostale localizzato a destra e l’ittero sono segni di danno epatico. Il sovradosaggio da paracetamolo rappresenta, dunque, un’emergenza medica che può portare nel 10-20% dei casi a morte per insufficienza epatica e che richiede una diagnosi precoce ed un rapido trattamento per migliorarne la prognosi.

Una possibile modalità di trattamento è costituita dall’uso dell’N-acetilcisteina (NAC), composto in grado di detossificare il fegato e di proteggere anche dal danno extraepatico attraverso le sue proprietà antiossidanti e antinfiammatorie.

Possono essere assunti dai bambini?

L’acido Acetilsalicilico (aspirina) non è più usata nei bambini e negli adolescenti, perché causa di aumento del rischio di sviluppo della sindrome di Reye,  al suo posto vengono usati il paracetamolo o i FANS non salicilati, come l’ibuprofene (Nurofen®, Antalfebal®, MomentKid®, …)  a dosaggio specifico in funzione dell’età.

A tal proposito vi rimandiamo all’articolo (Paracetamolo) Tachipirina® o (ibuprofene) Nurofen per il trattamento dei sintomi influenzali nel bambino.

Per maggiori informazioni e chiarimenti, non esitate a contattarci. Saremo pronti a rispondere alle vostre domande in Chat o sulla mail info@chiediloalfarmacista.it

 

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Sistema Immunitario ed Esercizio Fisico

sistema immunitario esercizio fisico

L’esercizio fisico regolare di moderata entità secondo le linee guida dell’ ACSM (American College of Sport Medicine) sembra “stimolare” il sistema immunitario, esercitando sull’organismo effetti di tipo protettivo.

L’intensità, la frequenza e la durata dell’allenamento agiscono come un “farmaco” e quindi vanno opportunamente “dosate” al fine di ottenere le risposte fisiologiche volute.

Il nostro approfondimento si è soffermato sullo studio degli effetti che l’esercizio fisico induce sulle popolazioni cellulari immuno-competenti, legate a quanto si osserva nel tessuto muscolare nelle fasi che intervengono durante e al termine del suo svolgimento.

Healthy tea

A seconda della intensità e della durata del lavoro sostenuto, il muscolo mostra segni di lesione micro e ultrastrutturali a cui si accompagnano risposte relative all’intensità del danno.

Dopo 24/48 ore dal termine degli esercizi fisici intensi, il tessuto muscolare risulta dolente e turgido a causa di microtraumi miofibrillari che insorgono nei muscoli sottoposti a forte e prolungata sollecitazione meccanica.

E’ proprio la presenza di questi microtraumi muscolari post-esercizio a indurre una reazione di tipo infiammatorio, coinvolgendo numerosi mediatori chimici che a livello locale attivano una vera e propria pulitura del tessuto leso e provvedono alla sua riparazione.

Dunque l’attività fisica moderata svolta nel corso della vita è in grado di esercitare effetti positivi sul sistema immunitario migliorando diversi parametri immunologici:

 

  • Numerosità delle sottopopolazioni linfocitarie
  • Aumento delle immunoglobuline sieriche
  • Aumento delle capacità di riconoscimento delle specie patogene
  • Aumento dell’attività fagocitarie dei macrofagi
  • Maggiore efficacia dei vaccini influenzali
  • Al contrario, numerosi studi hanno evidenziato una stretta associazione tra inattività fisica e fenomeni infiammatori che vanno aumentando nel corso dell’invecchiamento

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Cellulite e Levotiroxina: tra chimica e falsi miti

Cellulite e levotiroxina farmacia

La cellulite è uno dei tanti nemici femminili: questo inestetismo, infatti, colpisce ben 9 donne su 10. 

Tra le cause principali vi sono gli squilibri ormonali, i disturbi circolatori e la ritenzione idrica.

Il tessuto adiposo subisce profonde modificazioni contemporaneamente ad un danno vascolare, ed è per questo che attualmente la cellulite, non è più considerato un semplice inestetismo della cute ma una vera e propria patologia.

I diversi stadi della cellulite sono legati alla gravità della patologia:
partendo da un’alterazione del microcircolo linfatico – venoso, che porta ad una carenza di ossigeno nel tessuto, la sofferenza che si genera è legata ad una stasi circolatoria e all’accumulo di liquidi e cataboliti che rimangono intrappolati nell’interstizio cellulare.

I micro-noduli che si formano (buccia di arancia) nascono per la formazione di nuove fibre di collagene che legano gli adipociti fra di loro.
Più aumentano i noduli, più aumenta il danno vascolare e la capacità di drenare i cataboliti cellulari.
Tutto ciò porterà, con il tempo, alla fibrosi e alla sclerosi del tessuto.

Esiste uno specifico preparato farmaceutico per combattere questo inestetismo: la Levotiroxina.

Per via orale la Levotiroxina è usata nelle disfunzioni tiroidee; se applicata sulle zone affette da cellulite, è attiva sulle disfunzioni nel derma e nell’ipoderma, senza assolutamente interferire con la funzione tiroidea.
Studi clinici hanno dimostrato che applicando un’emulsione a base di levotiroxina a livello cutaneo, un sistema di difesa la trasforma in una molecola inattiva a livello sistemico e tiroideo. Dunque l’ormone è trattenuto esclusivamente a livello cutaneo.

Studi in vivo su cute lesa, hanno dimostrato che, anche in questo caso, un enzima presente sulla cute riesce a scindere un anello strutturale della levotiroxina rendendola inattiva.
Questo sistema di blocco periferico rende assolutamente sicura l’applicazione di preparati a base di questa sostanza sulla cute sana.

Meccanismo d’azione della levotiroxina:

  • Attiva i processi di combustione dei grassi a livello adipocitario riducendo lo spessore del pannicolo adiposo e le dimensioni dei noduli sottocutanei.
  • Regolarizza l’eccessiva produzione di fibre di collagene che sclerotizzate, intrappolano gli adipociti responsabili dell’aspetto a “buccia di arancia”
  • Riduce la produzione di acido ialuronico che favorisce l’accumulo di liquidi interstiziali che provoca l’edema.

 

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Una delle domande più frequenti dei clienti è:

“Quali rimedi portare in vacanza?”

Per questa estate, proprio in virtù dell’impegno di essere accanto ai nostri clienti in tutti momenti, abbiamo creato un “Kit Rimedi da Viaggio” Chiedilo al Farmacista.

Nel kit abbiamo inserito i rimedi che possono essere usati da tutti i componenti della famiglia, in sicurezza, per risolvere gli imprevisti più frequenti durante una vacanza.

Scopriamo insieme le diverse categorie di rimedi essenziali per il tuo viaggio che troverai all’interno del Kit.

farmaci da viaggio parafarmacia

Fermenti lattici – ERBOFLORA RIGENERA

Fermenti lattici ricchi di fibre prebiotiche, probiotici e vitamine del gruppo B che favoriscono l”equilibrio della flora intestinale.  Sono un fondamentale rimedio per contrastare la diarrea, problema piuttosto frequente durante i viaggi. Si consiglia l’assunzione di un flaconcino al giorno lontano dai pasti.

Jet lag – PHYTOVAL

Integratore alimentare a base di melatonina utilissimo a riprendersi dal jet lag. In aggiunta alla melatonina, sono presenti altri principi attivi naturali quali Escolzia, Passiflora, Valeriana, Melissa, Zinco, Vitamina B6 che contribuiscono alla riduzione del tempo richiesto per prendere sonno e assicurano un rilassamento completo. Si consiglia l’assunzione di 2 compresse la sera, poco prima di andare a letto.

Raffreddamento/Congestione – SPRAY NASALE AL PROPOLI

La sinergia di Argento Colloidale e Propoli unita all’azione lenitiva, emolliente e balsamica degli altri ingredienti fanno dello Spray Nasale al Propoli un indispensabile rimedio in caso di raffreddamento e congestione per adulti e bambini.

Protezione gola – PASTIGLIE PROPOLI E MIRTILLO

Straordinaria efficacia data dalla Propoli, rimedio naturale efficace per la funzionalità delle mucose dell’apparato respiratorio.

Eritemi/Irritazioni – CREMA NATURALE ALLA CALENDULA

Grazie ai suoi estratti naturali, è particolarmente indicata in caso di  arrossamenti, eritemi ed irritazioni. Date le sue caratteristiche lenitive, è indicata anche in caso di lividi, colpi o cadute.

Protezione Solare – BIO COSMETIC CREMA SOLARE SPF30

Formulazione in crema a base di ingredienti naturali e bio certificati. I filtri UVA/ UVB  conferiscono un ampio spettro di protezione solare e proteggono l’epidermide dal fotoinvecchiamento e dagli eritemi solari.  Essendo priva di parabeni, siliconi, coloranti artificiali, derivati petrolchimici, allergeni e materie di origine vegetale, è  adatta alla pelle sensibile dei bambini. E’ resistente all’acqua.

After sun – BODY LOTION ROSA MOSQUETA

Latte idratante corpo a base di olio di Rosa Mosqueta, olio vegetale noto in cosmesi naturale e fitoterapia per ripristinare il corretto film idrolipidico dopo il bagno o la doccia. L’ azione rigenerante, lenitiva e cicatrizzante dei tessuti cutanei propri della Rosa Mosqueta rende il body lotion un doposole straordinario.

Protettivo capelli – OLIO RISTRUTTURANTE

Olio protettivo, modellante e lucidante ideale per contrastare l’effetto dannoso del sole e del sale marino.

Nausea/Digestione – CARAMELLE ALLO ZENZERO

Rimedio naturale indispensabile per nausea (anche da cinetosi) e problemi digestivi.

Disinfettanti/Medicazioni – KIT PRONTO SOCCORSO

un kit esclusivo per disinfettare e medicare eventuali ferite, completo di pinzetta sterile per una medicazione professionale.

Inoltre Chiedilo al Farmacista consiglia:

prima di affrontare un viaggio, specialmente in paesi esotici o con condizioni igienico-sanitarie scarse, di informarsi sulla situazione epidemiologica ed ambientale della zona e farsi consigliare dal medico l’eventuale idonea profilassi farmacologica e vaccinale.

Oltre ai farmaci sopra elencati potrebbe rivelarsi utile portare con sé anche:

  • Farmaci antinfiammatori, analgesici, antipiretici tenendo conto delle eventuali allergie/intolleranze del paziente
  • Farmaci antistaminici/cortisonici su indicazione del medico curante
  • Un insetto repellente specifico
  • Eventuali sali per la reidratazione, disinfettanti per l’acqua potabile, disinfettanti per le vie urinarie oltre naturalmente a qualsiasi altro medicinale il medico ci prescriva (ad es. farmaci antimalarici se la zona è a rischio) o ci consigli di portare con noi.

Ancora consigliamo per coloro che seguono una terapia medica cronica di portare un’adeguata scorta di medicinali (ad es. antidiabetici, antipertensivi, antiepilettici, antianginosi, anticoncezionali ecc.) che copra in eccesso il periodo di tempo in cui si troveranno lontani da casa. In caso di ulteriori domande si rivolga al suo medico.

Scopri di più nei punti vendita Chiedilo al Farmacista, un esperto Farmacista sarà lieto di aiutarti.

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